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Visita il Primo Museo Didattico Templare Permanente in Italia!

Scopri la storia dei Templari con il Primo Museo Didattico Templare Permanente in Italia sito a Viterbo!

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La Grande Storia dei Cavalieri Templari

Creati per difendere la Terrasanta a seguito della Prima Crociata i Cavalieri Templari destano ancora molto interesse: scopriamo insieme chi erano e come vivevano i Cavalieri del Tempio

La Grande Leggenda dei Cavalieri della Tavola Rotonda

I personaggi e i fatti più importanti del ciclo arturiano e della Tavola Rotonda

Le Leggende Medioevali

Personaggi, luoghi e fatti che hanno contribuito a conferire al Medioevo un alone di mistero che lo rende ancora più affascinante ed amato. Dal Ponte del Diavolo ai Cavalieri della Tavola Rotonda passando per Durlindana, la leggendaria spada di Orlando e i misteriosi draghi...

Visualizzazione post con etichetta Templari. Mostra tutti i post
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venerdì 6 settembre 2019

INAUGURAZIONE DEL PRIMO MUSEO STORICO DIDATTICO DEI CAVALIERI TEMPLARI

A partire da sabato 7 settembre, lo staff di Tesori d’ Etruria è pronto ad accogliere e trasportare i visitatori nel mondo dei Cavalieri Templari attraverso una vasta serie di attività e percorsi emozionali che ammaliano grandi e bambini in occasione dell’apertura, a Viterbo, del Museo Storico Didattico dei Cavalieri Templari. Una nuova spettacolare realtà che va ad arricchire l’offerta di Tesori d’Etruria e la sua Viterbo Sotterranea, diventati ormai un vero e proprio punto di riferimento culturale e di intrattenimento nel capoluogo della Tuscia e nel centro Italia.

Come ben sapete la nascita dell'ordine dei Cavalieri del Tempio si colloca nella Terra Santa, al centro delle guerre tra forze cristiane e islamiche scoppiate dopo la prima crociata del 1096. In quel periodo le strade della Terra Santa erano percorse da pellegrini provenienti da tutta Europa, spesso assaliti e depredati. Intorno al 1118 un piccolo gruppo di cavalieri fondò il nucleo originario dell'ordine templare, con il compito di assicurare l'incolumità dei numerosi pellegrini europei che continuavano a visitare Gerusalemme. L'ordine fu ufficializzato nel 1128, assumendo una regola monastica, con l'appoggio di Bernardo di Chiaravalle.

I Templari e Viterbo, un binomio imprescindibile, con molti punti di contatto fin dall'origine dell'Ordine, una sorta di primogenitura templare di Viterbo in Europa. Tutto ciò soprattutto grazie a papa Eugenio III, in esilio, più di una volta, da Roma a Viterbo. Proprio qui, nel 1145, papa Eugenio III, con la bolla Militia Dei, dà la possibilità all’Ordine Templare di raccogliere decime, tasse di sepoltura ed altri pagamenti.

Nello stesso anno, sempre da Viterbo, Eugenio III, con la bolla Quantum Praedecessores, dà inizio alla seconda Crociata, appena saputo che la città assira di Edessa era caduta in mano al temibile Imad al-Din Zengi che, con la presa di Edessa, voleva rispondere e contrastare l’ammaliante azione predicatoria messa in atto da Bernardo di Chiaravalle.

A Parigi, 2 anni dopo, Eugenio III presiede il capitulum generale di 130 Cavalieri Templari sotto il comando di Evrard des Barrès. Terminato il capitulum generale, Eugenio III ufficializza l’adozione della croce patente quale simbolo dei Templari, che già utilizzano quella patriarcale, consegnata trent’anni prima da Varmondo di Picquigny, patriarca di Gerusalemme, ai primi Templari. La croce patente assume un significato particolare solo tra i Cavalieri Templari che la adottano come emblema.

Queste e tante altre storie sui monaci-guerrieri, che fondono la storia dei Cavalieri Templari con il mito, potranno essere scoperte dai visitatori in un affascinante viaggio nel tempo con la visita al museo storico-didattico dei Cavalieri Templari a Viterbo Sotterranea.

IL PERCORSO DI VITERBO SOTTERRANEA

Viterbo sotterranea è composta da un reticolo di gallerie che si estendono sotto il centro storico e conducono fin oltre la cinta muraria. Il percorso è completamente scavato nel tufo, una roccia vulcanica che caratterizza il paesaggio interno del viterbese.

L'origine dei cunicoli è antichissima. Stando ad alcune accreditate teorie, avanzate da studiosi e archeologi, il primo taglio nel tufo risale a epoche pre-etrusche. E nel periodo etrusco, poi templare, questi luoghi assunsero la conformazione attuale: alzati, allargati ed allungati, i tunnel sotterranei diventarono un autentico labirinto.

I passaggi segreti e rituali, secondo alcuni studiosi, servivano a mettere in comunicazione le strutture sacre nei primordi etruschi della nascente Surna, oggi Viterbo.

Nel periodo templare, invece, alcune gallerie conducevano verso le uscite principali della città e assicuravano le vie di fuga in caso di pericolo o di assedio.

APERTO AL PUBBLICO IL NUOVO AMMALIANTE PERCORSO SOTTERRANEO

Aperto completamente al pubblico il nuovo spettacolare percorso di Viterbo Sotterranea. Ambienti di grande suggestione che ammaliano il visitatore.

Il percorso Sotterraneo emoziona e stupisce i visitatori non solo per la grandezza degli spazi, ma anche per la suggestione che gli stessi evocano grazie alla loro antica storia.

Dai cunicoli pre-etruschi a quelli dei cavalieri templari, dai “butti” medioevali agli antichi passaggi pre-etruschi, fino ad arrivare in un ambiente di grande fascino: il più antico luogo di culto, sotterraneo, del centro storico di Viterbo.

Il circuito ipogeo di Via Chigi fu scavato all’interno della più caratteristica formazione vulcanica dell’apparato di Vico: il Tufo rosso a scorie nere (Ignimbrite c). Il termine ignimbrite deriva dal greco: ignis (fuoco) e imbris (pioggia), e descrive le modalità di deposizione di questa particolare roccia che avviene attraverso imponenti colate piroclastiche, ovvero un flusso incandescente costituito da un insieme turbolento di gas e parti solide (pomici, lava, ceneri, lapilli) anche di dimensioni decimetriche. La famosa eruzione del Vesuvio che distrusse Pompei ed Ercolano è un esempio di colata piroclastica.

Il deposito ignimbritico di Viterbo Sotterranea ha avuto origine dal collasso del paleo-vulcano di Vico, un edificio imponente che si ergeva dove ora è il Lago omonimo, raggiungendo altezze di gran lunga maggiori dell’attuale Monte Fogliano, e che si estendeva sino a Castel d’Asso, alla periferia Sud di Viterbo. Questo evento esplosivo ebbe luogo tra 200 e 150 mila anni fa. Per questo il circuito ipogeo di Viterbo Sotterranea ci descrive un periodo geologico lungo migliaia di anni.

Tra i cunicoli presenti nella Viterbo Sotterranea, in particolare uno, grande e dalla forma perfettamente ovoidale, è secondo alcuni un’antica via rituale utilizzata per raggiungere aree sacre degli antichi luoghi templari.

Il Museo Storico-Didattico dei Cavalieri Templari e il nuovo complesso monumentale di Viterbo Sotterranea si possono visitare tutti i giorni con una visita guidata dedicata che conduce alla scoperta di questi magici luoghi, etruschi e templari, un viaggio nella storia lungo migliaia di anni.

Per ulteriori informazioni e notizie: Tesori d’Etruria, Piazza della Morte, 1 Viterbo 338.8618856 0761.220851 welcome@tesoridietruria.it

Galleria Fotografica










mercoledì 31 gennaio 2018

"TEMPLARI: STORIA E LEGGENDA DEI CAVALIERI DEL TEMPIO" IN MOSTRA A VIGEVANO DAL 17 FEBBRAIO AL 6 MAGGIO 2018

Templari Storia e leggenda dei Cavalieri del Tempio - Vigevano
Templari: Storia e leggenda dei Cavalieri del Tempio è una mostra ideata e progettata dalla Fondazione DNArt di Milano, in collaborazione con l’Ente Nazionale IdeAzione e in collaborazione con il Comune di Vigevano Assessorato alla Cultura, sotto il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, di Regione Lombardia e sotto l’egida del Gran Priorato di Napoli e Sicilia - Centro Studi Melitensi.

La mostra curata dall’Accademico dei Lincei Prof. Cosimo Damiano Fonseca, attraverso l’esposizione di significativi reperti storico-artistici, si prefigge di illustrare il problema templare come eredità storica, partendo direttamente dal contesto di questa epoca chiaroscurale sulla quale il visitatore si possa muovere in un personale percorso di approfondimento e di scoperta.

Si tratta di un’esposizione unica nel suo genere per la portata del tema, per l’unicità di reperti che schiudono anche al più impreparato visitatore nuovi orizzonti di interpretazione storica. Attraverso l’esposizione di documenti, reperti storici la mostra illustra la nascita, lo sviluppo, la fine e l’eredità dell’Ordine, lungo il percorso di diverse tappe diacroniche e le gesta dei personaggi che ne hanno fatto la storia.

La mostra ha anche una finalità simbolica. I reperti che la illustrano - pur nella loro semplice bellezza estetica - racchiudono anche un complesso di simboli e di metafore che formano un’eredità ancora viva, nella cultura del nostro tempo. Lungo il percorso espositivo si snoda una storia - quella dei Templari - divenuta epopea, capace di illustrare molti aspetti della nostra storia contemporanea.

La nascita dell’Ordine del Tempio è, infatti, uno degli avvenimenti chiave della storia europea: la creazione di una forza, per la prima volta universalmente riconosciuta e riconoscibile, preposta alla difesa dei pellegrini, di un'idea di bene e di valori comuni e condivisi. La protezione dei deboli, la virtù e l’abnegazione al servizio del compimento del dovere, la subordinazione degli interessi particolari ad un concetto di bene universale, rappresentano le nuove parole d'ordine di una comunità del coraggio e della cavalleria. In forza della dimensione internazionale dei Templari e del loro porsi come ordine monastico-cavalleresco, questi valori rappresenteranno una delle prime forme “politiche” interpreti del concetto di dovere universale in ambito medioevale. I valori che ispirano la vita dei Templari e le loro imprese sfoceranno in tre diverse direzioni: si affaccia per la prima volta l’idea di unità e cooperazione internazionale in vista di un fine comune; nasce e si sviluppa una forma dell'economia capace di coordinare potere spirituale e temporale; la difesa militare di quella nascente identità territoriale disegnata dalla virtù dei Templari.

Particolare, all’interno della mostra, è il percorso didattico che attraverso l’utilizzo delle vivaci miniature medioevali sviluppa scenografie di pop-up illustrati che raccontano ai ragazzi i momenti salienti della storia dell’alto medioevo, delle crociate e dei pellegrini. Gli oggetti di uso religioso e cavalleresco, le cartografie, le time-line aiuteranno gli insegnanti a percorrere un periodo storico importante e affascinante ma altrettanto complesso che solo attraverso la visualizzazione diretta delle sue tracce sarà in grado di affascinare ed istruire.

Scheda Tecnica dell 'Evento

Templari: Storia e leggenda dei Cavalieri del Tempio

Sede: Castello Sforzesco di Vigevano
Biglietto: unico 5€

Orari:

Lunedì-Giovedì 10:00/18:30
Sabato-Domenica e Festivi 10:00-20:00
La biglietteria chiude un’ora prima

Servizi al pubblico su prenotazione
Visite guidate
Laboratori didattici per scuole di primo e secondo grado
Laboratorio officinale e botanico
Conferenze e incontri
La mostra aderisce all’ABBONAMENTO MUSEI LOMBARDIA
 
UfficioStampa:

Excalibur
Riccardo Mazzoni 335248994
info@excaliburmilano.it

Curatori:

Cosimo Damiano Fonseca
Simona Gavinelli
Elena Fontanella
 

lunedì 11 dicembre 2017

KNIGHTFALL - I CAVALIERI TEMPLARI ALLA RICERCA DEL SANTO GRAAL

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Si sta facendo un gran parlare tra studiosi e appassionati della nuova serie televisiva Knightfall la cui prima puntata sarà trasmessa in Italia mercoledì 13 dicembre su History. La miniserie televisiva racconta la fine, la persecuzione e il rogo dei Cavalieri Templari grazie ad un complotto ordito dal re di Francia Filippo il Bello iniziato venerdì 13 ottobre 1307 e terminato solamente nel 1314 dopo un lungo periodi di arresti, torture, cospirazioni. Il protagonista principale è il capo dei Cavalieri del Tempio, Sir Landry, un valoroso cavaliere che, scoraggiato dai drammatici fallimenti in Terrasanta, viene a sapere che il Santo Graal è riemerso dagli abissi della storia.

Trama di "Knightfall" (dal 13 dicembre 2017)

Acri, 1281. L'ultimo avamposto templare in Terra santa cade ignominiosamente in mani nemiche. Con la sconfitta, il Tempio perde prestigio e gloria pur mantenendo una ricchezza accumulata nel tempo talmente grande da destare invidia ai principali re europei. Ma un indizio sembra rinvigorire l'animo delle truppe templari: il Santo Graal sarebbe ricomparso dopo secoli di oblio, ora sta solamente ai Cavalieri Templari scoprirlo.

I Personaggi di "Knightfall"

  • Landry, interpretato da Tom Cullen. Condottiero di cavalieri templari e veterano delle Crociate, è ossessionato dal trovare il Sacro Graal.
  • Papa Bonifacio VIII, interpretato da Jim Carter.
  • Gawain, interpretato da Pádraic Delaney. In precedenza il più grande spadaccino templare, dopo un ferita alla gamba, non è più in grado di combattere.
  • Tancrede, interpretato da Simon Merrells. Veterano templare, accanito leale all'ordine.
  • Guglielmo di Nogaret, interpretato da Julian Ovenden. Consigliere cospirante di Filippo.
  • Regina Giovanna I di Navarra, interpretata da Olivia Ross. Formidabile diplomatica e stratega.
  • Re Filippo IV di Francia, interpretato da Ed Stoppard. 
  • Principessa Isabella di Francia, interpretata da Sabrina Bartlett.
  • Figlia di Filippo e Giovanna, il cui imminente matrimonio promette una duratura alleanza politica alla Francia.
  • Parsifal, interpretato da Bobby Schofield. Uomo del popolo che si unisce ai cavalieri templari perseguendo vendetta.
  • Adelina, interpretata da Sarah-Sofie Boussnina. Ladra senza tetto salvata da bambina dai templari.
  • Draper, interpretato da Nasser Memarzia.
  • Godfrey, interpretato da Sam Hazeldine. Maestro templare, è il mentore e la figura paterna per Landry.

lunedì 24 aprile 2017

LA CONFRATERNITA INTERNAZIONALE DI VOLONTARIATO DELL'ORDINE DEI CAVALIERI CRISTIANI JACQUES DE MOLAY

Nessun testo alternativo automatico disponibile.

La Confraternita Internazionale di Volontariato dell’Ordine dei Cavalieri Templari Cristiani, Jacques De Molay, d'ispirazione cristiana nasce da un'idea di persona che è "immagine e somiglianza di Dio ", di un Dio che entra nella storia con libertà, gratuità ed umiltà, e che insegna la carità, l'amore come principio della relazione tra Dio e gli uomini e degli uomini tra loro. Affascinati dalla storia delle Crociate, ed in particolare dei valorosi Cavalieri Templari, si sono apprestati alla costituzione di questa Confraternita di Volontariato in memoria del Ordine dei Valorosi Cavalieri Templari e di tutti e 23 Gran Maestri Della Milizia Del Tempio in particolare di Jacques De Molay, tentando di portare avanti il loro pensiero altamente cristiano e umano.

La Confraternita Internazionale di Volontariato dell’Ordine dei Cavalieri Templari Cristiani, Jacques De Molay, si occupa anche della diffusione della cultura medievale e templare con eventi a tema, rievocazioni, processioni e opera nel campo sociale con una serie di attività caritatevoli in supporto ai più bisognosi.

Sito web: http://cavaliericristiani.blogspot.it/

venerdì 24 marzo 2017

EVENTO STORICO A NOTRE DAME: I TEMPLARI NELLA CATTEDRALE!

Il 18 marzo del 2017, la Cattedrale di Notre Dame è stato teatro di un evento di importanza enorme dal punto di vista storico: per la prima volta dai tempi di Napoleone un gruppo neo templare ha ottenuto l'opportunità di entrare in processione in cattedrale per onorare con la celebrazione della Santa Messa il Gran Maestro Jacques De Molay e Geoffrey de Charnay arsi sul rogo proprio nella piazza antistante la cattedrale il 18 marzo del 1307 sancendo la fine dell'Ordine dei Templari.

Gli Ordini in rappresentanza dei fratelli Templari di tutto il mondo: Ordine dei Cavalieri Templari Cristiani Jacques De Molay Gran Priore Internazionale Massimo Maria Civale di San Bernardo; l'Ordre des Chavalier du Temple Gran Maestro Francois d'Andechs; l' Ordine dei Cavalieri Pietà del Pellicano Gran Maestro Nino Aloi; l'Ordine Nouvel Ordre Mondial Templier Gran Maestro Pierre de Lyon; Confederazione Internazionale Templare San Bernardo di Chiaravalle Ambasciatore e Priore della Campania  Fr. Angelo Schiano di Zenise ; Delegazione Ordine dei Cavalieri di Salomone Cavaliere ufficiale Gennaro Fonso e tanti altri Dame e Cavalieri Templari testimoni dell'evento. Dopo la commemorazione (con una preghiera, cinque minuti di raccoglimento e lancio delle rose nella senna), gli ordini si sono incamminati verso la Cattedrale di Notre Dame dove è stata celebrata la messa in ricordo di Jacques De Molay e Geoffrey de Charne , con la partecipazione di circa 3000 persone che hanno assistito alla S.S. Messa. Gli stessi dignitari degli Ordini presenti hanno partecipato con i propri mantelli alla  processione con il parroco all'interno della cattedrale lo stesso che ha celebrato la Santa messa.    

Un evento di portata storica davvero, in grado di riavvicinare la chiesa all'Ordine del Tempio in un tentativo, ben riuscito, di ricucire uno strappo che dura da secoli e mai del tutto risanato. Non è mancato un momento solenne sotto la targa che ricorda il martirio del Gran Maestro e dell'Alto Dignitario dell'Ordine

lunedì 17 ottobre 2016

IL B&B BIRIBINO E LA STORIA DEI BIRIBINI


[Articolo di Maurizio Marrani]. La tradizione orale, alcune confidenze avute da diversi sacerdoti, ricerche approfondite nelle biblioteche locali e un pizzico di intuito, come in un puzzle, hanno fornito tante tessere per un quadro che ha dell’incredibile! Certo non prendete questa storia per oro colato ma vale la pena di raccontarla, sembra una fiaba. E come tutte le fiabe inizia così:

"C’era una volta in un paese lontano, lontano un re molto cattivo…" Nel nostro caso il re cattivo era il re di Francia Filippo il bello, il quale indebitato nei confronti dell’ordine dei Templari ebbe la bella idea  di divulgare la falsa notizia, attraverso testimoni corrotti, che i Templari svolgevano pratiche diaboliche. Tutto questo certamente allo scopo di non pagare i debiti accumulati nei confronti dell’Ordine… e…  l’ambizione non ha mai fine… con l’intento di trasferire nei propri forzieri gli enormi tesori dei Templari. Riesce a convincere anche il Papa Clemente V, attraverso varie vicissitudini, a emettere una Bolla Papale che condannava i Templari a morte per eresia con la confisca di tutti  loro beni, non contento riesce a coinvolgere anche Ferdinando IV, sicuramente promettendo parte del tesoro confiscato. Quindi questa diabolica trinità: Filippo il bello, Clemente V e Ferdinando IV; in un nefasto giorno: venerdì 13 del mese di ottobre 1307 (da qui che venerdì 13 porta sfortuna) diede l’ordine di arrestare tutti i Templari e con un agguato ben organizzato, in tutta europa e in tempi rapidissimi per non dare modo ai Cavalieri di organizzarsi in una difesa, li sterminarono.

Bene, cioè male,.. comunque andiamo avanti… Ci sono stati dei superstiti per esempio: i Templari del Nord Europa sono scappati in Scozia e sembra che sono all'origine dell’Antico Rito Scozzese, la Massoneria Originaria venuta ufficialmente fuori qualche secolo dopo; i Templari della Bassa Francia e Spagna sono scappati in Portogallo (Priorato di Sion); quelli della bassa Italia a Malta (Cavalieri di Malta); quelli della bassa Europa e dell’ alta Italia sono scappati nell'attuale Svizzera (Infatti la bandiera della Svizzera mostra la Croce patente); ecc…

Scusate se racconto una storia così importante frettolosamente, ma questo mi serve solo come introduzione per arrivare ai Biribini. Bene! Sembra che un piccolo gruppo di Templari in fuga, adibiti al controllo delle vie del sale nel centro Italia, non potendo andare a sud perché cera Roma e i soldati dei Clemente V, non potendo andare a nord perché Ferdinando IV controllava la Padana, decisero di nascondersi nell'alta val Tiberina ai quei tempi insalubre e circondata dai monti dell’Appennino e si chiamavano … appunto…:"Biribini". Un sacerdote una volta mi disse: "solo i preti sanno chi sono i Biribini"; e io gli chiesi:”perché?”; la risposta fu sconcertante: “la Chiesa li ha perseguitati perché condannati di eresia”. Infatti tutto torna, in tempi successivi questi Biribini che formavano una setta a tradizione Templare, furono scoperti e perseguitati. Sembra che la loro sede dove si riunivano esista ancora, ed ha un fascino unico, oggi è adibita ad attività turistico ricettiva (vedi sito www.ilbiribino.it). Tutt'oggi esistono dei superstiti dei Biribini sembra a Pietralunga, un piccolo borgo nei monti circondanti Città di Castello.

Infatti la torre del complesso architettonico "il Biribino", la parte più antica, segue le regole costruttive della proporzione perfetta. Regole univoche su tutte le costruzioni Templari partendo dal tempio di re Salomone. Tale  "proporzione perfetta" scoperta in tempi immemorabili e riscoperta da Fra. Luca Pacioli vissuto a Sansepolcro nel XV secolo, utilizza l’angolo perfetto che è l’angolo che seguono i petali dei fiori per ottenere la massima insolazione dal sole ed è l’unico angolo che permette la non sovrapposizione dei petali. Bene, le misure della torre del Biribino rispettano al centimetro la proporzione perfetta. Un’altro aspetto che ci conferma la tradizione costruttiva Templare è la modanatura della torre che serviva da parapetto alle guardie che controllavano il perimetro infine la torre aveva il bagno, una protuberanza che permetteva l’evacuazione, ai quei tempi presente solo sulle costruzioni Templari.

Oggi il complesso architettonico "Il Biribino" è un monumento nazionale, vincolato dalla Sovrintendenza ai beni archeologici e artistici. Secondo me la Storia in generale quella che si studia sui libri, anche sui libri che i nostri figli portano a scuola ha un difetto solo: "viene scritta sempre da chi vince!", e chi vince, se non ha la coscienza a posto, cerca generalmente di annebbiare i fatti. Sempre secondo me, spesso, la tradizione orale rispecchia di più la Verità dei fatti, Verità che va sicuramente custodita perché è un bene prezioso!

In ogni caso io sono un fedele e devoto Cristiano Cattolico e anche se non condivido l’operato di Clemente V mi sottometto umilmente alla volontà della Chiesa, sarebbe bello, se un giorno, un grande Papa, riabilitasse i Santi soldati di Maria cioè i Cavalieri Templari ridando loro l’onore che meritano.

B&B Il Biribino
Telefono: 0758512201 - 3391821610
Fax: 0758512201
Indirizzo: Via Sant'Ansano 39, Città di Castello (PG), Italy

martedì 12 luglio 2016

I TEMPLARI NEL PICENO

Templari nel territorio di Ascoli Piceno

Sguardo Sul Medioevo e il Centro Studi Ricerche Cavalieri Templari hanno dedicato anni allo studio dei Cavalieri Templari. Questa volta ci occupiamo degli insediamenti templari nel territorio di Ascoli Piceno nel cuore delle Marche dove sarà possibile trovare tante piccole tracce del passaggio dei Cavalieri Del Tempio.

Ascoli Piceno: nel capoluogo marchigiano troviamo le chiese di San Giovanni ad Templum e Santa Croce posta proprio su via dei Templari. Altra chiesa interessante è San Pietro Martire che ospita una delle spine della Sacra Corona donata da Filippo il Bello di Francia colui che volle, e ottenne, la soppressione dell'Ordine dei Templari.

Arquata del Tronto: famosa per essere stato un avamposto romano importante posto sulla via Salaria, nella cittadina marchigiana abbiamo San Francesco a Borgo dove è conservata una copia della Sacra Sindone che, secondo la leggenda sarebbe stata portata dalla Terrasanta proprio dai templari.

Castignano: il paese è il più templare di tutti. Ci sono anche molte tracce nell'antica via dei Templari con un Tau che indica la chiesa di Santa Maria del Borgo come sede principale dei Cavalieri Templari. È sede dell'affascinante rievocazione storica Templaria Festival.

Montedinove: troviamo la chiesa di San Tommaso Beckett, il noto Arcivescovo di Canterbury molto vicino ai Cavalieri del Tempio.

Poggese: la chiesa di San Lorenzo ospita un'importante raffigurazione del SATOR, il quadrato magico il cui significato è ancora avvolto nel mistero. Numerosi studiosi, anceh affermati, legano il mistero del quadrato ai cavalieri del Tempio.

Immagine tratta dal sito Piceni Nel Mondo

sabato 6 febbraio 2016

LA SIMBOLOGIA TEMPLARE

In questa pagina sono raccolti i simboli dei Cavalieri Templari: parliamo nello specifico del sigillo, del celebre vessillo, il Beauceant, del motto e della Croce delle Otto Beatitudini che, secondo alcuni, era un vero e proprio alfabeto segreto utile a criptare i messaggi.








lunedì 1 febbraio 2016

I CAVALIERI MALEDETTI

I CAVALIERI MALEDETTI La verità sui Templari, Documentari 2015, Documentario completo. Affascinante documentario sui ultimi istanti della vita dei Cavalieri Templari. Chi ha ordito il complotto ai danni dei Cavalieri di Cristo?

lunedì 11 gennaio 2016

IL PROCESSO AI TEMPLARI


BOLLE RIGUARDANTI L'ORDINE DEI TEMPLARI


I GRAN MAESTRI DELL'ORDINE DEI TEMPLARI


LA REGOLA TEMPLARE


I - Quale divino ufficio debbano udire

Voi che rinunciate alla propria volontà, e tutti gli altri che per la salvezza della anime con coi militano per un certo tempo, con cavalli e armi per il sommo re, abbiate cura di udire con pio e puro desiderio nella sua totalità Matutini e l'Integro Servizio, secondo l'istituzione canonica e la consuetudine dei dottori regolari della Santa Città.Soprattutto da voi, venerabili fratelli, è dovuto il sommo grado, poiché disprezzata la luce di questa vita, e superata la preoccupazione dei vostri corpi, avete promesso di disprezzare il mondo incalzante per amore di Dio per sempre: rifocillati e saziati dal divino cibo, istituiti e confermati dai precetti del Signore, dopo la consumazione del Divino Mistero nessuno tema la battaglia, ma sia preparato alla corona.

II - Dicano le preghiere del Signore, se non hanno potuto udire il servizio di Dio

Inoltre se un fratello lontano per caso per un impegno della cristianità orientale (e questo più spesso non dubitiamo sia avvenuto) non potesse udire per tale assenza il servizio di Dio: per Matutini dica tredici orazioni del Signore e per le singole ore, sette; per i Vespri, riteniamo se ne debbano dire nove, e questo lo affermiamo unanimemente a libera voce: Questi infatti impegnati così in un lavoro di preservazione, non possono accorrere nell'ora opportuna al Divino Ufficio. Ma se fosse possibile, nell'ora stabilita non trascurino quanto dovuto per istituzione.

III - Che cosa fare per i fratelli defunti

Quando uno dei fratelli professi sacrifica ciò che è impossibile strappare alla morte, che non risparmia nessuno, ciò che è impossibile strappare: ai cappellani e ai sacerdoti che con voi caritatevolmente e temporaneamente servono al Sommo Sacerdote comandiamo con carità di offrire per la sua anima a Cristo con purezza di spirito l'ufficio e la Messa solenne. I fratelli ivi presenti, che pernottano pregando per la salvezza del fratello defunto, dicano cento orazioni del Signore fino al settimo giorno per il fratello defunto: dal giorno in cui fu annunciata la morte del fratello, fino al predetto giorno, il numero centenario venga rispettato con fraterna osservanza nella sua integrità con divina e misericordiosa carità scongiuriamo, e con pastorale autorità, comandiamo, che ogni giorno, come al fratello si dava e si doveva nelle necessità così si dia ad un povero fino al quarantesimo giorno ciò che è necessario al sostentamento di questa vita, per quanto riguarda cibo e bevanda. Del tutto proibiamo ogni altra offerta, che nella morte dei fratelli, e nella solennità di Pasqua, inoltre nelle altre solennità, la spontanea povertà dei poveri commilitoni di Cristo era solita in modo esagerato dare al Signore.

IV - I cappellani abbiano soltanto vitto e vestito

Comandiamo che per comune accordo del capitolo le altre offerte e tutte le altre specie di elemosine, in qualunque modo siano, vengano date con attenta cura ai cappellani o gli altri che restano temporaneamente. Perciò i servitori della Chiesa abbiano soltanto vitto e vestito secondo l'autorità, e non pretendano di avere nulla di più, tranne che i maestri spontaneamente e caritatevolmente abbiano dato.

V - I soldati temporanei defunti

Vi sono tra di noi dei soldati che temporaneamente e misericordiosamente rimangono della casa di Dio, e Tempio di Salomone. Perciò con ineffabile supplica vi preghiamo, scongiuriamo, e anche con insistenza comandiamo, che nel frattanto la tremenda potestà avesse condotto qualcuno all'ultimo giorno, per amore di Dio, fraterna pietà, un povero abbia sette giorni di sostentamento per la sua anima.

VI - Nessun fratello professo faccia un'offerta

Abbiamo decretato, come più sopra fu detto, che nessuno dei fratelli professi presuma di trattare un'altra offerta: ma giorno e notte con cuore puro rimanga nella sua professione, perché sia in grado di eguagliare il più santo dei profeti in questo: prenderò il calice della salvezza, e nella mia morte imiterò la morte del Signore: poiché come Cristo diede la sua anima per me, così anche io sono pronto a dare l'anima per i fratelli,, ecco l'offerta giusta: ecco l'ostia viva gradita a Dio.

VII - Non esagerare nello stare in piedi

Abbiamo sentito con le nostre orecchie un teste sincerissimo, che voi assistete al divino ufficio stando costantemente in piedi: questo non comandiamo anzi vituperiamo: comandiamo che finito il salmo, "Venite esultiamo al Signore" con l'invitatorio e l'inno, tutti siedano tanto i forti quanto ai deboli, per evitare scandalo. Voi che siete presenti, terminato ogni salmo, nel dire "Gloria al Padre", con atteggiamento supplice alzatevi dai vostri scanni verso gli altari, per riverenza alla Santa Trinità ivi nominata, e insegnammo ai deboli il modo di chinarsi. Così anche nella proclamazione del Vangelo, e al "Te Deum laudamus", e durante tutte le Lodi, finché finito "Benediciamo il Signore", cessiamo di stare in piedi, comandiamo anche che la stessa regola sia tenuta nei Matutini di S. Maria.

VIII - Il riunirsi per il pasto

In un palazzo, ma sarebbe meglio dire refettorio, comunitariamente riteniamo che voi assumiate il cibo, dove, quando ci fosse una necessità, a causa della non conoscenza dei segni, sottovoce e privatamente è opportuno chiedere. Così in ogni momento le cose che vi sono necessario con ogni umiltà e soggezione di reverenza chiedete durante la mensa, poiché dice l'apostolo: Mangia il tuo pane in silenzio. E il Salmista vi deve animare, quando dice: Ho posto un freno alla mia bocca, cioè ho deciso dentro di me, perché non venissi meno nella lingua cioè custodivo la mia bocca perché non parlassi malamente.

IX - La lettura

Nel pranzo e nella cena sempre si faccia una santa lettura. Se amiamo il signore, dobbiamo desiderare di ascoltare attentamente le sue parole salutifere e i suoi precetti. Il lettore vi intima il silenzio.

X - Uso della carne

Nella settimana, se non vi cadono il Natale del Signore, o la Pasqua, o la festa di S. Maria, o di tutti i Santi, vi sia sufficiente mangiare tre volte la carne: l'abituale mangiare la carne va compresa quale grave corruzione del corpo. Se nel giorno di Marte cadesse il digiuno, per cui l'uso della carne è proibito, il giorno dopo sia dato a voi più abbondantemente. Nel giorno del Signore appare senza dubbio, opportuno dare due portate a tutti i soldati professi e ai cappellani in onore della Santa Resurrezione. Gli altri invece, cioè gli armigeri e gli aggregati, rimangono contenti di uno, ringraziando.

XI - Come debbono mangiare i soldati

È opportuno generalmente che mangino due per due, perché l'uno sollecitamente provveda all'altro, affinché la durezza della vita, o una furtiva astinenza non si mescoli in ogni pranzo. Questo giudichiamo giustamente, che ogni soldato o fratello abbia per sé solo una uguale ed equivalente misura di vino.

XII - Negli altri giorni siano sufficienti due o tre portate di legumi

Negli altri giorni cioè nella seconda e quarta feria nonché il sabato, riteniamo che siano sufficienti per tutti due o tre portate di legumi o di altri cibi, o che si dica companatici cotti: e così comandiamo che ci si comporti, perché chi non possa mangiare dell'uno sia rifocillato dall'altro.

XIII - Con quale cibo è necessario cibarsi nella feria sesta

Nella feria sesta riteniamo lodevole accontentarsi di prendere solamente un unico cibo quaresimale per riverenza alla passione, tenuto conto però della debolezza dei malati, a partire dalla festa dei santi fino a Pasqua, tranne che capiti il Natale del Signore o la festa di S. Maria o degli Apostoli. Negli altri tempi, se non accadesse un digiuno generale, si rifocillino due volte.

XIV - Dopo il pranzo sempre rendano grazie

Dopo il pranzo e la cena sempre nella chiesa, se è vicina, o, se così non è, nello stesso luogo, come conviene, comandiamo che con cuore umiliato immediatamente rendano grazie al sommo procuratore nostro: che è Cristo: messi in disparte in pani interi, si comanda di distribuire come dovuto per fraterna carità ai servi o ai poveri i resti.

XV - Il decimo del pane sia sempre dato all'elemosiniere

Benché il premio della povertà che è il regno dei cieli senza dubbio spetti ai poveri: a voi tuttavia, che la fede cristiano vi confessa indubitabilmente parte di quelli, comandiamo che il decimo di tutto il pane quotidianamente consegniate al vostro elemosiniere.

XVI - La colazione sia secondo il parere del maestro

Quando il sole abbandona la regione orientale e discende nel sonno, udito il segnale, come è consuetudine di quella regione, è necessario che tutti voi vi rechiate a Compieta, ma prima desideriamo che assumiate un convivio generale. Questo convivio poniamo nella disposizione e nella discrezione del maestro, perché quando voglia sia composto di acqua; quando con benevolenza comanderà, di vino opportunamente diluito. Questo non è necessario che conduca a grande sazietà o avvenga nel lusso, ma si parco; infatti vediamo apostatare anche i sapienti.

XVII - Terminata la Compieta si conservi il silenzio

Finita la Compieta è necessario recarsi al giaciglio. Ai fratelli che escono da Compieta non venga data licenza di parlare in pubblico, se non per una necessità impellente; quanto sta per dire al suo scudiero sia detto sommessamente. Forse può capitare che in tale intervallo per voi che uscite da Compieta, per grandissima necessità di un affare militare, o dello stato della nostra casa, perché il giorno non è stato sufficiente, sia necessario che lo stesso maestro parli con una parte dei fratelli, oppure colui al quale è dovuto il comando della casa come maestro. Così questo comandiamo che avvenga; poiché è scritto: Nel molto parlare non sfuggirai al peccato. E altrove: La morte e la vita nelle mani della lingua. In questo colloquio proibiamo la scurrilità, le parole inutili e ciò che porta al riso: e a voi che vi recate a letto, se qualcuno ha detto qualcosa di stolto, comandiamo di dire l'orazione del Signore con umiltà e devota purezza.

XVIII - Gli stanchi non si alzino per i Matutini

Non approviamo che i soldati stanchi si alzino per i Matutini, come è a voi evidente: ma con l'approvazione del maestro, o di colui al quale fu conferito dal maestro, riteniamo unanimemente che essi debbano riposare e cantare le tredici orazioni costituite, in modo che la loro mente concordi con la voce secondo quanto detto dal profeta: Salmeggiate al Signore con sapienza: e ancora: al cospetto degli angeli salmeggerò a te. Ma questo deve dipendere dal consiglio del maestro.

XIX - Sia conservata comunità di vitto tra i fratelli

Si legge nella pagina Divina: Si divideva ai singoli, come era necessario per ciascuno. Perciò non diciamo che vi sia accezione di persone ma vi deve essere considerazione delle malattie. Quando uno ha meno bisogno, ringrazi Dio, e non si rattristi: colui che ha bisogno si umili per l'infermità, non si innalzi per la misericordia, e così tutte le membra saranno in pace. Ma questo proibiamo ché a nessuno sia lecito abbracciare una astinenza fuori posto, ma conducano una vita comune costantemente.

XX - Qualità e stile del vestito

Comandiamo che i vestiti siano sempre di un unico colore, ad esempio bianchi, o neri, o, per così dire, bigi. A tutti i soldati professi in inverno e in estate, se è possibile, concediamo vesti bianche, cosicché coloro che avranno posposto una vita tenebrosa, riconoscano di doversi riconciliare con il loro Creatore, mediante una vita trasparente e bianca. Che cosa di bianco, se non l'integra castità? La castità è sicurezza della mente, e sanità del corpo. Infatti ogni militare, se non avrà preservato nella castità, non potrà raggiungere la pace perpetua e vedere Dio; come attesta l'apostolo San Paolo: Seguiamo la pace con tutti e la castità, senza cui nessuno vedrà il Signore. Ma perché una sia di questo stile deve essere privo della nota arroganza e del superfluo; comandiamo a tutti che abbiano tali cose affinché ciascuno da solo sia capace senza clamore di vestirsi e svestirsi, mettersi i calzari e levarseli. Il procuratore di questo ministero con vigile cura sia attento nell'evitare questo, coloro che ricevono abiti nuovi, restituiscano subito i vecchi, da riporre in camera, o dove il fratello ci spetta il compito avesse deciso, perché possano servire agli scudieri o agli aggregati, oppure ai poveri.

XXI - I servi non portino vesti bianche, cioè pallii

Decisamente disapproviamo quanto era nella casa di Dio e del tempio dei suoi soldati, senza discrezione e decisione del comune capitolo, e comandiamo, che venga radicalmente eliminato quasi fosse un vizio proprio. I servi e gli scudieri portavano una volta vestiti bianchi, donde derivavano danni. Sorsero infatti in zone ultra montane alcuni falsi fratelli, sposati, ed altri, che dissero di appartenere al Tempio, mentre sono del mondo. Costoro procurarono tante ingiurie e tanti danni all'ordine militare, e gli aggregati presuntuosi come professi insuperbendo fecero nascere numerosi scandali. Portino quindi sempre vestiti neri: nel caso in cui questi non possano essere trovati, abbiano quelli che si possano trovare nella provincia in cui abitano, o quanto può essere avvicinato alla più semplice di un unico colore, cioè bigio.

XXII - I soldati professi portino solo vestiti bianchi

A nessuno è concesso portare tuniche candide, o avere pallii bianchi, se non ai nominati soldati.

XXIII - Si usino solo pelli di agnelli

Abbiamo deciso di comune accordo, che nessun fratello professo abbia pelli di lunga durata perenne o pelliccia o qualcosa di simile, e che serva al corpo, anche per coprirlo se non di agnelli o arieti.

XXIV - I vecchi vestiti siano dati agli scudieri

Il procuratore o datore dei vestiti con ogni attenzione dia i vecchi abiti sempre agli scudieri e agli aggregati, e talvolta ai poveri, agendo con fedeltà ed equità.

XXV - Chi brama le cose migliori abbia le peggiori

Se un fratello professo, o perché gli è dovuto o perché mosso da superbia volesse abiti belli o ottimi, meriterebbe per tale presunzione senza dubbio quelli più umili.

XXVI - Sia rispettata la qualità e la quantità dei vestiti

È necessario osservare la quantità secondo la grandezza dei corpi e la larghezza dei vestiti: colui che consegna gli abiti sia in questo attento.

XXVII - Colui che consegna i vestiti conservi innanzitutto l'uguaglianza

Il procuratore con fraterno intuito consideri la lunghezza, come sopra fu detto, con la stessa attenzione, perché l'occhio dei sussurratori o dei calunniatori non presuma di notare alcunché: e in tutte queste cose, umilmente mediti la ricompensa di Dio.

XXVIII - L'inutilità dei capelli

Tutti i fratelli, soprattutto i professi, è bene che portino capelli in modo che possano essere considerati regolari davanti e dietro e ordinati; e nella barba e nei baffi si osservi senza discussione la stessa regola, perché non si mostri o superficialità o il vizio della frivolezza.

XXIX - Circa gli speroni e le collane

Chiaramente gli speroni e le collane sono una questione gentilizia. E poiché questo è riconosciuto abominevole da tutti, proibiamo e rifiutiamo l'autorizzazione a possederli, anzi vogliamo che non ci siano. A coloro che prestano servizio a tempo non permettiamo di avere né speroni, né collane, né capigliatura vanitosa, né esagerata lunghezza di vestiti, anzi del tutto proibiamo. A coloro che servono al sommo creatore è sommamente necessaria la mondezza interna ed esterna, come egli stesso attesta, dicendo: Siate mondi, perché Io sono mondo.

XXX - Numero dei cavalli e degli scudieri

A ciascun soldato è lecito possedere tre cavalli, poiché l'insigne povertà della casa di Dio e del Tempio di Salomone non permette di aumentare oltre, se non per licenza del maestro.

XXXI - Nessuno ferisca uno scudiero che serve gratuitamente

Concediamo ai singoli militari per la stessa ragione un solo scudiero. Ma se gratuitamente e caritatevolmente quello scudiero appartiene a un soldato, a costui non è lecito flagellarlo, e neppure percuoterlo per qualsiasi colpa.

XXXII - In che modo siano ricevuti coloro che restano a tempo

Comandiamo a tutti i soldati che desiderano servire a tempo a Gesù Cristo con purezza d'animo nella stessa casa, di comprare fedelmente cavalli idonei in questo impegno quotidiano, e armi e quanto è necessario. Abbiamo anche giudicato, tutto considerato, che sia cosa buona e utile valutare i cavalli. Si conservi perciò il prezzo per iscritto perché non venga dimenticato: quanto sarà necessario al soldato, o ai suoi cavalli, o allo scudiero, aggiunti i ferri dei cavalli secondo la facoltà della casa, sia acquistato dalla stessa casa con fraterna carità. Se frattanto il soldato per qualche evento perdesse i suoi cavalli in questo servizio; il maestro per quanto può la casa, ne procurerà altri. Al giungere del momento di rimpatriare, lo stesso soldato conceda la metà del prezzo per amore divino, e se a lui piace, riceva l'altra dalla comunità dei fratelli.

XXXIII - Nessuno agisca secondo la propria volontà

È conveniente a questi soldati, che stimano niente di più caro loro di Cristo, che per il servizio, secondo il quale sono professi, e per la gloria della somma beatitudine, o il timore della geenna, prestino continuamente obbedienza al maestro. Occorre quindi che immediatamente, se qualcosa sia stato comandato dal maestro, o da colui al quale è stato dato mandato dal maestro, senza indugio, come fosse divinamente comandato, nel fare non conoscano indugio. Di questi tali la stessa verità dice: Per l'ascolto dell'orecchio mi ha obbedito.

XXXIV - Se è lecito andare senza comando del maestro in un luogo isolato

Scongiuriamo, e fermamente loro comandiamo, che i generosi soldati che hanno rinunciato alla propria volontà, e quanti sono aggregati, senza la licenza del maestro, o di colui cui fu conferito, di non permettersi di andare in un luogo isolato, eccetto di notte al sepolcro, in armi, e sorvegliare, poiché l'astuto nemico colpisce di giorno e di notte, o a quei luoghi che sono inclusi nelle mura della santa città.

XXXV - Se è lecito camminare da soli

Coloro che viaggiano, non ardiscano iniziare un viaggio né di giorno né di notte, senza un custode, cioè un soldato o un fratello professo. Infatti dopo che furono ospitati nella milizia, nessun militare, o scudiero o altro, si permetta di andare per vedere negli atri degli altri militari, o per parlare con qualcuno, senza permesso, come fu detto sopra. Perciò affermiamo saggiamente, che in tale casa ordinata da Dio, nessuno secondo il suo possesso svolga il proprio servizio o riposi; ma secondo il comando del maestro ciascuno agisca così che imiti la sentenza del Signore, con cui ha detto: Non sono venuto a fare la mia volontà, ma di Colui che mi ha mandato.

XXXVI - Nessuno chieda singolarmente ciò che è a lui necessario

Comandiamo, che sia scritta tra le altre come propria questa consuetudine e posta ogni attenzione confermiamo perché si eviti di cercare il vizio. Nessun fratello professo, deve chiedere che gli sia assegnato personalmente un cavallo o una cavalcatura o delle armi. In che modo? Se la sua malattia, o la debolezza dei sui cavalli, o la scarsezza delle sue armi, fosse riconosciuta tale, che avanzare così sia un danno comune: si rechi dal maestro, o da colui chi è dovuto il ministero dopo il maestro, e gli esponga la causa con sincerità e purezza: infatti la cosa va risolta nella decisione del maestro, o del suo procuratore.

XXXVII - I morsi e gli speroni

Non vogliamo che mai oro o argento che sono ricchezze particolari appaiano nei morsi o nei pettorali, né gli speroni, o nei finimenti, né sia lecito ad alcun fratello professo acquistarli. Se per caso tali vecchi strumenti fossero stati dati in dono, l'oro o l'argento siano colorati in modo che il colore o il decoro non appaia arroganza in mezzo agli altri. Se fossero stati dati nuovi, il maestro faccia ciò che vuole di queste cose.

XXXVIII - Sulle aste e sugli scudi non venga posta una copertura

Non si abbia una copertura sopra gli scudi e le aste, perché secondo noi questo non è proficuo, anzi dannoso.

XXXIX - L'autorizzazione del maestro

Al maestro è lecito dare cavalli o armi a chiunque, o a chi ritiene opportuno qualunque altra cosa.

XL - Sacco e baule

Non sono permessi sacco e baule con il lucchetto: così siano presentati, perché non si posseggano senza il permesso del maestro, o di colui a cui furono affidati i compiti della casa e i compiti in sua vece. Da questa norma sono esclusi i procuratori e coloro che abitano in provincie diverse, e neppure è inteso lo stesso maestro.

XLI - L'autorizzazione scritta

In nessun modo a un fratello sia lecito ricevere, o dare, dai propri parenti, né qualsiasi uomo, né dall'uno all'altro, senza il permesso del maestro o del procuratore. Dopo che un fratello avrà avuto licenza, alla presenza del maestro, se così a lui piace, siano registrati. Nel caso che dai parenti sia indirizzato a lui qualcosa, non si permetta riceverla, se prima non è stato segnalato al maestro. In questa norma non sono inclusi il maestro e i procuratori della casa.

XLII - La confessione delle proprie colpe

Poiché ogni parola oziosa si sa che genera il peccato, che cosa essi diranno ostentatamente riguardo alle proprie colpe davanti al severo giudice. Dice bene il profeta che se occorre astenersi dai buoni discorsi per il silenzio, quanto più occorre astenersi dalle cattive parole per la penda del peccato. Vietiamo quindi che un fratello professo osi ricordare con un suo fratello, o con qualcun altro, per meglio dire, le stoltezze, che nel secolo nel servizio militare compì in modo enorme, e i piaceri della carne con sciaguratissime donne, o qualsiasi altra cosa: e se per caso avesse sentito qualcuno che riferisce tali cose, lo faccia tacere, o appena può si allontani per obbedienza, e al venditore d'olio non offra il cuore.

XLIII - Questua e accettazione

Se a un fratello fosse stata data qualcosa senza averla chiesta, la consegni al maestro o all'economo: se un altro suo amico o parente non volesse che fosse usata se non da lui, questa non riceva fino a quando abbia il permesso del maestro. Colui al quale sarà stata data la cosa, non dispiaccia che venga data ad un altro: sappia per certo, che se si arrabbiasse per questo, agisce contro Dio. Nella sopraddetta regola non sono contenuti gli amministratori ai quali in modo speciale è affidato e concesso il ministero riguardo al sacco e al baule.

XLIV - I sacchi per il cibo sui cavalli

È utile a tutti che questo ordine da noi stabilito sia rispettato senza eccezioni. Nessun fratello presuma di confezionare sacchi per il cibo di lino o di lana, preparati con troppa cura: non ne abbia se non di panno grezzo.

XLV - Nessuno osi cambiare o domandare

Nessuno presuma di cambiare le sue cose, fratello con il fratello, senza l'autorizzazione del maestro, e chiedere qualcosa, se non fratello al fratello, purché la cosa sia piccola, vile, non grande.

XLVI - Nessuno catturi un uccello con un uccello, neppure proceda con il richiamo

Noi giudichiamo con sentenza comune che nessuno osi catturare un uccello con un uccello. Non conviene infatti aderire alla religione conservando i piaceri mondani, ma ascoltare volentieri i comandamenti del Signore, frequentemente applicarsi alle preghiere, confessare a Dio i propri peccati con lacrime e gemito quotidianamente nella preghiera. Nessun fratello professo per questa causa principale presuma di accompagnarsi con un uomo che opera con il falco o con qualche altro uccello.

XLVII - Nessuno colpisca una fiera con l'arco o la balestra

È conveniente camminare in atteggiamento pio, con semplicità, senza ridere, umilmente, non pronunciando molte parole, ma ragionando, e non con voce troppo elevata. Specialmente imponiamo e comandiamo ad ogni fratello professo di non osare entrare in un bosco con arco o balestra o lanciare dardi: non vada con colui che fece tali cose se non per poterlo salvare da uno sciagurato pagano: né osi gridare con un cane né garrire; né spinga il suo cavallo per la bramosia di catturare la fiera.

XLVIII - Il leone sia sempre colpito

Infatti è certo, che a voi fu specialmente affidato il compito di offrire la vita per i vostri fratelli, e eliminare dalla terra gli increduli, che sempre minacciano il Figlio della Vergine. Del leone questo leggiamo, perché egli circuisce cercando chi divorare, e le sue mani contro tutti, e le mani di tutti contro lui.

XLIX - Ascoltate il giudizio riguardo a quanto è chiesto su di voi

Sappiamo che i persecutori della Santa Chiesa sono senza numero, e si affrettano incessantemente e sempre più crudelmente ad inquietare coloro che non amano le contese. In questo si tenga la sentenza del Concilio fatta con serena considerazione, che se qualcuno nelle parti della regione orientale, o in qualunque altro luogo chiedesse qualcosa su di voi, a voi comandiamo di ascoltare il giudizio emesso da giudici fedeli e amanti del vero; e ciò che sarà giusto, comandiamo che voi compiate senza esitazione.

L - In ogni cosa sia tenuta questa regola

Questa stessa regola comandiamo che venga tenuta per sempre in tutte le cose che immeritatamente sono state a voli tolte.

LI - Quando è lecito a tutti i militari professi avere una terra e degli uomini

Crediamo che per divina provvidenza nei santi luoghi prese inizio da voi questo genere nuovo di religione che cioè alla religione sia unita la milizia e così per la religione proceda armata mediante la milizia, o senza colpa colpisca il nemico. Giustamente quindi giudichiamo, poiché siamo chiamati soldati del Tempio che voi stessi per l'insigne e speciale merito di probità abbiate casa, terra, uomini, contadini e giustamente li governate: e a voi è dovuto in modo particolare quanto stabilito.

LII - Ai malati sia dedicata un'attenzione particolare

Ai fratelli che stanno male occorre prestare una cura attentissima, come si servisse a Cristo in loro: il detto evangelico, sono stato infermo e mi visitaste sia attentamente ricordato. Costoro vanno sopportati pazientemente, perché mediante loro senza dubbio si acquista una retribuzione superiore.

LIII - Agli infermi sia sempre dato ciò che è necessario

Agli assistenti degli infermi comandiamo con ogni osservanza e attenta cura, che quanto è necessario per le diverse malattie, fedelmente e diligentemente, secondo le possibilità della casa sia loro amministrato, ad esempio, carne e volatili ed altro, fino quando siano restituiti alla sanità.

LIV - Nessuno provochi l'altro all'ira

Massima attenzione va posta perché qualcuno non presuma di provocare l'altro all'ira: infatti la somma clemenza della vicina divina fraternità congiunse tanto i poveri quanto i potenti.

LV - In che modo siano accolti i fratelli sposati

Permettiamo a voi di accogliere i fratelli sposati in questo modo, se chiedono il beneficio e la partecipazione della vostra fraternità, entrambi concedano una parte della loro sostanza e quanto avessero ad acquistare lo diano all'unità del comune capitolo dopo la loro morte, e frattanto conducano una vita onesta, e si studino di agire bene verso i fratelli, ma non portino la veste candida e il mantello bianco. Se il marito fosse morto prima, lasci la sua parte ai fratelli: la moglie ricavi il sostegno della vita dall'altra parte. Consideriamo infatti questo ingiusto che fratelli di questo tipo risiedano nella stessa casa dei fratelli che hanno promesso la castità a Dio.

LVI - Non si abbiano più sorelle

Riunire ancora sorelle è pericoloso: l'antico nemico a causa della compagnia femminile cacciò molti dalla retta via del paradiso. Perciò, fratelli carissimi, perché sempre tra voi sia visibile il fiore dell'integrità, non è lecito mantenere ancora questa consuetudine.

LVII - I fratelli del Tempio non abbiano parte con gli scomunicati

Questo, fratelli è da evitare e da temere, che qualcuno dei soldati di Cristo in qualche modo si unisca ad una persona scomunicata singolarmente e pubblicamente, o presuma di ricevere le sue cose, perché la scomunica non sia simile al marantha (vieni Signore). Ma se fosse soltanto interdetto, non sarà fuori posto avere parte con lui, e ricevere caritatevolmente le sue cose.

LVIII - In che modo vanno ricevuti i soldati secolari

Se un soldato dalla massa della perdizione, o un altro secolare, volendo rinunziare al mondo, volesse scegliere la nostra comunione e vita, non si dia a lui subito l'assenso, ma secondo la parola di Paolo, provate gli spiriti se sono da Dio così a lui sia concesso l'ingresso. Si legga dunque la Regola in sua presenza: e se costui ottempererà diligentemente ai comandi di questa esimia Regola, allora se al maestro e ai fratelli sarà piaciuto riceverlo, convocati i fratelli esponga con purezza d'animo a tutti il suo desiderio e la sua richiesta. In seguito il termine della prova dipenda in tutto dalla considerazione e dalla decisione del maestro, secondo l'onestà di vita del richiedente.

LIX - Non siano chiamati tutti i fratelli al consiglio privato

Comandiamo che non sempre siano convocati al consiglio tutti i fratelli, ma solo quelli che il maestro avrà ritenuto idonei e provvidenziali per il consiglio. Quando volesse trattare le questioni maggiori, quale dare la terra comune, o discutere dell'Ordine stesso, o ricevere un fratello: allora è opportuno convocare tutta la congregazione, se così ritiene il maestro; udito il parere di tutto il capitolo, quanto di meglio e di più utile il maestro avrà ritenuto opportuno, questo si faccia.

LX - Devono pregare in silenzio

Comandiamo con parere concorde che, come avrà richiesto la propensione dell'anima e del corpo, i fratelli preghino in piedi o seduti: tuttavia con massima riverenza con semplicità, senza chiasso, perché uno non disturbi l'altro.

LXI - Ricevere la fede dei serventi

Abbiamo saputo che molti da diverse province, tanto aggregati, quanto scudieri desiderano vincolarsi nella nostra casa a tempo con animo fervoroso per la salvezza delle anime. È utile che riceviate la fede loro, affinché per caso l'antico nemico non intimi loro nel servizio di Dio alcunché furtivamente o indecentemente, o li distolga improvvisamente dal buon proposito.

LXII - I fanciulli, fin quando sono piccoli, non siano ricevuti tra i fratelli del Tempio

Quantunque la Regola dei Santi Padri permetta di avere dei fanciulli in una congregazione, noi non riteniamo di dover caricare voi di tale peso. Chi volesse dare in perpetuo suo figlio, o un suo congiunto, nella religione militare: lo nutra fino agli anni, in cui virilmente con mano armata possa eliminare dalla Terra Santa i nemici di Cristo: in seguito secondo la Regola il padre o i genitori lo pongano in mezzo ai fratelli, e rendano nota la sua richiesta. È meglio nella fanciullezza non giurare, piuttosto che diventato uomo ritirarsi in modo clamoroso.

LXIII- Sempre i vecchi siano venerati

È bene che i vecchi con pia considerazione, secondo la debolezza delle forze siano sopportati e diligentemente onorati: i nessun modo si usi severità in quanto la tolleranza è necessaria per il corpo, salva tuttavia l'autorità della Regola.

LXIV - I fratelli che partono per diverse province

I fratelli che si incamminano per diverse province, per quanto lo permettano le forze, si impegnino a osservare la Regola nel cibo e nella bevanda e nelle altre cose, e vivano in modo irreprensibile, perché abbiano buona testimonianza da coloro che stanno fuori: non macchino il proposito di religione né con parola né con atto, ma soprattutto a coloro, con i quali si sono incontrati, offrano esempio e sostanza di sapienza e di buone opere. Colui presso il quale avranno deciso di alloggiare, abbia buona fama: e, se è possibile, la casa dell'ospite in quella notte non manchi della candela, affinché il nemico tenebroso non procuri la morte, Dio non voglia. Quando avranno sentito di riunire soldati non scomunicati, diciamo che colà devono andare non preoccupandosi di una utilità temporale, quanto piuttosto della salvezza eterna delle loro anime. Ai fratelli diretti nelle zone aldilà del mare con la speranza di essere trasportati, raccomandiamo di ricevere con questa convenzione coloro che avessero voluto unirsi in perpetuo all'Ordine militare: entrambi si presentino al Vescovo di quella provincia e il presule ascolti la volontà di colui che chiede. Ascoltata la richiesta, il fratello lo invii al maestro e ai fratelli che si trovano nel Tempio che è in Gerusalemme: e se la sua vita è onesta e degna di tale appartenenza, misericordiosamente sia accolto, se questo sembra bene al maestro e ai fratelli. Se nel frattempo morisse, a causa del lavoro e della fatica, come a un fratello, a lui sia riconosciuto tutto il beneficio e la fraternità dei poveri e dei commilitoni di Cristo.

LXV- A tutti sia distribuito in modo uguale il vitto

Riteniamo anche che questo in modo congruo e ragionevole sia rispettato, che a tutti i fratelli professi sia dato cibo in eguale misura secondo la possibilità del luogo: non è infatti utile l'accezione delle persone, ma è necessario considerare le indisposizioni.

LXVI - I soldati abbiano le decime del Tempio

Crediamo che avendo abbandonato le ricchezze a voi donate abbiate ad essere soggetti alla spontanea povertà, per cui in questo modo abbiamo dimostrato in quale modo spettino a voi che vivete in vita comune le decime. Se il Vescovo della chiesa, al quale è dovuta giustamente la decima, avrà voluto darla a voi caritatevolmente: deve dare a voi le decime che allora la Chiesa sembra possedere con il consenso del capitolo comune. Se un laico dovesse impossessarsi di essa (decima) o sottrarla dal suo patrimonio in modo condannabile, e confessando la propria colpa avrà voluto lasciare a voi la stessa: secondo la discrezione di colui che presiede questo può essere fatto, senza il consenso del capitolo.

LXVII - Le colpe leggere e gravi

Se un fratello avrà sbagliato in modo lieve nel parlare, nell'agire o altrimenti, egli stesso confessi al maestro il suo peccato con l'impegno della soddisfazione. Per le cose lievi, se non esiste una consuetudine, ci sia una lieve penitenza. Nel caso in cui tacesse e la colpa fosse conosciuta attraverso un altro, sia sottoposto a una disciplina e ad una riparazione maggiore e più evidente.Se la colpa sarà grave, si allontani dalla familiarità dei fratelli, né mangi con loro alla stessa mensa, ma da solo assuma il pasto. Il tutto dipenda dalla decisione e dall'indicazione del maestro, affinché sia salvo nel giorno del giudizio.

LXVIII - Per quale colpa il fratello non sia più accolto

Soprattutto occorre provvedere che, nessun fratello, sia potente o impotente, forte o debole, voglia esaltarsi e poco a poco insuperbire, difendere la propria colpa, possa rimanere indisciplinato: ma, se non avrà voluto correggersi, a lui venga data una correzione più severa. Che se non avrà voluto correggersi con pie ammonizioni e per le preghiere a lui innalzate, ma si sarà innalzato sempre più nella superbia: allora secondo l'apostolo, sia sradicato dal pio gregge: togliete il male da voi: è necessario che la pecora malata sia allontanata dalla società dei fratelli fedeli. Inoltre il maestro che deve tenere in mano il bastone e la verga (cioè il bastone, con cui sostenga le debolezze delle altre forze, la verga con cui colpisca con lo zelo della rettitudine i vizi di coloro che vengono meno) con il consiglio del Patriarca e con una considerazione spirituale sul da farsi affinché, come dice il beato Massimo, la più libera clemenza non approvi l'arroganza del peccatore, né l'esagerata severità non richiami dall'errore chi sbaglia.

LXIX - Dalla solennità di Pasqua fino a Tutti i Santi si possa soltanto portare una camicia di lino

Per il grande caldo della regione orientale, consideriamo compassionevolmente, che dalla festa di Pasqua fino alla solennità di Tutti i Santi, si dia a ciascuno una unica camicia di lino, non per il dovuto, ma per sola grazia, e questo dico per chi vorrà usufruire di essa. Negli altri tempi generalmente tutti portino camicie di lana.

LXX - Quanti e quali panni siano necessari nel letto

Per coloro che dormono nei singoli letti riteniamo di comune consiglio, se non sopravviene qualche grave causa o necessità: ciascuno abbia biancheria secondo la discreta assegnazione del maestro: crediamo infatti che a ciascuno sia sufficiente un pagliericcio, un cuscino e una coperta. Colui che manca di uno di questi, prenda una stuoia, e in ogni tempo sarà lecito usufruire di una coperta di lino, cioè un panno: dormano vestiti con la camicia, e sempre dormano indossando gli stivali. Mentre i fratelli dormono, fino al mattino non manchi la lucerna.

LXXI - Va evitata la mormorazione

Comandiamo a voi, per divino ammonimento di evitare, quasi peste da fuggire, le emulazioni, il livore, le mormorazioni, il sussurrare, le detrazioni. Si impegni ciascuno con animo vigile, a non incolpare o riprendere il suo fratello ma ricordi tra se la parola dell'apostolo: non essere un accusatore, né diffamatore del popolo. Quando qualcuno avrà conosciuto che un fratello ha peccato in qualcosa, in pace e fraterna pietà, secondo il precetto del Signore, lo corregga tra sé e lui solo: e se non lo avrà ascoltato prenda un altro fratello: ma se avrà disprezzato entrambi, in riunione davanti al capitolo tutto sia rimproverato. Soffrono di grave cecità, coloro che calunniano gli altri; sono di grande infelicità coloro che non si guardano dal livore: da qui sono immersi nell'antica iniquità dell'astuto nemico.

LXXII - Si evitino i baci di tutte le donne

Riteniamo pericoloso per ogni religioso fissare lungamente il volto delle donne: perciò un fratello non osi baciare né una vedova, né una nubile, né la madre, né la sorella, né un'amica, né nessuna altra donna. Fugga dunque la milizia di Cristo i baci femminili, attraverso i quali gli uomini spesso sono in pericolo: così con coscienza pura e vita libera può perennemente conversare al cospetto del Signore.

TURISMO TEMPLARE


BIBLIOGRAFIA SUI CAVALIERI TEMPLARI


  • AA VV. I Templari. Una vita tra i riti cavallereschi e fedeltà alla Chiesa, G. Viti (a cura di). Atti del I convegno I Templari e san Bernardo di Chiaravalle, Certosa di Firenze, 23-24 ottobre 1992. Edizioni della Certosa di Firenze, 1995
  • AA VV. Monaci in armi. L'architettura sacra dei Templari attraverso il Mediterraneo, G. Viti-A. Cadei-V. Ascani (a cura di), Atti dal I Convegno I Templari e San Bernardo di Chiaravalle, Certosa di Firenze, 23-24 ottobre 1992. Edizioni della Certosa di Firenze, 1995
  • AA VV. I Templari, la guerra e la santità. Il Cerchio, Rimini 2000. ISBN 88-86583-73-7
  • Malcom Barber. La Storia dei Templari. Libreria Editrice Goriziana.
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  • Georges Bordonove. La vita quotidiana dei Templari nel XIII secolo. Mondadori, 1995
  • Georges Bordonove. I Templari. ed. Sugarco, 1993
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