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martedì 15 settembre 2015

L'ANESTESIA DURANTE IL MEDIOEVO

Subire un intervento chirurgico nel Medioevo, quando l’anestesia vera e propria era ancora lontana dal fare la propria comparsa, doveva essere decisamente peggio di oggi, poiché l’unico rimedio al dolore dei pazienti, con tutte le insufficienze che possiamo immaginare, era una spugna. Non si trattava tuttavia di una spugna qualsiasi, ma della “spongia somnifera“, un vero e proprio strumento di lavoro per i dottori dell’epoca e quindi opportunamente trattata allo scopo. La spugna, del tutto naturale, dopo essere stata pescata dai fondali marini e  lasciata ad asciugare al sole, veniva posta in un recipiente di rame insieme ad un “micidiale” cocktail di oppio, giusquiamo, succo di more acerbe, di rovo, di edera rampicante, di foglie di belladonna, di lattuga e di papavero e fatta bollire per ore fino all’assorbimento più o meno completo dell’intruglio, dopodiché veniva lasciata essiccare al sole per un mese circa. All’occorrenza, ovvero poco prima di un intervento chirurgico, la spugna veniva fatta rinvenire cuocendola a bagnomaria e infine adagiata vicino alle narici del paziente; l’azione sedativa delle sostanze usate, seppur blandamente, riusciva a lenire e a far sopportare meglio il dolore provocato dall’operazione.

Articolo di Maria Paola Macioci del sito www.pilloledistoria.it. Tutti i diritti riservati.

giovedì 23 luglio 2015

UN MATRIMONIO FIORENTINO DI META' 1400

Cassone Adimari, particolare
Ringraziamo l'amica Maria Paola Macioci dello splendido sito www.pilloledistoria.it. Un bellissimo sito ricchissimo di pillole storiche medievali, moderne e contemporanee. Sguardo Sul Medioevo collaborata attivamente con questa bella realtà.


Presso la Galleria dell’Accademia di Firenze è conservato il cosiddetto Cassone Adimari, un dipinto a tempera del 1450 circa attribuito a Giovanni di Ser Giovanni, noto come “lo Scheggia“, un’opera non solo prestigiosa dal punto di vista artistico, ma importante anche sotto il profilo storico, in quanto ci consente di “partecipare” virtualmente ad un rito di nozze tipico dell’epoca, di cui possiamo ancora vedere, a distanza di secoli, tipologia, abitudini, costumi e caratteristiche esattamente così come erano. Il matrimonio rappresentato coinvolge famiglie abbienti, un dato che si evince chiaramente dal luogo in cui esso si svolge, il Battistero di Firenze, e soprattutto dagli abiti indossati dagli invitati, decisamente sfarzosi. A colpire maggiormente l’occhio sono i vestiti femminili, non a caso presi di mira da numerosi moralisti del tempo, disgustati dal lusso eccessivo e dalla mania di ostentazione del corpo e delle possibilità economiche che sembravano aver pervaso il gentil sesso in quel periodo; gli abiti indossati dalle signore sono lunghi, sovrabbondanti di stoffe e ricami, completati da copricapi altrettanto elaborati, un evidente sfoggio di ricchezza e vanità. E non poteva essere altrimenti in un momento storico in cui ogni avvenimento solenne, nozze comprese, rappresentava un’imperdibile occasione per dimostrare “di valere”. Per quanto riguarda ancora l’abbigliamento, va sottolineata tra gli abiti maschili la prevalenza del rosso, un colore molto di moda durante tutto il Medioevo, che però, di lì a poco, avrebbe perso di importanza per lasciar posto a tinte più sobrie e meno vistose (Foto da: wikipedia.org e easyart.com).

Il Cassone Adimari, che raffigura un matrimonio fiorentino di metà '400 (1450 circa)

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