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mercoledì 3 ottobre 2012

SAN CLAUDIO AL CHIENTI E LA SIMBOLOGIA DELLA GERUSALEMME CELESTE


Molte volte si legge la frase del tempio cristiano inteso simbolicamente come la "porta del cielo, ovvero la casa di Dio" ["Quanto terribile è questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo" (Gen. 28,17)]. La "casa di Dio" è in effetti la città divina, null’altro che la Gerusalemme Celeste, quale è descritta nell’Apocalisse di San Giovanni (Cap. 21). Essa ha forma cubica ed è cinta di mura nelle quali sono aperte dodici porte. Questa è la città che, sempre secondo san Giovanni, scenderà sulla terra alla fine dei tempi. Interessanti allusioni simboliche alla Gerusalemme Celeste si trovano in alcune chiese medievali marchigiane, realizzate a pianta centrale 1), il cui impianto architettonico rimanda, appunto, alla forma cubica. [O. Beigbeder – (Lexique de symbols) Lessico dei simboli– Milano 1988 pp.94 e ss. ]. A parere di chi scrive il più interessante esempio di questo si trova in San Claudio al Chienti, presso Corridonia (MC).  L’edificio è assai antico - risale verosimilmente all’XI° sec.- 2) e mostra una caratteristica - almeno in Italia –non molto frequente; si tratta delle due torri a pianta circolare ai lati della facciata. Come rileva Beigbeder, questo verosimilmente è un modo per alludere alle torri che, nelle antiche cinte murarie, affiancavano le porte cittadine; in questo senso, dal punto di vista del simbolismo cristiano, il richiamo era alla "porta celeste" che introducevano alla città di Dio. Per altro, è facile constatare come il simbolismo delle due torri in facciata sia stato realizzato spessissimo nelle chiese medievali dell’Europa centrale e settentrionale. Tornando a San Claudio, per quanto già accennato, è chiaro che la sua forma tendenzialmente cubica è un richiamo alla Gerusalemme celeste e su questo non vogliamo aggiungere altro. Dalla pianta quadrata dell’edificio sporgono però cinque absidi. Quest’ultima caratteristica dovrebbe essere intesa come relazione con il Corpo mistico di Cristo (che è un’altra dimensione simbolica della chiesa, appunto) e, in particolare, con le cinque ferite causate dai chiodi (e dalla lancia) sulla Croce. Infatti è attraverso il sangue sgorgato dalle Ferite del Cristo che è stata possibile la Redenzione del genere umano per il quale, appunto si è aperta la "porta del Cielo" 3) Probabilmente sarebbe interessante approfondire ulteriormente almeno qualcuno degli argomenti citati in questo breve scritto; tuttavia, anche questa volta, ragioni di brevità impediscono di inoltrarsi ulteriormente nel discorso.

1) Altre chiese di questo genere possono essere considerate San Vittore alle Chiuse (presso Genga) ed anche Santa Croce a Sassoferrato, entrambe in provincia di Ancona. Per una disamina dei contenuti architettonici degli edifici vedi: Paolo FavoleLe Marche – collana di "Italia romanica". Milano 1993.
2) Altra caratteristica rilevante della chiesa è quella di essere composta da due ambienti consacrati di pianta identica, l’uno sovrapposto all’altro.
Il portale che si nota al "secondo piano" della facciata proviene da un altro edificio medievale della zona.
3) Per altro, la salvezza universale che sta accadendo ora per il sacrificio del Cristo, si compirà alla fine dei tempi quando Cristo sarà "tutto in tutti". [I° Corinzi (15,20-26.28)].
Lo stesso simbolismo delle ferite del Cristo è di solito richiamato quando si considerano chiese con cinque cupole. Per un’estesa spiegazione del significato delle ferite del Cristo espresso nell’iconografia medievale, vedi: L. Charbonneau- Lassay, Il giardino del Cristo ferito – Roma, 1998.

Articolo di Carlo Valdameri tratto dal suo sito http://spazioinwind.libero.it/iconografia/Claudiochienti.htm

sabato 8 settembre 2012

MISTERIOSA SAN GINESIO

Si ringrazia per questo articolo Simonetta Clucher. L'articolo è solo un estratto troverete il resto sul sito

Per me che insegno storia, il weekend a San Ginesio (MC) è stato uno straordinario tuffo nel Medioevo e non solo perché in occasione della giornata dedicata ai paesi Bandiera Arancione il paese era pieno di sbandieratori, danzatrici, suonatori di tamburi e figuranti, ma perché qui il Medioevo è di casa. Quello che proprio non mi aspettavo era trovarmi a tu per tu con i misteri medioevali racchiusi all'interno de la Collegiata (1098), la chiesa principale del paese.

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I FRANCHI NEL MACERATESE

Ho trovato per caso – scrive l’architetto Medardo Arduino – un atto di donazione che vi descrivo. A Tolosa, verso la fine del 1300, i Benedettini del monastero di Soreze, fanno copiare fedelmente un atto di donazione fatto loro da Pipino il Breve nel 754; il documento è sbiadito ma si legge ancora, il notaio riconosce bene il sigillo dell’anello del Re franco e lo certifica nella formula di apertura della copia. Il documento è importante per i monaci perché conferisce loro la potestà assoluta di eleggere il loro priore, senza interferenze di altri poteri pubblici e religiosi. Queste antiche carte sono valide nella società tardo feudale, addirittura fino a dopo Napoleone. Il testo originale dice in sintesi che Pipino dona ai monaci Benedettini, perché ci facciano un monastero, un sito facente parte delle sue proprietà, nel territorio di Castrum Verdinius, li dove scorre il ruscello Soriclnii (ndr: sic).

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