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giovedì 13 luglio 2017

B&B IL VECCHIO E IL MARE È ECCELLENZA MEDIEVALE

"Questa casa non è un albergo", questo è il motto di Cristian e Chiara proprietari del B&B Il Vecchio e il Mare che, Sguardo Sul Medieovo, ha deciso di isnerire nell'eelnco delle proprie "Eccellenze Medievali", ed effettivamente nel B&B è come essere a casa propria. Il B&B Il Vecchio e il Mare è un vero e proprio punto di riferimento per visitare la parte storico/medievale di Gaeta, una città di mare che dista a meno di due ore di macchina da Roma, facilmente raggiungibile con treno e Cotral che ha il capolinea proprio nella piazza da cui inizia la "salita" che porta dritti in B&B. 

Salita tra virgolette perchè il B&B Il Vecchio e il Mare è il giusto premio di un lungo sforzo fisico di circa 10 minuti che si snoda tra i tornanti che offrono sempre scorci davvero di grande interesse non solo paesaggistico ma anche storico-culturale; si passa davanti alla pinacoteca, ad una piccola chiesa diroccata di origine medievale, si passa sotto il bastione del castello di Gaeta per poi trovarsi in una piccola viuzza che porta al nostro B&B Il Vecchio e il Mare. Ad accogliervi con un sorriso e un consiglio Chiara che, insieme al compagno, gestisce da anni questa struttura che fa della sua veranda sul mare un vero e proprio fiore all'occhiello.

Le stanze sono molto accoglienti e, se si è fortunati, è possibile usufruire della camera con il terrazzino privato da cui si può scorgere una vista mozzafiato. I due gestori dimostrano di essere ottimi padroni di casa: a colazione non disdegnano un sorriso e una bella chiacchierata durante la colazione a buffet con gli ospiti commentando la visuale, l'ultimo libro letto o, semplicemente, la storia magica del B&B.

All'interno del B&B Il Vecchio e il Mare è possibile anche leggere libri (è attivo lo scampbio libri) che troverete sia nel grande salone antistante la terrazza panoramica sia nelle stanze, un buon modo per rilassarsi dopo una giornata di sole presso la vicina spiaggia del Serapo che dista a circa 2 km di distanza ed è facilmente raggiungibile sia a piedi sia con il Cotral.

Che dire, il B&B Il Vecchio e il Mare è un vero e proprio punto di riferimento per visitare la Gaeta Medievale, un vero e proprio gioiello storico, culturale e culinario del basso Lazio.

Posizione: 5/5
Colazione: 5/5
Accoglienza: 5/5

Sito Web: http://www.ilvecchioeilmare.net/site/
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martedì 1 ottobre 2013

TORRE ASTURA

Torre Astura è una torre costiera fortificata e un'isola del Lazio, nel territorio del comune di Nettuno, a circa 10 km a sud est dal centro abitato. Si raggiunge percorrendo la strada provinciale Acciarella che da Nettuno porta a Latina. Passato il grande bosco del Foglino, si prosegue per circa 5 km; al primo incrocio girare a destra per Foceverde e dopo tre km si arriva a un grande parcheggio. Da qui parte una passeggiata che porta a Torre Astura. Il territorio di Torre Astura è oggi compreso all'interno dell'U.T.T.A.T. (Ufficio Tecnico Territoriale Armamenti Terrestri) del Ministero della Difesa, già noto come Poligono Militare di Nettuno. Si sviluppa per circa 8 chilometri lungo la costa tirrenica all'interno dell'area comunale. Il paesaggio è per la maggior parte pianeggiante, con tratti di vegetazione bassa a erbe e cespugli di macchia mediterranea (mantenute così dai militari, per le loro esercitazioni) e tratti boschivi caratterizzati da boschi misti a caducifoglie (cerri, farnetti, roverelle e aceri in prevalenza) nelle aree più interne e, in prossimità del mare, da boschi sempreverdi di leccio e sughera spesso sormontati dalle fitte chiome di secolari pinete impiantate dall'uomo in epoche passate. Tutta l'area costiera è bassa e sabbiosa e mantiene quasi inalterati importanti tratti di naturalità, con cordoni dunali alti sui quali crescono l'Ammophila arenaria e il Pancratium maritimum, due specie di notevole pregio botanico. Zona a rischio nell'antichità per le secche e gli improvvisi banchi di roccia, i fondali circostanti il Castello sono ricchi di reperti archeologici, oggetto, sino agli anni settanta, di un saccheggio incontrollato. L'Astura romana era un approdo alla foce del fiume omonimo posto lungo la via Severiana, sede di ville già dal I secolo a.C. Una tra queste fu di Cicerone, e Astura fu teatro delle ultime fasi della sua inutile fuga da Antonio[1]. Nel sito venne realizzata, in età imperiale, una villa strutturata in parte in terraferma e in parte su un'isola artificiale, dotata di una vasta peschiera, i cui resti sono ancora in parte visibili (sulle murature in mare fu poi realizzato il castello).
Nel 1193 il sito venne in possesso dei Frangipane, che per proteggersi dai Saraceni vi costruirono una fortezza marittima con una torre a pianta pentagonale circondata dalle acque e collegata alla terraferma da un ponte ad arcate in laterizio. Nella zona che la circonda si trova una pineta dove scorre il fiume Astura. Nel 1268 Corradino di Svevia, sconfitto a Tagliacozzo, si rifugiò ad Astura, nell'omonima torre, ma Giovanni Frangipane, signore di questa terra lo consegnò a Carlo d'Angiò, re di Napoli, cosicché fu decapitato a Campo Moricino, l'attuale Piazza del Mercato di Napoli. Nel 1426, dopo essere stato feudo dei Caetani e degli Orsini, passò sotto i Colonna, i quali ristrutturarono il castello, dandogli l'attuale aspetto, e lo vendettero nel 1594 a Clemente VIII Aldobrandini. Da questi, finita la famiglia Aldobrandini, passò ai Borghese, dai quali fu ceduta al Comune di Nettuno negli anni settanta.

Fonte: Wikipedia
Immagine tratta da Wikipedia, Autore: Alessio Antonietti

mercoledì 7 agosto 2013

L'ABAZIA DI FOSSANOVA

L'abbazia di Fossanova è sita nel Comune di Priverno, 5 km a sud del centro urbano, in provincia di Latina. L'abitato sito tutt'intorno ha l'aspetto di vicus e prende il nome da una cloaca che nei primi tempi del piccolo borgo (ora frazione di Priverno) era chiamata Fossa Nova. L'abbazia, la cui costruzione durò dal 1163 al 1208, è un perfetto esempio del primo stile gotico italiano, anzi più precisamente di una visibile forma di transizione dal romanico al gotico; l'interno è spoglio o quasi di affreschi (ne rimangono, almeno fino al 1998, alcuni brandelli sulle pareti) secondo l'austero memento mori dei monaci cistercensi. Nel infermeria vi è la stanza ove visse, pregò e meditò san Tommaso d'Aquino negli ultimi giorni della sua vita e dove morì nel 1274; ancora oggi in chiesa se ne conserva la semplice tomba vuota (il corpo fu trasferito dai domenicani a Tolosa alla fine del XIV secolo) composta da una lastra di marmo o travertino rettangolare. Il complesso abbaziale noto come rifacimento di quello benedettino è costituito dal chiostro, fulcro dell'intero organismo, dalla chiesa di Santa Maria, dalla Sala Capitolare con sovrastanti dormitori dei monaci, dal refettorio, dalla cucina e dai dormitori dei conversi. Completano l'insieme la casa dei pellegrini, il cimitero e l'infermeria. Consacrata nel 1208, conserva la nuda architettura, il magnifico rosone e tiburio e i capitelli finemente scolpiti, a testimonianza del ruolo preminente esercitato nella zona. Gli edifici del complesso monumentale sono recintati così da apparire come un borgo, per altro arricchito dai resti di una villa romana del I secolo a.C., visibili proprio di fronte alla chiesa. In uno dei locali dell'abbazia si vendono i prodotti dei monaci, dagli alimentari ai vini ed ai liquori. Attualmente in abbazia, dal 1935, abita una comunità dei Frati Minori Conventuali (francescani). La chiesa si presenta di una spettacolare e severa grandiosità; la facciata (che doveva essere preceduta da un portico) è semplice ma maestosa, con portale fortemente strombato. Il portale è poi costituito da un arco a sesto acuto nella cui lunetta è ripreso il motivo del rosone, mentre nella parte inferiore, un mosaico cosmatesco sostituisce un'iscrizione dedicata a Federico Barbarossa. Al di sopra del portale riccamente decorato, la facciata è adornata da un grande rosone. Originariamente, esso era più piccolo: di questa precedente versione resta una traccia che sembra coronare l'attuale. Ventiquattro colonnine binate, sui cui capitelli si impostano archetti a sesto acuto, funzionano da armatura della vetrata intermessa. L'oculus ottagonale al centro del frontone è un rifacimento di uno originario che doveva essere simile a quello dell'abside. La possanza della facciata è accentuata dall'esposizione dei potenti contrafforti. La struttura della chiesa, costruita interamente in travertino, è basilicale. Ha pianta cruciforme; il braccio longitudinale, che si sviluppa secondo un asse mediano ed è diviso in tre navate, è attraversato perpendicolarmente dal transetto. La lunghezza della navata centrale è scandita nella prima parte da sette campate rettangolari, termina nel presbiterio e nell'abside che formano un unico corpo rettangolare. Il sistema dei sostegni è formato da massicci pilastri rettangolari. Le arcate che conducono dalla navata mediana a quelle laterali sono rette da semicolonne. Altre semicolonne pensili (cioè poste su una mensola a distanza dal suolo) salgono a portare gli archi trasversi della navata centrale. Dal centro del transetto si erge il tiburio a pianta ottagonale, elevato di due piani e sormontato dalla lanterna, che sostituiva il campanile. Le campane si suonavano nel sito del coro con funi che pendevano davanti l'altare maggiore. Nei due bracci, invece, sono ricavate quattro cappelline: dalle due alla sinistra dell'altare scende la scala con la quale i monaci dal dormitorio passavano direttamente in chiesa. Una cornice di semplice fattura, tipicamente borgognona, corre lungo i due lati della navata centrale a spezzare il verticalismo dell'ambiente. È all'inizio del XXI secolo che viene ultimato il restauro del pavimento della basilica. Il complesso cistercense segue nell'impianto spaziale le regole tradizionali dell'architettura monastica: al centro, dal chiostro si accede a tutti gli altri locali ed intorno le dipendenze abbaziali necessari al sostentamento dei monaci: laboratori, magazzini, stalle, ecc. L'intero centro era, poi, delimitato da alte mura delle quali rimane la porta d'ingresso. Nel chiostro ritroviamo la stessa semplicità di forme della chiesa, se si eccettua il lato meridionale che appartiene senza dubbio ad una costruzione assai più tarda. Le arcatelle a tutto sesto si snodano da colonnine doppie lisce e le gallerie sono coperte da volte a botte. Ai tre lati di stile romanico si contrappone quello costruito a sud in stile gotico: arcatelle di sezione acuta, colonnine abbinate di forme differenti e assai complesse che però non contrastano con le forme degli altri tre lati nonostante la semplicità di quest'ultimi. Ben conservata è pure la fontana del chiostro (lavabo) costruita nel XIII secolo di fronte al refettorio. La sala capitolare a due navate divise in sei campate è coperta da volte a crociera costolonata e sostenuta da due pilastri cosiddetti fascicolari, perché formati da un fascio di colonnine. La sala, databile al XIII secolo, è anch'essa di chiaro stile gotico. Tutti i particolari decorativi sono di una grande eleganza di forme. Nel refettorio, molto vasto e posto perpendicolarmente al chiostro secondo la regula, è conservato ancora integro il pulpito di lettura con la relativa scala. Quest'ambiente, di pianta rettangolare, è coperto da un soffitto in legno i cui due spioventi poggiano su cinque grandi archi a sesto acuto, di profilo quadrato, mentre tredici finestre (di cui cinque murate) dovevano dare grande luminosità alla sala. Staccata dall'insieme di stabili che orbitano intorno al chiostro, si trova l'infermeria dei monaci coristi. Al secondo piano si trova la cella dove morì S. Tommaso, ora trasformata in cappella: sull'altare, rifatto dall'abate commendatario cardinale Francesco Barberini, si trova un bassorilievo raffigurante la morte del santo così come ce la tramanda la sua biografia, mentre sta spiegando il Cantico dei Cantici ai monaci.

Fonte: Wikipedia

giovedì 16 maggio 2013

CASTELLO CAETANI

Il Castello Caetani è un castello del XIII secolo, fornito di maschio e baluardi, situato a Sermoneta. La struttura, appartenente alla Fondazione Roffredo Caetani (onlus), è aperta al pubblico. Il castello venne costruito per volere della famiglia degli Annibaldi, agli inizi del Duecento. Il maniero nacque più come fortezza militare, in un punto strategico del territorio tra Roma e Napoli, che come residenza nobiliare: le pareti esterne sono spesse oltre tre metri e tutta la struttura è protetta da una cinta muraria che poggia sulla roccia viva. Di questa prima costruzione restano solo il maschio e una controtorre della "maschietto". La famiglia Annibaldi cedette nel 1297 i territori di Sermoneta, Bassiano e San Donato al nipote di papa Bonifacio VIII, Pietro Caetani, per la somma di 140 mila fiorini d'oro. I Caetani non risparmiarono nulla per rendere la Rocca degli Annibaldi una vera e propria fortezza militare, con nuovi edifici e ben cinque cerchie di mura, che, grazie a un sistema di ponti levatoi, garantivano la possibilità di isolare la torre in caso di attacco. Sotto Onorato III Caetani, alla metà del XVI secolo, Sermoneta conobbe il momento di maggior splendore: Onorato era un uomo attivo, energico, un vero e proprio comandante nato, come dimostrò partecipando alla battaglia di Lepanto. Segnale importante del pericolo per la famiglia Caetani fu l'agguato di cui si ritrovò vittima lo stesso Onorato, ordito forse dai temibili Borgia. Non appena papa Alessandro VI (Borgia) fu eletto papa (1499), scomunicò immediatamente i Caetani e nel 1500 confiscò tutti i loro feudi, affidandoli ai figli Cesare e Lucrezia Borgia. Alessandro VI completò il maniero con altre opere di fortificazione, ad opera di Antonio da Sangallo, che comprendevano anche la realizzazione della Cittadella e la cosiddetta "Casa del Cardinale". Il castello, che ospitò fra gli altri Federico II e nel 1536 Carlo V, ospitò a lungo Lucrezia Borgia che dimorò a Sermoneta per alcuni periodi sotto il pontificato di papa Alessandro VI Borgia. Altri ospiti dimorarono nel castello Caetani, come i papi Gregorio XIII (1576) e Sisto V, e di altre illustri personalità: di loro ci sono tracce in una stanza del complesso che ospitava le iscrizioni (ancora oggi conservate su un muro) di tutti i visitatori di un certo livello. La fortezza venne attaccata molte volte nel corso dei secoli. Nel 1798 il castello fu saccheggiato dai soldati di Napoleone che lo trasformarono in carcere e ne asportarono 36 cannoni[2]. Il Castello tornò di nuovo ai Caetani verso la fine del XIX secolo, con Gelasio Caetani, a cui sono dovuti gli imponenti lavori di restauro dell'antica dimora di famiglia. Nella seconda guerra mondiale, durante la battaglia di Anzio del 1944 il castello è stato abitato ancora dai Caetani (Roffredo e Marguerite Caetani) e dai loro coloni fuggiti dalla pianura pontina. Dal 1977 il castello appartiene alla Fondazione Roffredo Caetani, creata dall'ultima discendente dei Caetani di Sermoneta Lelia Caetani, scomparsa l'11 gennaio 1977.  Il nucleo principale del castello è composto dal maschio (o mastio) che ospitava le stanze da letto del signore e che fungeva da ultimo rifugio di sicurezza in caso d'invasione nemica. La struttura del maschio era completamente indipendente dal resto del castello ed era collegata alle strutture adiacenti solo da due ponti levatoi in legno che potevano essere sollevati all'occorrenza. Il personale e la servitù si sarebbero rifugiati al suo interno qualora tutto il complesso fosse caduto in mani nemiche. Nei pressi del maschio sorge la seconda torre, molto più piccola, detta maschietto. All'esterno delle due torri c'è la grande piazza d'armi. Alcuni edifici del castello vennero in parte demoliti dai Caetani, che realizzarono la sala dei Baroni (modificata dai Borgia nel XV secolo) e le sale dette Camere pinte (ristrutturate alla fine degli anni novanta). Quest'ultimo complesso è composto da tre stanze per gli ospiti, di cui due sono affrescate da un autore sconosciuto che viene fatto risalire alla scuola del Pinturicchio con immagini che rappresentano figure mitologiche e le virtù teologali. Nel 1400 venne realizzata la Casa del Cardinale Valentino Borgia: questo edificio ospita la Madonna con il Bambino e i santi Pietro, Stefano e Giovannino dipinto nel 1541 da Girolamo Siciolante e che originariamente si trovava esposto nell'abbazia di Valvisciolo. All'interno del Maschio, la torre principale del castello, è ancora perfettamente conservato il letto a baldacchino originale del signore. Sui muri di una delle sale del castello venivano ospitate le firme dei cittadini illustri in visita e su una di queste pareti è ancora perfettamente conservato un pentagramma, inciso, del musicista compositore Roffredo Caetani. La sala del Cardinale ospita la Madonna con il Bambino e i santi Pietro, Stefano e Giovannino dipinto nel 1541 da Girolamo Siciolante, detto Il Sermoneta. Nelle stalle del castello sono state girate alcune scene del film Non ci resta che piangere. Si narra che nella fortezza aleggi ancora oggi lo spirito di un bambino, morto violentemente nel sotterraneo del castello, alcuni pensano che si tratti del principino ritratto in un quadro presente nella sala del Cardinale e di cui non si conosce l'identità. Il castello si può visitare tutto l'anno ed è aperto tutta la settimana tranne il giovedì. Da ottobre a marzo le visite sono dalle 14 alle 16 mentre da aprile a settembre la prima visita è alle 15 e l'ultima alle 18. Oltre alle visite guidate, gestite dalla "Fondazione Roffredo Caetani" fondata da Lelia Caetani, il castello è sede di prestigiosi incontri culturali e viene abitato per lunghi periodi dell'anno da artisti e studiosi. In primavera la struttura è abitata dai restauratori del Centro Internazionale di Studi per la conservazione e il restauro dei Beni Culturali che tutelano in prevalenza le sale dette "Camere pinte", la facciata dell'edificio della Vecchia cucina. In estate è il momento del "Festival pontino di musica" (appuntamento fortemente voluto da Lelia Caetani (1913-1977), ultima erede della dinastia, e da suo marito Hubert Howard che lo istituirono nel 1963 in memoria del compositore Roffredo Caetani, padre di Lelia e marito di Marguerite Caetani, e degli appuntamenti organizzati dal "Campus internazionale di Musica". Vengono anche organizzati incontri e convegni dedicati all'architettura, alla sociologia e all'urbanistica.

Fonte:Wikipedia

martedì 14 maggio 2013

ABBAZIA DI FOSSANOVA

L'abbazia di Fossanova è sita nel Comune di Priverno, 5 km a sud del centro urbano, in provincia di Latina. L'abitato sito tutt'intorno ha l'aspetto di vicus e prende il nome da una cloaca che nei primi tempi del piccolo borgo (ora frazione di Priverno) era chiamata Fossa Nova. L'abbazia, la cui costruzione durò dal 1163 al 1208, in stile romanico, ma più precisamente in una visibile forma di transizione fra il romanico ed il gotico, ha l'interno spoglio o quasi di affreschi (ne rimangono, almeno fino al 1998, alcuni brandelli sulle pareti) secondo l'austero memento mori dei monaci cistercensi. Nel infermeria vi è la stanza ove visse, pregò e meditò san Tommaso d'Aquino negli ultimi giorni della sua vita e dove morì nel 1274; ancora oggi in chiesa se ne conserva la semplice tomba vuota (il corpo fu trasferito dai domenicani a Tolosa alla fine del XIV secolo) composta da una lastra di marmo o travertino rettangolare. Il complesso abbaziale noto come rifacimento di quello benedettino è costituito dal chiostro, fulcro dell'intero organismo, dalla chiesa di Santa Maria, dalla Sala Capitolare con sovrastanti dormitori dei monaci, dal refettorio, dalla cucina e dai dormitori dei conversi. Completano l'insieme la casa dei pellegrini, il cimitero e l'infermeria. Consacrata nel 1208, conserva la nuda architettura, il magnifico rosone e tiburio e i capitelli finemente scolpiti, a testimonianza del ruolo preminente esercitato nella zona. Gli edifici del complesso monumentale sono recintati così da apparire come un borgo, per altro arricchito dai resti di una villa romana del I secolo a.C., visibili proprio di fronte alla chiesa. In uno dei locali dell'abbazia si vendono i prodotti dei monaci, dagli alimentari ai vini ed ai liquori. Attualmente in abbazia, dal 1935, abita una comunità dei Frati Minori Conventuali (francescani). La chiesa si presenta di una spettacolare e severa grandiosità; la facciata (che doveva essere preceduta da un portico) è semplice ma maestosa, con portale fortemente strombato. Il portale è poi costituito da un arco a sesto acuto nella cui lunetta è ripreso il motivo del rosone, mentre nella parte inferiore, un mosaico cosmatesco sostituisce un'iscrizione dedicata a Federico Barbarossa. Al di sopra del portale riccamente decorato, la facciata è adornata da un grande rosone. Originariamente, esso era più piccolo: di questa precedente versione resta una traccia che sembra coronare l'attuale. Ventiquattro colonnine binate, sui cui capitelli si impostano archetti a sesto acuto, funzionano da armatura della vetrata intermessa. L'oculus ottagonale al centro del frontone è un rifacimento di uno originario che doveva essere simile a quello dell'abside. La possanza della facciata è accentuata dall'esposizione dei potenti contrafforti. La struttura della chiesa, costruita interamente in travertino, è basilicale. Ha pianta cruciforme; il braccio longitudinale, che si sviluppa secondo un asse mediano ed è diviso in tre navate, è attraversato perpendicolarmente dal transetto. La lunghezza della navata centrale è scandita nella prima parte da sette campate rettangolari, termina nel presbiterio e nell'abside che formano un unico corpo rettangolare. Il sistema dei sostegni è formato da massicci pilastri rettangolari. Le arcate che conducono dalla navata mediana a quelle laterali sono rette da semicolonne. Altre semicolonne pensili (cioè poste su una mensola a distanza dal suolo) salgono a portare gli archi trasversi della navata centrale. Dal centro del transetto si erge il tiburio a pianta ottagonale, elevato di due piani e sormontato dalla lanterna, che sostituiva il campanile. Le campane si suonavano nel sito del coro con funi che pendevano davanti l'altare maggiore. Nei due bracci, invece, sono ricavate quattro cappelline: dalle due alla sinistra dell'altare scende la scala con la quale i monaci dal dormitorio passavano direttamente in chiesa. Una cornice di semplice fattura, tipicamente borgognona, corre lungo i due lati della navata centrale a spezzare il verticalismo dell'ambiente. È all'inizio del XXI secolo che viene ultimato il restauro del pavimento della basilica. Il complesso cistercense segue nell'impianto spaziale le regole tradizionali dell'architettura monastica: al centro, dal chiostro si accede a tutti gli altri locali ed intorno le dipendenze abbaziali necessari al sostentamento dei monaci: laboratori, magazzini, stalle, ecc. L'intero centro era, poi, delimitato da alte mura delle quali rimane la porta d'ingresso. Nel chiostro ritroviamo la stessa semplicità di forme della chiesa, se si eccettua il lato meridionale che appartiene senza dubbio ad una costruzione assai più tarda. Le arcatelle a tutto sesto si snodano da colonnine doppie lisce e le gallerie sono coperte da volte a botte. Ai tre lati di stile romanico si contrappone quello costruito a sud in stile gotico: arcatelle di sezione acuta, colonnine abbinate di forme differenti e assai complesse che però non contrastano con le forme degli altri tre lati nonostante la semplicità di quest'ultimi. Ben conservata è pure la fontana del chiostro (lavabo) costruita nel XIII secolo di fronte al refettorio. La sala capitolare a due navate divise in sei campate è coperta da volte a crociera costolonata e sostenuta da due pilastri cosiddetti fascicolari, perché formati da un fascio di colonnine. La sala, databile al XIII secolo, è anch'essa di chiaro stile gotico. Tutti i particolari decorativi sono di una grande eleganza di forme. Nel refettorio, molto vasto e posto perpendicolarmente al chiostro secondo la regula, è conservato ancora integro il pulpito di lettura con la relativa scala. Quest'ambiente, di pianta rettangolare, è coperto da un soffitto in legno i cui due spioventi poggiano su cinque grandi archi a sesto acuto, di profilo quadrato, mentre tredici finestre (di cui cinque murate) dovevano dare grande luminosità alla sala. Staccata dall'insieme di stabili che orbitano intorno al chiostro, si trova l'infermeria dei monaci coristi. Al secondo piano si trova la cella dove morì S. Tommaso, ora trasformata in cappella: sull'altare, rifatto dall'abate commendatario cardinale Francesco Barberini, si trova un bassorilievo raffigurante la morte del santo così come ce la tramanda la sua biografia, mentre sta spiegando il Cantico dei Cantici ai monaci.

Fonte: Wikipedia

lunedì 13 maggio 2013

ABBAZIA DI SAN MAGNO

L'abbazia di San Magno si trova a Fondi (provincia di Latina). Secondo il racconto di San Gregorio Magno, il monastero fu edificato per volere di Sant'Onorato nel 522 per onorare il martirio di San Magno, ucciso insieme a San Paterno e a 2597 cristiani, come si legge in alcuni documenti agiografici di epoca medievale, le Passiones, dedicate ai due santi. Del complesso monastico sono state rinvenute: la chiesa di epoca medievale, a croce latina e dotata di cripta, che conserva pregevoli affreschi; la chiesa rinascimentale riaperta al culto e intitolata a San Benedetto; alcune strutture pertinenti forse alle ultime fasi di vita del complesso, in particolare il mulino, la foresteria e delle vasche di lavorazione dell'olio. Il corpo di San Magno giacque nella cripta della chiesa fino all'847 quando fu saccheggiato da Platone di Veroli, Capitano della Campania, e lo adagiò nella chiesa di Sant'Andrea. Successivamente con l'invasione saracena di Veroli, il corpo venerabilissimo di San Magno fu spostato ad Anagni. Il monastero, fino al 1072, fu autonomo e gestito dai monaci ordinari. In seguito il console Gerardo di Fondi donò il monastero all'abbazia di Montecassino.
Nel 1492 Alessandro VI passò con una bolla pontificia fece passare il monastero alla congregazione olivetana. Nel XV secolo il monastero fu ricostruito da Prospero Colonna [non si sa se prima il monastero fu demolito o distrutto per cause naturali (terremoti, bradisismo, ecc.). Nel corso dei secoli il monastero, data l'importanza dello stesso stabile, conobbe alterne fortune contabili e spogliazioni di vandali (nel 1798 i francesi distrussero parte del monastero e spogliarono gran parte dei locali monastici). Quindi il monastero conobbe l'oblio (in seguito fu usata anche, addirittura, come stalla per pecore), ma molti ambienti perdurarono a mostrare splendori rinascimentali. Oggi il monastero è affidato all'Arcidiocesi di Gaeta e alla cura della Fraternità del Monastero (www.monasterosanmagno.it) ed è in atto il restauro/ricostruzione del complesso.

Fonte: Wikipedia

domenica 12 maggio 2013

ABBAZIA DI VALVISCIOLO

L'abbazia di Valvisciolo è un'abbazia situata in provincia di Latina, fra Sermoneta, l'oasi di Ninfa e Latina Scalo. Edificata in rigoroso stile romanico-cistercense è uno dei massimi capolavori del genere della provincia dopo l'abbazia di Fossanova. La tradizione vuole che questa abbazia sia stata fondata nel XII secolo da monaci greci e sia stata occupata e restaurata dai Templari nel XIII sec. Quando nel XIV secolo questo ordine venne disciolto subentrarono i Cistercensi. A questa abbazia è legata una leggenda medioevale, dove si narra che nel 1314, quando venne posto al rogo l'ultimo Gran Maestro Templare, Jacques de Molay gli architravi delle chiese si spezzarono. Ancora oggi, osservando attentamente l'architrave del portale principale dell'abbazia, si riesce a intravedere una crepa. Gli indizi della presenza Templare sono costituiti da alcune caratteristiche croci: nel primo gradone del pavimento della chiesa, nel soffitto del chiostro e quella più famosa di tutte scolpita nella parte sinistra dell'occhio centrale del rosone, venuta alla luce nei restauri di inizio secolo. In tempi recenti, sul lato occidentale del chiostro, abbattendo un muro posticcio, sono venute alla luce, graffite sull'intonaco originale, le cinque famose parole del magico palindromo: SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS, con la variante, sinora un unicum, che le venticinque lettere sono disposte in cinque anelli circolari concentrici, ognuno dei quali diviso in cinque settori, in modo da formare una figura simile ad un bersaglio. Nel 1411 l'abbazia fu ceduta in commenda a Paolo Caetani. Nel 1523 fu declassata da Clemente VII a priorato semplice. Nel 1529 fu ridotta a priorato secolare. Tra il 1600 e il 1605 fu abitata dai cistercensi della congregazione dei Foglianti fino al 1619. Tra il 1619 e il 1635 l'abbazia fu abitata dai Minimi di san Francesco di Paola. Tornarono nuovamente i Foglianti che l'abitarono fino alla Soppressione degli Ordini religiosi voluta da Napoleone Buonaparte. Pio IX fece due importanti visite all'abbazia nel 1863 e nel 1865. Fu per volere di Pio IX che l'abbazia divenne priorato conventuale dipendente dalla congregazione di Casamari. Il 5 luglio 1888 il Priore D. Bartolomeo M. Daini riscattò il complesso monastico messo all'asta dal Comune di Sermoneta con la somma di 10.150£. Ora l'abbazia continua ad essere abitata dai monaci cistercensi della congregazione di Casamari.  L'interno della chiesa, a tre navate suddivise da pilastri e colonne, presenta pareti spoglie di affreschi secondo i canoni del "memento mori" dei cistercensi che evitavano gli sfarzi architettonici perché non contava per loro la materialità ma, invece, la spiritualità. Sul fondo della navata sinistra si trova la cappella di San Lorenzo. Affrescata nel 1586-89 dal pittore Niccolò Circignani detto il Pomarancio su commissione del cardinale Enrico Caetani e di Onorato IV. Questo ciclo di affreschi fu realizzato in occasione della visita di papa Sisto V nel ducato Caetani. All'interno della cappella vi sono molti cenni autocelebrativi riferiti al titolo ducale che nel 1586 fu concesso proprio a Onorato IV.Infatti vi sono presenti moltissime corone ducali sorrette da puttini. Interessantissimo l'autoritratto del Pomarancio che la studiosa Sonia Testa ha scoperto fra la decorazione a grottesche della volta, in prossimità delle due vele con l'episodio in cui San Lorenzo opera la conversione di Lucilio e quella con l'episodio in cui san Lorenzo battezza in carcere san Romano. Sopra il portone d'ingresso si può notare un rosone. Il chiostro sito alla destra dell'abbazia guardando la facciata ha un giardino vivacemente colorato. L'abbazia è ubicata in una piccola valle per tradizione medievale detta "dell'usignolo".

Fonte: Wikipedia

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