Pagine

Visita il Primo Museo Didattico Templare Permanente in Italia!

Scopri la storia dei Templari con il Primo Museo Didattico Templare Permanente in Italia sito a Viterbo!

Vuoi visitare Viterbo?

Se vuoi visitare Viterbo, l'Appartamento uso turistico di Emiliano e Rosita è il punto ideale per la tua vacanza!

La Grande Storia dei Cavalieri Templari

Creati per difendere la Terrasanta a seguito della Prima Crociata i Cavalieri Templari destano ancora molto interesse: scopriamo insieme chi erano e come vivevano i Cavalieri del Tempio

La Grande Leggenda dei Cavalieri della Tavola Rotonda

I personaggi e i fatti più importanti del ciclo arturiano e della Tavola Rotonda

Le Leggende Medioevali

Personaggi, luoghi e fatti che hanno contribuito a conferire al Medioevo un alone di mistero che lo rende ancora più affascinante ed amato. Dal Ponte del Diavolo ai Cavalieri della Tavola Rotonda passando per Durlindana, la leggendaria spada di Orlando e i misteriosi draghi...

Visualizzazione post con etichetta Brindisi. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Brindisi. Mostra tutti i post

domenica 8 novembre 2015

LA FONTANA TANCREDI DI BRINDISI


La Fontana Tancredi, denominata Fontana Grande è la più antica tra le fontane brindisine già esistente nella Brundisium romana nell'attuale Viale Provinciale per San Vito tra i rioni Minnuta e Casale, quello che era un tratto della via Appia¹. Nell'agosto 1192 nella Cattedrale di Brindisi² si celebrarono le nozze tra il figlio del re di Sicilia Tancredi d'Altavilla³, Ruggero⁴ con Irene Angelo⁵, figlia dell'imperatore, o basileus, di Costantinopoli Isacco II⁶. Il padre dello sposo, per celebrare questo avvenimento decise di costruire la fontana su quella esistente di epoca romana dove venne posta un' epigrafe in latino, non più leggibile

"ANNO DOMINICAE INCARNATIONIS 
MILLESIMO CENTESIMO NONAGESIMO 
SECUNDO REGNANTE DOMINO NOSTRO TANCREDO 
INVICTISSIMO REGE ANNO TERTIO
ET FELICITER REGNANTE DOMINO NOSTRO 
GLORIOSISSIMO REGE ROGERIO FILIO EIUS
ANNO PRIMO MENSE AUGUSTI INDICTIONIS DECIMAE
HOC OPUS FACTUM EST AD HONOREM EORUNDEM REGUM" ⁷

Nel Medioevo, l'acqua della fontana veniva utilizzata non solo per abbeverare gli animali dei viaggiatori che giungevano in città come pellegrini verso la Terra Santa ma anche per l'irrigazione dei giardini circostanti e per le esigenze dei cittadini. Pasquale Camassa⁸ nella sua Guida di Brindisi descrive con una citazione la qualità dell'acqua che scorre con "la migliore dell'acqua"⁹

Nel 1540 il governatore della provincia, Ferrante Loffredo¹⁰ decise di restaurare una parte della via e di ingrandire la fontana collocando sulla parete centrale tre stemmi: lo stemma della citt๹ al centro, quello¹² di Ferrante Loffredo sulla sinistra e l'arme¹³ di Carlo V¹⁴ sulla destra.
Per ricordare l' avvenimento, il governatore decise di lasciare una seconda epigrafe in latino, dove invita i viaggiatori a fermarsi per dissetarsi dopo un lungo tragitto:

"AD VIATORES
APPIA APPIO FONS TANCREDO REGE AEDITA
AMBO FERDINANDO LOFFREDO HEROE INSTAURATA
QUARE STA BIBE ET PROPERA ET TRIA HAEC COMMODA
HIS TRIBUS PROCERIBUS ACCEPTA REFERTO
SINDACO IOANNE MARIA STEFANIO EX PUBBLICIS.
BRUNDUSINORUM IMPENSIS ANO D. MDIL"  ¹⁵

Nel 1828 la fontana si trovava in uno stato di totale rovina, quasi giunti al limite del totale crollo, venne presa la decisione di effettuare un secondo restauro. 
Due interventi di restauro per conservare il monumento sono stati realizzati nel 1998-1999 e nel 2011 quando il Comune di Brindisi decise di stanziare dei fondi per la ristrutturazione del monumento e la riqualificazione dell'area circostante con la bonifica del giardino e gli inserimenti di panchine e del nuovo impianto d'illuminazione, riaprendola ai brindisini il 21 febbraio 2013, sotto l'amministrazione del Sindaco Cosimo Consales¹⁶ con una cerimonia alla presenza di autorità politiche e religiose.

La struttura è composta da un muro rettangolare, da due edicole¹⁷ laterali ad arco a sesto acuto¹⁸ con cupole di stile arabo, congiunte da una vasca raccolta dell'acqua che sgorge dalla bocca dei mascheroni, presenti anche nelle nicchie.

BIBLIOGRAFIA:


  • Bascapè Giacomo, Del Piazzo Marcello, Insegni e simboli. Araldica pubblica e privata medievale e moderna, Roma, Ministero per i beni e le attività culturali, 2009 (nota 12)
  • Camassa Pasquale, Guida di Brindisi, Brindisi, Edizione Commerciale, 1910;
  • Del Sordo Alberto, Ritratti brindisini; presentazione di Aldo Vallone. Bari, 1983 (nota 8);
  • De Vecchi Pierluigi e Cerchiari Elda, Arte nel Tempo, Milano, Bompiani, 1991 (nota 17-18)
  • Houben Hubert, Tancredi. Conte di Lecce, re di Sicilia, Galatina, Congedo Editore, 2004 (nota 2);
  • Jurlaro Rosario, Epigrafi medievali brindisine, Studi salentini, A. 13, 1968, pp. 231-277 (nota 7); 
  • Maddalena Giuseppe e Tarantino Francesco P., Delle insegne che ancora veggonsi nella città di Brindisi, Brindisi, Ed. Alfeo, 1989 (nota 12)
  • Papadia Vittorio, Brindisi: dal paganesimo al cristianesimo, Latiano, Neografica, 2002; (nota 3);
  • Riccardo di San Germano, La Cronaca, trad. di G. Sperduti, Cassino 1999, pp.29-30. (nota 2);
  • Ribezzi Petrosillo Vittoria, Guida di Brindisi, Congedo Editore, Galatina, 1993;
  • Sirago Vito Antonio, "Brindisi al tempo di Augusto", in "Brundisii res", v. 1, n. 11, 1979, pp. 21-38 (nota 1);
  • Vitolo Giovanni, Medioevo. I caratteri originali di un'età di transizione, Firenze, Sansoni, 2000; (nota 3)

SITOGRAFIA:
www.treccani.it (nota 6)

NOTE:

¹ La via Appia è una strada romana lunga 360 miglia romane, di cui lavori iniziarono sotto il console Appio Claudio Cieco (350-271 a.C.) (lat. Appius Claudius Caecus) nel 312 a.C., e passava per Aricia (odierna Arriccia), Forum Appii (odierna Sezze), Anxur (odierna Terracina), Fundi (odierna Fondi), Itri, Formiae (odierna Formia), Minturnae (odierna Minturno), Sinuessa (odierna Mondragone), Capua (odierna Santa Maria Capua Vetere), Vicus Novanensis (odierna Santa Maria a Vico) per poi passare per la Stretta di Arpaia, nell'attuale provincia di Caserta. Attraversando il ponte sul fiume Isclero si raggiungeva Caudium (odierna Montesarchio), e costeggiando il monte Mauro, scendeva verso Apollosa ed il torrente Corvo. Dopo aver attraversato una serie di ponti si giungeva a Beneventum (odierna Benevento) per poi proseguire verso Venusia (odierna Venosa), Sylvium (odierna Gravina di Puglia), Blera (nei pressi dell'odierna Santeramo), Subplatia (nei pressi dell'odierna Laterza), Canales (odierna Palagiano) e Tarentum (odierna Taranto). Dalla città jonica si proseguiva per Urra (odierna Oria) fino alla città di destinazione Brundisium, città che aveva un'importanza fondamentale per i romani grazie al suo porto.

² Secondo il cronista Riccardo di San Germano (San Germano circa 1170-1243), il matrimonio si sarebbe celebrato nel 1191 e anche la cerimonia per l'investitura ufficiale come descritto nella sua opera "Chronica": "1191. (...) Re Tancredi, passando dalla Sicilia nella Puglia, tenuta una solenne adunanza a Termoli, si reca nell'Abruzzo, assedia il conte Rinaldo e lo costringe a passare di nuovo sotto il suo potere; e di qui, recandosi a Brindisi, dà in sposa la figlia di Isacco, imperatore di Costantinopoli, cioè Urania, al figlio Ruggero, suo secondo genito. E celebrate solennemente le nozze a Brindisi e qui coronato re suo figlio, il soprannominato re se ne tornò in Sicilia trionfante e glorioso (...)."

³ Conosciuto anche come Tancredi di Lecce (Lecce, circa 1138-20 febbraio 1194). Divenne Conte di Lecce, contea normanna che comprendeva le attuali Ostuni, Oria, Campi, Maglie, Otranto, Nardò, Torchiarolo, Squinzano, Novoli, Trepuzzi, Arnesano, Carmiano, Monteroni, Surbo, San Pietro in Lama, Lequile, San Cesario di Lecce, San Donato di Lecce, Cavallino, Lizzanello, Vernole, Melendugno, Roca; Merine, Caprarica, Galugnano, Castrì, Pisignano, Acquarica, Strudà, Vanze, Acaia, Cerceto, Serrano, Stigliano.
Brindisi come altre le città portuali dell'odierna Puglia, Taranto, Bari, Gallipoli sono state conquistate da Roberto d'Altavilla, conosciuto come Roberto il Guiscardo (Hauteville-la-Guichard, 1025 circa – Cefalonia, 17 luglio 1085 ) nel 1059. Nel 1161 partecipò alla rivolta di Palermo, capitanata dal nobile Matteo Bonello con l'intento di deporre il re Guglielmo I, detto il Malo (Palermo o Monreale, 1131–Palermo, 7 maggio 1166), cugino dello stesso Tancredi, in favore di Ruggero IV. Dopo aver espugnato il palazzo reale il 9 marzo 1161 e imprigionato nelle segrete lo stesso re, il popolo decise di non seguire più la rivolta e gli insorti furono costretti a libeare il re l'11 marzo 1161. Egli venne catturato dal re e ottenne il suo "perdono" decidendolo di spedirlo in esilio a Costantinopoli fino all'anno della morte del re normanno avvenuta nel 1166 con la salita al trono del figlio Guglielmo II, detto il Buono (Palermo, dicembre 1153–Palermo, 18 novembre 1189).
Tancredi è conosciuto per le sue spedizioni militari del 1174 inviando una flotta ad Alessandria d'Egitto per sostenere i Fatmidi, dinastia sciita ismailita, contro il re saraceno Saladino (Tikrit, 1137–Damasco, 4 marzo 1193), ma la rivolta venne sopprcessa e così i normanni si diedero al saccheggio lungo le coste mediterranee.
Nel 1185 salpò per Durazzo per attaccare l'impero bizantino ma ottenne una sconfitta subita da parte del basileus Alessio I Comneno (Costantinopoli, 1056–Costantinopoli,15 agosto 1118).
Nel 1186 Tancredi, insieme al fedele ammiraglio brindisino Margarito da Brindisi (1145 circa-1197 o 1200), decisero di aiutare Isacco Comneno di Cipro (1155 circa –1195/1196), ribellatosi ai bizantini, ottenendo un grande successo e grazie a ciò il brindisino venne nominato primo ministro della monarchia, comandante supremo navale e viene insignito del titolo di Conte di Malta.
Nel 1189 il re Guglielmo II di Sicilia morì e si aprirono la questione su chi fosse il suo successore tra la zia Costanza d'Altavilla (Palermo, 2 novembre 1154–Palermo,27 novembre 1198 ), la quale dovrebbe essere la degna successore, ma aveva l'opposizione dei cavalieri normanni in quanto non gradivano il suo matrimonio col re della dinastia sveva o della casata degli Hohenstaufen, Enrico IV (Nimega, novembre 1165–Messina,28 settembre 1197). La situazione entrò in favore di Tancredi perchè l'imperatore Federico Barbarossa (Waiblingen,1122–Saleph,10 giugno 1190) era impegnato nella III crociata (1189-1192) in Terra Santa, i coniugi furono costretti a rimanere in Germania, e così nel novembre 1189 Tancredi divenne re di Sicilia con una cerimonia di incoronazione a Palermo e con il consenso del Papa Clemente III (Roma, circa 1130-Roma, 20 marzo 1991).
Nel 1190, Riccardo I d'Inghilterra, detto Cuor di Leone (Oxford, 8 settembre 1157–Châlus, 6 aprile 1199) , re d' Inghilterra, e Filippo II Augusto (Gonesse, 21 agosto 1165–Mantes-la-Jolie, 14 luglio 1223) , re di Francia, furono costretti a una sosta nel porto di Messina per via delle terribili condizioni meteorologiche, in particolare a causa delle tempeste invernali. La convivenza tra i due durò poco a causa di dissapori legata a vicende personali, e così il re francese lasciò la Sicilia, mentre il re inglese rimase perché doveva chiarire la situazione della sorella Giovanna d'Inghilterra (Angers, ottobre 1165–Rouen, 24 settembre 1199), vedova del re Guglilemo II il Buono, rinchiusa dal re nel Castello della Zisa, nell'odierna città di Cefalù, per la questione della dote, in quanto non aveva ottenuto figli da suo marito, ma il re normanno gli concesse solo la metà della dote e così il re inglese, irritato, decise di saccheggiare la città siciliana costringendo Tancredi a stringere un accordo.
Non c'è pace per Tancredi, perché Enrico IV decise di attaccare il regno di Sicilia, con l'aiuto della flotta pisana, ottenendo una sconfitta dai normanni e di conseguenza l'imperatrice Costanza venne catturata e imprigionata a Salerno.
La morte gli giungerà il 20 febbraio 1194 per una malattia non ancora del tutto chiarito, lasciando il regno al figlio minore Guglielmo III, detto Guglielmino (Palermo,1185–1198) sotto la reggenza della moglie Sibilla di Medania, conosciuta anche come Sibilla di Acerra (Acerra, 1153–1205), visto che il figlio Ruggero era deceduto l'anno precedente, e con un tranello da parte dell'imperatore ingannerà la regina Sibilla, mandando in rovina l'innocente Guglielmo, diventando re di Sicilia nel 1194.

⁴ Ruggero III di Sicilia (1175- Palermo, dicembre 1193). E' il primogenito del re Tancredi e della regina Sibilla. Venne nominato duca di Puglia nel 1189.  Morì all'età di 19 anni.  

⁵ Irene Angelo (Costantinopoli, 1181–castello degli Hohenstaufen, 27 agosto 1208), in greco Ειρήνη, figlia dell'imperatore Isacco II e della principessa Irene di probabile dinastia dei Paleoligi, divenne principessa del Regno di Sicilia con il matrimonio col principe Ruggero di Sicilia. Quando il regno di Sicilia venne sottomessa agli Svevi, la principessa venne fatta prigioniera e nel 1197 si sposò col figlio dell'imperatore, Filippo di Svevia (agosto 1177 –Bamberga, 21 giugno 1208).
Morì nel 1208 presso la residenza degli Hohenstaufen, con probabilità a causa del parto della sua ultimogenita. 

⁶ Isacco II Angelo (settembre 1156-Costantinopoli, 8 febbraio 1204), in greco Isaakios II Angelos, figlio di Andronico Angelo e di Eufrosine Castamofissa. Divenne imperatore quando il padre venne trucidato dalla popolazione bizantina nel 1185. Si allea con il re saraceno Saladino, in opposizione al Barbarossa per la terza crociata.
Il fratello Alessio colse l'occasione del risentimento popolare per i privilegi alla tre repubbliche marinare, Venezia, Genova e Pisa nel 1195 lo fece deporre, accecare e fatto prigioniero, ma venne liberato nel 1203 dal figlio Alessio IV Angelo (1182–Costantinopoli, 8 febbraio 1204) grazie all'appoggio dei veneziani e riposto sul trono. L'anno successivo entrambi furono uccisi durante un'insurrezione popolare da parte di Alessio Ducas (Costantinopoli, 1140–Costantinopoli, dicembre 1205) , detto Marzuflo per vie delle sue folte sopracciglia.

⁷ Rosario Jurlaro (Francavilla Fontana, 23 marzo 1930) ha attinto dal Giambattista Casimiro (ms. D/8, f.14 della Bibl. "Annibale de Leo" di Brindisi) il quale ha riprodotto la forma delle lettere e le abbreviature dell' originale. La lettura U nella lingua latina veniva utilizzata la lettere V e perciò la "dicitura corretta" è: "Anno dominicae incarnationis 
mill(esim)o centesimo nonagesimo 
secv(n)do reg(n)ante d(omi)no n(ost)ro Tancredo 
invictissimo rege anno tertio 
et feliciter regnante d(omi)no n(ost)ro 
gloriosiss(imo) rege Rogerio filio eivs 
an(n)o primo mense av(gv)sti indic(tionis) decimae 
hoc opvs factvu(m) est ad honore(m) eorv(n)dem regvm"

⁸ Pasquale Camassa (Brindisi, 24 dicembre 1858–Mesagne, 10 dicembre 1941) conosciuto dai brindisini col soprannome di Papa Pascalinu. E' passato alla storia come uno dei maggiori cultori di Brindisi del XX secolo contribuendo alla pubblicazione di libri come la Guida di Brindisi pubblicate nel 1897 e nel 1910, Brindisini illustri nel 1909 e La romanità di Brindisi attraverso la sua storia e i suoi avanzi monumentali nel 1934. Nel 1890 prese il posto dell' archeologo e grande cultore brindisino, Giovanni Tarantini (Brindisi, 15 novembre 1805–Brindisi, 9 febbraio 1889) nel Museo Civico, l'odierno Museo Provinciale "Francesco Ribezzo". Nel 1921 fondo la "Brigata degli amanti della storia e dell'arte" e fu il promotore della tradizione brindisina la melonata ferragostale.
Il 7 dicembre 1941 la città verrà bombardata, Camassa verrà ferito, con la sua casa completamente distrutta, e trasportato in ospedale a Mesagne dove morirà il 10 dicembre 1941.

⁹ Camassa Pasquale, Guida di Brindisi, Brindisi, Edizione Commerciale, 1910, pag. 66: "Offre una delle migliori acque"

¹⁰ Ferrante Loffredo, governatore della Terra d'Otranto, regione dell'allora Regno di Napoli comprendente le attuali provincie di Brindisi (togliendo Fasano e Cisternino), di Lecce, e una parte della provincia di Taranto e di Matera fino al 1663.

¹¹ La testa di cervo venne utilizzata come lo  stemma della città, tuttora in uso. I messapi chiamarono la città col nome di Brunda, ovvero testa di cervo perché se si guarda la città attraverso una carta geografica, si nota la forma della testa dell'animale. Le corna, raffigurate nello stemma, simboleggiano il porto, in particolare le diramazioni del porto interno: il Seno di Ponente (destra del porto) e il Seno di Levante (sinistra del porto) 

¹² Lo stemma è di tipo sannitico, chiamato anche scudo francese moderno, dalla forma rettangolare dove gli angoli inferiori sono arrotondati da archi di cerchio con un raggio di mezzo modulo. Nel caso del Loffredo la punta è decorata da una decorazione nastriforme che poggia su una base a semplice, lineare circolare. Lo stemma in pietra bianca è abraso nel corpo dello scudo dove si possono notare dei distacchi e delle irregolarità nel margine sinistro, e anche nell'angolo inferiore destro e nell'angolo superiore sinistro della cornice con un nastro consunto e interrotto in diversi punti.

¹³ L'imperatore Carlo V volle inserire il suo arme in tutte le fortificazioni della città, per esempio è presente a Porta Mesagne e  Porta Lecce. Nell'arme sono presenti tutti i suoi possedimenti, il Regno di Spagna, il Sacro Romano Impero, Regno di Napoli e il Ducato di Borgogna.

¹⁴ Carlo d'Asburgo (Gand, 24 febbraio 1500-Cuacos de Yuste, 21 settembre 1558). Viene conosciuto come Carlo I di Spagna, Carlo V imperatore del Sacro Romano Impero,  Carlo IV di Napoli e Carlo II come duca di Borgogna. Figlio di Filippo d'Asburgo, detto il Bello (Bruges, 22 luglio 1478–Burgos, 25 settembre 1506) e di Giovanna d'Aragona (Toledo, 6 novembre 1479–Tordesillas,12 aprile 1555), nota per la sua pazzia. A soli sei anni, nel 1506 ereditò i territori del padre, i Paesi Bassi, il Lussemburgo, l'Artois e la Franca Contea. Nel 1515 con la morte della madre Giovanna, ottenne i territorio della Castiglia, e l'anno successivo nel 1516 con la morte del nonno materno Ferdinando II d'Aragona, detto il Cattolico (Sos, 10 marzo 1452–Madrigalejo, 23 gennaio 1516), eredita i territorio dell'Aragona. Non eredita solo i territori spagnoli ma anche il Regno di Napoli e le colonie americane. Il 12 agosto 1519 muore il nonno paterno Massimiliano I d'Asburgo (Wiener Neustadt, 22 marzo 1459–Wels, 12 gennaio 1519) e venne eletto imperatore del Sacro Romano Impero a Francoforte, mentre la cerimonia d'incoronazione avvenne nella cattedrale di Aquisgrana, un tempo sede della corte dell'imperatore Carlo Magno, il 23 ottobre 1520 dall'arcivescovo di Colonia. Da quel giorno sarà il sovrano più temuto dalle altre potenze europee, in particolare dalla Francia di Francesco I di Valois (Cognac, 12 settembre 1494–Rambouillet, 31 marzo 1547)  e dall' Inghilterra di Enrico VIII Tudor (Greenwich, 28 giugno 1491–Londra, 28 gennaio 1547) .  Nel 1521 decise di scendere in Italia e occupò il Ducato di Milano, sotto il controllo francese, e quattro anni dopo nel 1525 sconfisse l'esercito francese nella battaglia di Pavia. Le altre città italiane, in particolare Venezia e Firenze con l'aggiunta dello Stato Pontificio, temendo la minaccia imperiale decisero di allearsi con la Francia. Nel 1529 venne firmato un accordo tra Carlo V e Francesco I di Francia, la Pace di Cambrai, il quale pose fine a qualsiasi pretesa francese sull'Italia. Nel 1530 l'imperatore fece ritornare la dinastia dei Medici, nella città di Firenze, e in quello stesso anno il papa Clemente VII (Firenze, 26 maggio 1478–Roma, 25 settembre 1534) lo incoronò re d'Italia il 22 febbraio a Bologna.
Nel 1536 riprese le ostilità nei confronti della Francia per la "questione milanese" prima con Francesco I e successivamente col figlio Enrico II di Valois (Saint-Germain-en-Laye, 31 marzo 1519–Parigi, 10 luglio 1559) , fino al 1556 quando venne firmata la pace di Cateu-Cambrèsis che sancì definitivamente il dominio spagnolo sull'Italia. 
Carlo V non dovette risolvere questioni di politica estera, ma anche questioni religiosi da quando il mercoledì del 31 ottobre 1519 un monaco agostiniano tedesco, Martin Lutero (Eisleben, 10 novembre 1483–Eisleben,18 febbraio1546)  affisse sulla porta della Cattedrale di Wittenberg le celebri 95 tesi che farà scalpore nella corte papale romana. Così l'imperatore decise di combattere i luterani con l' Editto di Worms del 1521, il quale li scomunicò. Nel 1526 e nel 1529 convocò due Diete nella città di Spira (attuale Speyer in Germania), dove nella prima ha comportato una momentanea sospensione dell'editto del 1521 e l'aiuto per l'espansione del protestantesimo, ma saranno ripudiate tre anni dopo. Nel 1531 i principi protestanti decisero di fondare la Lega di Smalcalda, con cui si andranno alle armi nella guerra del 1546-1547 ottenendo una vittoria cattolica che sarà inutile per via del riconoscimento dell'imperatore alla Pace di Augusta del 1555 concedendo il diritto ai principi tedeschi la religione da praticare.
Un'altra delle tante questioni che l'imperatore dovette risolvere è la "questione ottomana". Il sultano Solimano II (Trebisonda, 6 novembre 1494–Szigetvár, 6 settembre 1566) , nel 1529 si avvicinò alla città di Vienna e le sue flotte attaccarono le coste spagnole e dell'Italia meridionale. L'imperatore non poteva rimane impassibile e decise di attaccarli, conquistando Tunisi nel 1535 ma dovette ritirarsi per via di una terribile tempesta nel tentativo di conquistare Algeri. 
Continuò la politica coloniale nelle Americhe dei suoi precedessori, ma l'età inizia a farsi sentire per lui che decise di abdicare nel 1555-1556 ritirandosi presso il convento di Yuste dove si spegnerà nel 1558 lasciando la corona austriaca al fratello Ferdinando I d'Asburgo (Alcalá de Henares, 10 marzo 1503–Vienna, 25 luglio 1564)  e la corona di Spagna con tutti i territori in suo possesso al figlio Filippo II (Valladolid, 21 maggio 1527–San Lorenzo de El Escorial, 13 settembre 1598) 

¹⁵
L'epigrafe nella versione originale: "Ad viatores 
Appia Appio fons Tancredo rege aedita
ambo Ferdinando Loffredo heroe instavrata
qvare sta bibe et propera et tria haec commoda
his tribvs proceribvs accepta referto
sindaco Ioanne Maria Stefanio ex pvbblicis
brvndvsinorvm impesis Ano D. MDIL"

¹⁶ Cosimo Consales (Brindisi, 13 maggio 1959). Viene nominato Sindaco di Brindisi, il 7 maggio 2012. 

¹⁷ In origine era una struttura architettonicamente, a forma di un tempietto che ospitava una statua. L' incorniciatura, di un vano, poteva consistere in una porta, finestra o un'altra apertura, o una nicchia¹⁹ nel muro, ottenuta tramite due colonnine o pilastri, sorreggenti un frontone dalla forma triangolare o curvo o una cuspide.

¹⁸ E' un importante elemento architettonico dove gli elementi curvilinei scaricano il peso delle costruzioni sovrastanti sui piedritti. Gli elementi dove l'arco appoggia sono nominati imposte e la loro distanza si chiama corda. Questo è formato da conci tenuti dalla malta o dal cemento e il blocco a cuneo alla sommità dell'arco è denominato chiave: la sua distanza dalla corda è denominata freccia. La superfice interna è denominata estradosso, mentre il sottarco è la parte inferiore della struttura.
Le tipologie di arco vengono classificate in base al sesto, cioè all'andamento della curva, e possono classificare in: arco a sesto acuto o a pieno centro; arco ribassato o a sesto scemo; arco rialzato; arco ellittico; arco a ferro di cavallo o moresco;  arco a Tudor o inglese; arco rampante; arco a inflesso e arco lombato. In questo caso si tratta di un arco a sesto acuto, denominato anche ogiva, costituito nella curva da due sezioni di cerchio con centro diverso che si congiungono formando una punta.

¹⁹ Si tratta di un incavo entro lo spessore di un muro che può essere a pianta semicircolare, rettangolare o poligonale, solitamente utilizzato per accogliere una statua e chiuso in alto con un quarto di sfera.

martedì 27 ottobre 2015

LA MADONNA DELLA GROTTA DI CEGLIE MESSAPICA (BR)


Nel cuore della Valle d' Itria, in un tipico paesaggio rurale di Ceglie Messapica, sulla strada che collega la città con la vicina Francavilla Fontana, è situata una delle numerose chiese rupestri presenti nel brindisino: la chiesa di Madonna della Grotta.

Storia

Nella prima metà dell' VIII secolo d.C., dall' Oriente giunsero in Puglia, un gruppo di monaci dell'ordine dei basiliani [1], perseguitati dall'imperatore bizantino Leone III Isaurico [2] , i quali costruirono alcune chiese rupestri nelle aree circostanti la città, tra cui San Michele e le Croci.
Non si hanno molte fonti che testimoniano le fasi di lavori di costruzione fino al  XIV secolo quando il maestro-architetto Domenico de Iuliano [3]  costruì la chiesa di Madonna della Grotta, a fianco, con molta probabilità, di un antico chiostro utilizzato dai pellegrini che si recavano al santuario per omaggiare la Madonna durante la stagione primaverile.
Nel 2007, un gruppo di blogger cegliesi decise di lanciare una propaganda a sostegno di questo monumento affinché possa essere tutelato, conservato e valorizzato.
Nel 2015, l'on. Michele Ciracì [4] decise di esporre un interrogazione parlamentare affinché si possa salvare questo monumento da una scomparsa quasi certa, fondando un comitato di cittadini cegliesi, denominato "S.O.S. Madonna della Grotta". [5]

Architettura

Le pareti dell'edificio sono alte e snelle, interrotte da un vecchio portale e dal rosone [6] del quale rimane ghiera esterna fa attraversare la luce all'interno dell'edificio.
La facciata, realizzato secondo lo stile del bugnato rustico [7] presenta il rosone, e il campanile a vela [8] ad un fornice aggiuntone un altro nei secoli successivi.
Le pareti interne sono larghe 6 metri e lunghe 22 metri dove si possono trovare dei bellissimi affreschi risalenti al periodo bizantino, come l'affresco dedicato a  Sant'Antonio Abate [9], situato alla sinistra dell'abside, oggi visibile solo la parte superiore. Un altro raffigurante la Vergine con il Bambino, anch'esso nello stesso stato di conservazione di quello di Sant'Antonio Abate, si trova in una nicchia ricavato una cappella da un'altare litico.
Il tetto della chiesa è formato da un doppio spiovente embricato tipico dello stile gotico, mentre la pavimentazione è dello stile ipogeo dell'area jonico-salentina, come per esempio la pavimentazione della Cattedrale di Otranto.
Superato  il portale e la gradinata, si prende la scalinata e si scende giù dove si può ammirare una bellissima grotta, simile a quelle di Castellana Grotte, in provincia di Bari, dove fanno da cornice a una cripta con i suoi stallatiti e stalagmiti agli altari e le scalinate. La cavità prosegue per altri 40 metri tra bassi e stretti passaggi.

Bibliografia

Franco Cardini e Marina Montesano,Storia Medievale, Firenze, Le Monnier Università/Storia, 2006, p. 225 (vedere (*) nelle note)
Jurlaro Rosario, Un ignorato architetto del Trecento: Domenico De Juliano, nell' "Osservatore Romano", n.155, 8 luglio 1964, p.5

Sitografia

www.altosalentorivieradeitrulli.it/
www.treccani.it
www.camera.it

Note

[1] Ordine monastico che si ispira alla regola di San Basilio Magno (Cesarea in Cappadocia, 329-379), e il rito poteva essere celebrato sia in lingua latina sia in lingua greca.
[2] (Germanicea, circa 675-741). E' stato imperatore bizantino, basileus, dal 717. Fu il promotore, attraverso una serie di editti, per eliminare il culto delle immagini sacre. Questo processo è denominato Iconoclastia (*), termine che deriva dal greco εἰκών -eikón, "immagine" e κλάω -kláo, "rompo", che significa "distruzione delle immagini".
[3] Sulla facciata destra della chiesa, è situata una epigrafe dove viene recato il nome dell'architetto vissuto nel Trecento. Ma chi è effettivamente De Juliano? Potrebbe essere un architetto proveniente da Giuliano di Lecce, attuale frazione di Castrignano del Capo, nel capo di Leuca, e questo non è l'unico caso che il nome di un artista venga associato al luogo di nascitacome nel celebre esempio di Leonardo proveniente dalla città di Vinci, nei pressi di Firenze, oppure potrebbe essere uno dei discendenti dei Juliano di cui si hanno tracce nel XVI nella città di Ostuni.
[4] (Ceglie Messapica, 25 agosto 1969). Laureato in scienze politiche. Iscritto al Partito della Libertà (P.D.L.) di Silvio Berluscioni, vecchia Forza Italia (F.I.) e viene proclamato deputato il 25 giugno 2014.
[5] Comitato costituito da cittadini cegliesi per salvare l'edificio. La prima riunione si è tenuta presso la sede del comitato "Amici del borgo antico" venerdì 2 ottobre 2015.
[6] Elemento architettonico utilizzato nelle chiese durante il Medioevo. Si tratta di una grande apertura circolare a raggiera, tipiche delle chiese dell'ordine Romanico e Gotico, il quale è situato al centro della facciata in asse con la porta principale.
[7] Si tratta di un parametro esterno utilizzato da bugne o bozze, cioè da conci dalla forma quadrandolare. Ci sono vari tipi di bugnato: liscio e gentile, cuscinetto e diamanto. Questo genere di bugnato è caratterizzato da un notevole aggetto e la sua superficie è sbozzata.
[8] Si tratta di una delle tipologie di campanili da una sottile superficie leggera situata sopra la copertura della chiesa ed aperta mediante tramite una o più luci dove vengono sistemate delle piccole campane. Questa tipologia di campanile può essere sormontata da un frontone e dal timpano.
[9] (Qumans, 251 circa-deserto di Tebaide, 17 gennaio 357). Eremita cristiano e viene considerato come il fondatore del monachesimo cristiano e il primo degli abati.


(*) Franco Cardini e Marina Montesano,Storia Medievale, Firenze, Le Monnier Università/Storia, 2006, p. 225: "Fu appunto lui a proibire in tutto l'impero il culto delle immagini sacre, che anzi furono per decreto sovrano condannate all'eliminazione. La distruzione delle immagini (detta con parola d'origine grecaiconoclastia) fu all'origine di una lunga crisi che si trascinò lungo tutto il secolo VIII e parte del IX"

Articolo di Pierluigi Papa del blog Brindisi Medievale

sabato 8 novembre 2014

TORRE SANTA SABINA, BRINDISI

Sulla strada provinciale che collega Brindisi con il capoluogo pugliese, si prende lo svincolo in direzione Carovigno per dirigerci in direzione di una località balneare, conosciuta nel territorio brindisino e frequentata durante il periodo estivo, ovvero Torre Santa Sabina. Dopo aver parcheggiato la macchina, ci dirigiamo verso il viale principale pieno di bar, pub, gelaterie, ristoranti, discopub, bancarelle e giostre, dove all'orizzonte si vede la celebre Torre per difendere la zona dagli attacchi provenienti dal mare. Con le imersioni archeologiche, avvenute negli anni '70, fa presumere che Torre Santa Sabina fosse un luogo di sbarco portuale durante il periodo della Messapia¹ dell' antica Carbina (attuale Carovigno) dove le navi che giungevano dall'Oriente commerciavano i loro prodotti con le altre città messapiche che potevano essere Kaìlia (Ceglie Messapica), Orra (Oria), Brention (Brindisi), Gnathia (Egnazia) e Sturnium (Ostuni). Durante questi scavi sono stati rivenuti circa 8.000 reperti a partire dall'età Micenea (1.600 a.C.-1.000 a.C.) fino all'età tardoantica, ma anche qualche rivenimento archeologico risalente al periodo medioevale. 
Secondo le teorie degli archeologi, il bacino del mare di Torre Santa Sabina fosse utilizzato come discarica portuale per gettare le ceramiche rotte durante la fase di ancoraggio o semplicemente caduti in mare. La scoperta incredibile, secondo gli archeologi, è il rinvenimento della metà di un relitto² risalente con probabilità in un periodo tra la fine del III secolo d.C e gli inizi del IV secolo d.C grazie ai rinvenimenti della ceramiche, per il suo stato di conservazione. Durante per il periodo di dominazione bizantina, il territorio circostante era circondato da grotte rupestri, e di cui probabilmente il nome di Santa Sabina risalirebbe al culto dedicato alla Santa in queste grotte. Nel 1226, i Cavalieri Teutonici³ decisero di fondare un ospedale per assistere i feriti che giungevano dalle crociate, e fondarono anche un cappella ma non si conoscono notizie circa l'esistenza di una torre. Le prime testimonianze sull'esistenza della torre si ebbero grazie all'inventario da parte di Raimondo Balzo Orsini⁴ che fosse stata distrutta, e risalente al XIII secolo. 
Si possono trovare tracce della torre in un importante documento del 1557 dove raccontava l'utilizzo delle pietre provenienti delle cave carovignesi per la costruzione di una chiesa a Bari, e ciò far capire che il trasporto fosse avvenuto via mare. Nel 1597 i proprietari dovettero vendere in maniera forzata la torre alla Corona per diventare sede di un gruppo di soldati che avevano il compito di combattere la guerra contro il contrabbando. Nella notte tra il 25 e il 26 novembre 1815 ci fu un tentativo di incursione da parte di un gruppo di corsari ma i soldati che controllavano la torre riuscirono a eliminare la minaccia. Nel 1829, il governo dell'Italia Meridionale era nelle mani della dinastia dei Borboni, decisero di vendere ai privati tutte le torri costiere presenti nella regione perché non servivano più allo scopo della difesa via mare, e nessuno si fece avanti per acquistarla. Nel 1915 la torre si trovava in una situazione di totale degrado, ma ottenne un acquirente, ovvero l'ammiraglio Alfredo Dentice di Frasso⁵ il quale decise di farla ristrutturare da un ingegnere leccese. I suoi successori decisero di vendere la torre ai privati, precisamente alla famiglia Russo, tuttora proprietari, i quali decisero di iniziare dei lavori di ristrutturazione per conservare e preservare al meglio la torre come la vediamo oggi, e se la torre non fosse stata acquistata dagli ultimi due proprietari, in questi anni parleremo di una torre in rovina totale o peggio della sua scomparsa. La Torre di Santa Sabina è una delle tre torri costiere, insieme a Torre San Giovanni di Ugento (LE) e San Pietro a Bevagna di Manduria (TA), a forma ottagonale a forma di ottagono a cappella da prete della Puglia. Un'altra particolare di questa torre è la forma stellare con quattro spigoli orientati in direzione dei punti cardinali, mentre sono visibili le merlature di tipo guelfa. Visibilmente questa torre collega con Torre Pozzelle (Ostuni) e Torre Guaceto che comunicavano tra loro attraverso un piccolo falò acceso dai soldati quando avvistavano in lontananza il pericolo proveniente dal mare, in particolare le incursioni dei Turchi a partire dal 1453 quando Costantinopoli venne conquistata.

Note

¹ Periodo di occupazione della popolazione dei Messapi nel territorio comprendente la Murgia meridionale, le provincie di Brindisi, di Lecce, e una parte della provincia di  Taranto a partire dall' età del ferro fino alla conquista romana del 272 a.C.
² Il relitto mostra il fasciame esterno, ovvero il guscio, è costituito da tavole saldate tra loro con linguette a cui sono fissate numerose ordinate ed alcune tavole del fasciame interno, cioè il paiolato della stiva. È tuttora visibile il robusto paramezzale con la scassa e l’alloggiamento del piede dell’albero. Gli archeologi sostengono che la nave possedeva una misura i 20 metri di lunghezza e possedeva un numero alto di tonnellaggio. 
³ L' Ordine dei Fratelli della Casa Ospitaliera di Santa Maria dei Teutonici in Gerusalemme è un ordine monastico-militare fondato in Terra Santa per assistere i pellegrini che giungevano dalla Germania. L'origine risale al 1199 quando un cavaliere tedesco viene ferito in battaglia per la presa di Gerusalemme e curato da mercanti tedeschi, giunti per pellegrinaggio, che decisero di dedicarsi all'attività di ospitalità e assistenza dei pellegrini fondando l' ospedale dotato di foresteria e una cappella dedicata alla Vergina Maria. L' ordine Teutonico ebbe un notevole sviluppo nell'area germanica e nell'area baltica dove possedevano numerose commende. I Cavalieri dell'ordine Teutonico venivano riconosciuti dalla loro veste bianca con una croce sul petto di colore nero.
⁴ (Nocera Inferiore, 1361-Taranto, 1406). E' stato Gran Connestabile del Regno di Napoli, Conte di Soleto, Bisceglie, Lecce, Duca di Benevento, Bari, Signore di Otranto, Nardò, Ugento, Gallipoli, Oria, Ostuni, Martina Franca, Tricase, Principe di Taranto, Gonfaloniere della Sacra Romana Chiesa
⁵ La famiglia Dentice di Frasso possiede alcuni edifici dal carattere storico-culturali come il Castello di San Vito dei Normanni e il Castello di Carovigno.

Bibliografia

R.W.,"Torre Santa Sabina, le prime foto dal cimitero (sommerso) delle navi", Corriere del Mezzogiorno, 01/10/2009
Antonella Lippo,"La nave che trasportava leccomo africane. A Santa Sabina, cimitero marino di relitti", Corriere del Mezzogiorno, 14/01/2011

Sitografia


Documentario

Terre del Salento, TeleRama, 29/07/2011

Foto:

www.falpala.it (Cavaliere Teutonico)


© Brindisi Medievale. Tutti i diritti riservati. Articolo di Pierluigi Papa

lunedì 20 ottobre 2014

IL CASTELLO DI ORIA


Dalla parte più alta della collina, denominata Colle del Vaglio, della millenaria città di Oria, sorge il suo maestoso castello che controlla il territorio intorno ad essa per difenderla dagli assedi degli eserciti nemici. Il castello è considerato un "gioiello" dell'architettura militare non solo per quanto riguarda il territorio brindisino ma dell'intera Puglia grazie alla sua bellezza e particolare struttura. Nei pressi del castello fino ai pressi dell'odierna Piazza Cattedrale era situata un acropoli di origine messapica di cui si possono vedere, in parte, alcuni resti delle mure risalenti al VI secolo a.C. Nel 880, quando l'Italia Meridionale era sotto il dominio bizantino, il vescovo Teodosio decise di costruire una chiesa, all'interno delle mure cittadine, con l'intento di conservare le reliquie dei Santi Martiri Crisante e Daria, riportata alla luce nel 1822 e situata sotto la piazza d'arme del castello. 

La Storia del Castello

Con l'arrivo dei normanni, giunti nel 1071, si iniziò il processo di incastellamento della città con la costruzione del primo nucleo difensivo della città, come si può notare dalla torre a forma quadrata nell'angolo meridionale di sinistra dell'edificio militare. Dopo circa duecento anni, il castello venne amplificato e rafforzato ma soprattutto accogliente  secondo le esigenze dell'epoca, ovvero l'epoca sveva dell'imperatore Federico II di Svevia, attendendo l'arrivo a Brindisi della futura sposa Iolanda di Brienne, e da tale evento prenderà spunto per l'odierna rievocazione del Torneo dei RioniAltre modifiche al castello sono state effettuate durante il periodo angioino con la costruzione delle due torri cilindriche situate al centro e alla destra della cinta muraria meridionale. Nel 1407 abbiamo notizie dell'arrivo della regina di Napoli, Maria d'Enghien, il quale venne ospitata presso il castello, mentre il suo sposo Ladislao giungerà sette anni più tardi nel 1414. Nel 1433 ci fu l'assalto, da parte del condottiero molisano Giacomo o Jacopo Caldorna che, dopo tentativi di entrare al castello, dovette arrendersi. Con il cambio di dinastia nel Regno di Napoli tra gli angioini e gli aragonesi, nel 1447 giunsero Isabella di Chiaramonte con il re Ferrante d'AragonaNel 1480, Alfonso II di Napoli partì dalla città federiciana per riprendere, ottenendo una vittoria, la città di Otranto dal controllo turco, conquistata il 14 agosto ricordando le 800 decapitazioni dei Martiri di Otranto per aver rifiutato la conversione all'Islam e la leggenda di Antonio Primaldo che dopo la sua decapitazione rimase in piedi fin quando l'ultimo morì.

Grazie all'invenzione delle armi da fuoco, il castello "svevo" venne riadattato, nuovamente, alle esigenze dell'epoca per fronteggiare gli assalti con l'utilizzo dei cannoni e altre armi.

Per un lungo periodo di tempo non si hanno notizie particolari sul castello fino a quando il 15 dicembre 1933 il Comune di Oria lo cedette alla famiglia Martini Carissimo ricevendone Palazzo Martini, divenuto sede municipale della città. La famiglia decise di ristrutturare il castello assegnando l'incarico all' architetto Carlo Ceschi, e grazie allo sforzo economico compiuto da essi che il re d'Italia Vittorio Emanuele III decise di conferirli il titolo di Conti del Castello d'OriaNel periodo post-bellico, precisamente dopo la Seconda Guerra Mondiale, nel castello soggiornò per  l'ultima regina d'Italia, Maria Josè di Savoia e il cardinale francese Eugenè TisserantIl 2 giugno 2007 i coniugi Romanin della Borgo Ducale s.r.l., i quali decisero di acquistare il castello per ristrutturarlo, ma dopo pochi anni il castello viene sequestrato per lavori abusivi e ancora in questo periodo si sta svolgendo il processo. Tuttora il castello è al vaglio della magistratura, ma concede la disponibilità delle visite guidate al castello nei giorni stabiliti da essa.

     

L'Architettura del Castello

Come già accennato nell'introduzione, il maniero si trova nella collina più alta della città a circa 166 m.s.l.m (livello del mare) per la sua posizione strategia e per la eccellente visibilità del territorio circostante in caso di un attacco nemico. 
La struttura, come visibile nella figura accanto, ha una forma di triangolo isoscele, ovvero di una figura geometrica che possiede due lati uguali e due angoli uguali, con il vertice rappresentato dalla Torre dello Sperone, probabilmente risalente al periodo svevo, adatta per la difesa, attraverso l'utilizzo degli arcieri che scagliavano le frecce per respingere l'attacco nemico grazie alla sua forma alta e sventata, ottima per la difesa proveniente dalla campagna. La torre, rappresentata col colore azzurro sulla pianta, è dotata di merli, elementi caratteristici dell'architettura militare utilizzati per la difesa passiva dal lancio di frecce nemico per poi contrattare oppure per la difesa attiva quando potevano essere scalzati precipitando sugli assedianti il quale tentavano la scalata alle mura o che si assiepavano dinnanzi alle porteLa tipologia di merlatura presente nella torre è quella guelfa, cioè avente la sommità squadrata come visibile nella figura accanto. La torre è anche formata da beccatelli, ovvero elementi architettonici utilizzati nelle torri, balconate, cammini di ronda e altro, per aumentare la difesa grazie agli spazi lasciati, detti caditole o piombatoie, con l'intento di lasciar cadere elementi liquidi come per esempio l'olio bollente versato ai soldati nemici o alle macchine d'assedio di legno e successivamente gli arcieri scoccavano le frecce infuocate, grazie all'olio versato sulla punta della freccia, oppure lanciavano elementi pesanti come per esempio grandi massi di pietra. 

Dalla torre ci spostiamo in direzione della piazza d'arme, la parte colorata di verde sulla pianta, sempre a forma di triangolo isoscele, dove potevano contenere dalle 3.000 alle 5.000 di soldati pronti a difendere il castello con le loro spade e con le loro lance. Nei pressi della torre del Salto si può trovare l'ingresso alla Cripta di Crisante e Daria, accennati nel paragrafo precedente, che si accede scendendo alcune scale. Nel tratto di mura, sono visibili alcune tracce dell'antica chiesa, in particolare, le tre arcate. Qui è ancora visibile il passaggio sotteraneo che serviva alla popolazione oritana di allontanarsi dalla città in caso di assedio. Ci dirigiamo verso le mure meridionali del castello dove si possono trovare le due torri dalle forme cilindriche con la presenza dei beccatelli, risalenti al periodo angioino, denominate  Torre del Cavaliere e Torre del Salto, e il Mastio dalla forma quadrata risalente al primo nucleo difensivo di epoca normanna. La torre del Cavaliere, colorata in arancione sulla mappa, è così denominata perché era il luogo dove i cavalieri si armavano e si vestivano per respingere gli assalti dell'esercito nemico, mentre la torre del Salto, colorata in rosso, chiamata in questo modo per via della leggenda di una ragazza che si è gettata per sfuggire a un signore.

Le due torri, collegate attraverso un passaggio stretto, si trovano sulla parte meridionale delle mura del castello, ovvero la parte più vulnerabile della collina, e perciò si decise di rafforzare il sistema difensivo. Per salire in cima alle due torri cilindriche, i soldati utilizzavano la scala a chiocciola dove possedevano una visuale perfetta del territorio circostante, infatti, sulla sinistra il visitatore riesce a vedere la cupola della Chiesa Madre della vicina città, distante 10 Km, di Francavilla Fontana. Se i difensori avvistavano i nemici ad est, intuivano che l'attacco è partito da Brindisi perchè in linea d'aria Brindisi si trova a est di OriaConcludiamo la nostra gita al castello raccontando del mastio risalente con probabilità al periodo normanno.

Vi domanderete: <>
Il Mastio è la torre più alta dell'intero castello, utilizzato come l'ultima difesa in caso di un attacco nemico. Come potete vedere nella mappa, per accedere a questa del castello bisogna attraversare una serie di edifici. Di questa torre potete notare l'elemento scarpato del basamento, elemento visibile nel castello di Mesagne, per essere maggiormente difendibile dall'alto e difficoltoso per gli assedianti che attaccavano dal basso, e aggiungendo che in questa torre si possono trovare i famosi beccatelli. L'interno era suddiviso in due piani, creando quattro stanze in totale tra le due attuali sali grandi, divisi attraverso un soffitto in legno, di cui tuttora si possono vedere gli attacchi delle travi. Nella parte superiore di una delle due sale è ancora visibile un caminetto per riscaldare l'ambiente nelle giornate fredde d'inverno, elemento che si può vedere nel celebre Castel del Monte situato ad Andria.




Fonte:
ñ      Terre dei due Mari, TeleRama, 19/11/2010


Foto:

[1] rtmweb.it
[2] ilsacroregnodellepuglie.weebly.com
[3] vomero.it
[4-5] stupormundi.it (N.B. Le zone solo colorate dall'autore dell'articolo)
[6] tripadvisor.it
[7] spaziovidio.it
[8] treccani.it
[9] castelsintheworld.wordpress.it
[10] viaggiareinpuglia.it

Articolo di Pierluigi Papa del blog Brindisi Medievale. Tutti i diritti riservati

lunedì 25 agosto 2014

IL (COSIDDETTO) PORTICO DEI CAVALIERI TEMPLARI A BRINDISI


Quello che a Brindisi è conosciuto come Portico dei Templari si trova su un lato di piazza Duomo e rappresenta due arcate gotiche separate da una colonna di marmo greco. Date le sue caratteristiche architettoniche si capisce chiaramente che risale al XII e XIII secolo ed è considerato il più antico utilizzo dell'arco a sesto acuto già in età normanna nel sud d'Italia. Non sappiamo ancora a cosa possa essere servito anche perchè è vero, si chiama portico ma è meglio definirla "loggia" e data la sua particolare posizione nei pressi del duomo probabilmente era parte integrante del primo palazzo arcivescovile della città. Il riferimento ai templari è solo successivo e risale al settecento quando alcuni studi ritennero che la loggia-portico fosse una parte integrante di una chiesa giovannita i cui resti sono stati rinvenuti, però, a molti metri di distanza. Nel XVI secolo il portico era al piano terra del palazzo della famiglia De Cateniano, il cui esponente Lucio divenne sindaco nel '500 e donò alcune sue proprietà site in piazza Duomo, tra cui la loggia, all'Ospedale. Ora ospita il Museo Ribezzo e ospita molti reperti medievali e un grande sarcofago in pietra. 

LA CRIPTA DI SAN BIAGIO A SAN VITO DEI NORMANNI (BRINDISI)


Presso la masseria Jannuzzo nella zona di San Vito dei Normanni è possibile ammirare in tutto il suo fascino antico la cripta di San Biagio, un vero insediamento rupestre di San Biagio, un vero insediamento rupestre che risale al XII secolo. Essa costituiva la parte principale di un villaggio costruito nelle grotte scavate giù nel IV secolo d.C. dove si insediarono alcuni monaci bizantini. Ai lati della cripta vi sono due grotte: la più grande era destinata a più usi (poteva essere un dormitorio, come un refettorio), la più piccola era una sorta di abitazione di un eremita. Ma è la Cripta vera e propria che costituisce il nucleo più importante ed interessante; è un grande vano di 12,5 metri e largo 4,50 e vi si accede da un ingresso laterale. Si possono apprezzare splendidi affreschi nella zona (naos) dove si svolgevano i riti religiosi greci, mentre la zona che era riservata al popolo (bema) non aveva alcuna decorazione. Il ciclo bizantino risale all'8 ottobre 1196 e venne eseguito da Daniele e rappresenta uno degli esempi di conservazione delle immagini migliore in tutta la Puglia: costituisce, infatti, un rarissimo esempio di pittura rupestre con immagini di Cristo e rappresenta scene bibliche prese anche dai Vangeli Apocrifi. oltre ad alcuni episodi della vita di San Biagio. Tutte le scritte sono in greco ad eccetto quelle riferite a San Nicola che sono in latino come se si volesse sottolineare la continuità religiosa tra la Chiesa Ortodossa e quella Cattolica, di Roma. La volta è divisa in cinque sezioni e seguono il senso antiorario:

- Cristo Pantocratore (racchiuso in un cielo pieno di stelle con cherubini, simboli evangelisti e di profeti Daniele ed Ezechiele
- Annunciazione
- Fuga in Egitto: Maria monta un cavallo, Giuseppe tiene Gesù sulle Spalle sotto la guida di San Giacomo e dall'Angelo
- Presentazione del Tempio: Giuseppe porta due tortore in una gabbia come simbolo di offerta
- Ingresso di Gesù: Gesù cavalca un asino seguito da Giovanni ed Andrea

Sulle pareti laterali, invece, è possibile ammirare alcuni episodi del Nuovo Testamento.

- Sant’Andrea e San Giovanni
- San Nicola (accompagnato da una epigrafe scritta in greco e una in latino)
- San Demetrio e san Giorgio uccidono un drago
- San Biagio, rappresentato con gli animali che lui stesso guarì
- Santo Stefano e San Silvestro papa (parete di fronte all'ingresso)
- Natività, al centro la mangiatoia e san Giuseppe, la Madonna guarda il bambino accudito dalle levatrici Zalomi e Salomè, i Magi e i pastori 

U.R.P. Ufficio Relazione con il Pubblico
Comune di San Vito dei Normanni - tel. 800010240
Ufficio Cultura 0831955212

Vincimanno Capograssi - Chiesa rupestre di San Biagio (Brindisi); affresco con l'Annunciazione (anno 1197) - Opera Propria
Vincimanno Capograssi - Chiesa rupestre di San Biagio (Brindisi); affresco con l'a Fuga in Egitto (anno 1197) - Opera Propria
Vincimanno Capograssi - Chiesa rupestre di San Biagio (Brindisi); affresco con Santi guerrieri (anno 1197) - Opera Propria
Vincimanno Capograssi - Chiesa rupestre di San Biagio (Brindisi); affresco con l'Antico dei Giorni (anno 1197) - Opera Propria

Tutte le immagini dell'articolo, sono tratte da Wikipedia, Autore: Vincimanno Capograssi

lunedì 18 agosto 2014

LA CATTEDRALE DI OSTUNI


La concattedrale di Ostuni è alla sommità del più alto colle della città ed è dedicato a Santa Maria dell'Assunzione e fu iniziata nel 1435 per poi essere completata tra il 1470 e il 1495. La facciata presenta forme gotiche e la parte centrale termina con un bellissimo frontone formato da due archi inflessi. La facciata ha tre begli archi ogivali sormontati da un rosone di cui quello più grande, quello centrale, ha ben ventiquattro raggi. L'interno è a croce latina a tre navate su colonne, è stato rifatto durante il settecento; al termine della navata sinistra è collocato un altare del 1734 e nell'abside vi è un coro in legno di noce intagliato riccamente. L'Archivio capitolare ha ben 200 pergamene dall'anno 1137. Dal 1986 è concattedrale dell'Arcidiocesi Brindisi-Ostuni.

Immagine tratta da Wikipedia, Autore Tango7174

domenica 17 agosto 2014

IL CASTELLO DI MESAGNE E LE SUE LEGGENDE


La posizione e la presenze di acqua sorgiva ha fatto del Castello di Mesagne il posto ideale per costruire una fortificazione che proteggeva la via Appia tra Taranto e Brindisi. Bizantini, Normanni, Svevi e Angioini hanno cercato di appropriarsi del luogo; uno dei primi documenti che ci parlano del castrum risale al periodo svevo e risale al 1220 quando Federico II ordinava la distruzione dei castelli privati avocando a sé il diritto di costruirne o restaurarne di nuovi e proprio il Castrum Mejanii fu uno di quelli che l'imperatore volle ristrutturare. Durante il periodo Normanno Mesagne era sotto i bizantini  e nel 1062 la Puglia fu conquistata dai Normanni e proprio a quell'invasione risale, probabilmente, la nascita del castrum di Mesagne. Nel 1195 il feudo fu concesso ai Teutonici e nel 1221 fu confermata agli stessi cavalieri che ricevettero il feudo da Enrico VI, padre del Barbarossa. Mesagne fu ricostruita dagli Angioni ristrutturando il castello nell'anno 1278. Cataldantonio Mannarino a fine del Cinquecento ci racconta che il nucleo più vetusto del castello fu abbattuto da Giannantonio del Balzo Orsini intorno al terzo quarto decennio del 1400 al posto del quale fu eretto il torrione tuttora visibile circondato da un fossato profondo due metri e largo nove. 

La leggenda del Tunnel

Gli abitanti più anziani affermano che il castello avesse un sotterraneo in grado di collegare la città a San Vito anche se alcuni sono convinti che in la galleria terminava a Latiano ed Oria e il passaggio era talmente grande da far passare anche una carrozza; non è una cosa rara trovare questi tunnel sotto i castelli (ricordiamo anche il castello dei Doria a Castelsardo) ma, sta di fatto che non è stato trovato alcun tunnel neanche dopo i lavori di restauro.

La leggenda del Pozzo

Molto famosa è la leggenda  di un pozzo pieno zeppo di spade affilatissime: si dice che i prigionieri, dopo esser stati sottoposti a processi e torture pesantissime, venissero gettati dal pozzo. La leggenda, di origine medievale, in realtà si basa sulla presenza di un pozzo che si trovava all'interno del torrione nel nucleo più antico del castello. Ma nonostante qualcuno affermi di averlo visto questo pozzo, nessuno è in grado di trovarlo.

La leggenda del Gallicano

Nel XVI secolo i francesi cinsero di assedio Mesagne: i cittadini si rifugiarono in massa al nel castello ponendo una strenua resistenza fino a quando uno di loro tradì la popolazione favorendo l'ingresso nel castrum dei francesi. Mentre i francesi festeggiavano la vittoria Gallicano, comandante delle truppe, fu colpito da una pietra perchè alcuni cittadini si erano rifugiati sul campanile della Chiesa Madre e proprio da lì lanciarono la comandante la pietra che lo uccise

La leggenda dell'olio rubato

Nell'anno 1697 Carmine de Angelis, feudatario di Mesagne, convocò urgentemente alcuni tecnici per via di una copiosa perdita di olio dalle cisterne. Non vi erano danni e il signore penso che tra i suoi servitori vi fosse un ladro. In realtà accadde che le cisterne furono riempite all'orlo e nessuno si accorse della pietra che veniva usata come "galleggiante".

Immagine tratta da Wikipedia, Autore ALMare

lunedì 5 maggio 2014

SAN PIETRO A CREPAROCRE - TORRE SANTA SUSANNA


Ci troviamo a Torre Santa Susanna, città di circa 11.000 abitanti situata a circa 4 Km da Erchie e 10 Km da Oria, dove nelle campagne circostanti alla città si può ammirare una chiesa di epoca bizantina, uno dei moltissimi esempi di chiese bizantine situate in Puglia e anche nella provincia di Brindisi insieme alla Chiesa 
di San Lorenzo fuori dalle Mura a Mesagne, alla Cripta di San Biagio a San Vito dei Normanni, alla Grotta dell'Annunziata a Erchie, cioè la chiesa di San Pietro a Crepacore. Nel 395 con la morte dell'imperatore Teodosio I, l'Impero romano venne suddiviso in due parti dagli eredi al trono, i figli Onorio e Arcadio, per evitare una guerra fratricida per il supremo controllo dello stesso Impero. E così venne diviso in Impero romano d'Occidente (pars occidentalis) governato dal figlio minore Onorio con capitale Milano fino al 402 e Ravenna fino al crollo, e in Impero romano d'Oriente (pars orientalis) o Impero bizantino, dal figlio maggiore Arcadio con capitale Costantinopoli. 
Per l'Impero romano d'Occidente iniziò un periodo di crisi per varie cause (crisi demografiche, le invasioni barbariche, l'anarchia militare, ecc..) che comportò il definitivo crollo, avvenuto nel 476 sotto le spade dei barbari, chiamati dispregiativamente dal popolo romano le popolazioni che vivevano al di fuori dei confini dell'impero, che entrarono nella penisola italiana per saccheggiare, depredare, distruggono le città e uccidono la popolazione, fino a quando non decisero di insediarsi. L'impero bizantino era ancora intatto, nonostante alcuni problemi come il monofisismo, una corrente religiosa svillupata nelle regioni asiatiche dell'impero nel V secolo, elaborata dal patriarca di Costantinopoli Eutiche, il quale sosteneva che la natura umana del Cristo veniva assorbita da quella divina e perciò in lui risiedeva solo la natura divina. Così gli imperatori bizantini cercarono di evitare una condanna per eresia attraverso un compromesso che non soddisfarono nè i seguaci della corrente nè il Papa, ma ci fu chi come Anastasio I, il quale appoggiò la corrente suscitando delle forti reazioni dei sudditi attraverso una ribellione, dove nel 512, perse il trono. L'anno cruciale per le sorti dell'impero, e non solo, fu il 527 quando venne incoronato il nuovo imperatore o basilèus, denominazione data agli imperatori di Bisanzio, Giustiniano, che aveva un sogno, la restaurazione dell'antico impero romano sotto la sua corona (Restuaratio Imperii), ma per farlo doveva liberare gran parte dei vecchi territori dell' Impero romano dai vari regni barbarici. Il progetto partì nel 532 con il patto con l'Impero persiano, che poteva diventare l'ostacolo principale alle ambizioni del nuovo basilèus. Nel 533 iniziò la Guerra vandalica, combattuta dai bizantini per la riconquista dei regni del Nord Africa, dalla durata di un anno con la vittoria da parte dell'esercito bizantino, e la conseguenza di tale guerra fu il crollo del regno vandalico con i territori conquistati che entrarono ufficialmente nel dominio bizantino.


Nel 535 l'imperatore, utilizzando come casus belli l'assassinio di Amalasunta, decise di incaricare il generale Belisario, e successivamente anche Narsete, per cacciare gli Ostrogoti dall'Italia, dando inizio alla Guerra gotica. La guerra durerà 18 anni riuscendo a scacciarli in maniera definitiva dall'Italia, e così anche la Puglia divenne a tutti gli effetti provincia bizantina, lasciando numerose testimonianze a livello artistico tramite la costruzione di chiese e cripte rupestri. Nel 565, Gustiniano muore lasciando il suo trono al nipote Giustino II, e iniziano i problemi i bizantini che dovettero fronteggiare l'invasione di una nuova popolazione da parte dei Longobardi, non fronteggiata come si dovrebbe per la debole resistenza da parte dell'esercito bizantino. I Longobardi riuscirono a conquistare gran parte dell'Italia Settentrionale, duna parte della Toscana e parte del Centro-Sud italiano creando i ducati di Spoleto e di Benevento, insediando la loro capitale a Pavia, mentre i bizantini riuscirono a conservare alcuni dei loro possedimenti, tra cui l'Esarcato (la Romagna, tra cui Ravenna), il Pentapoli (territori costieri delle città di Ancona, Senigallia, Fano, Pesaro e Rimini), una gran parte del Lazio, inclusa Roma, le città costiere della Campania, esclusa Salerno, e infine, la Puglia e la Calabria. 
Il progetto partì nel 532 con il patto con l'Impero persiano, che poteva diventare l'ostacolo principale alle ambizioni del nuovo basilèus. Nel 533 iniziò la Guerra vandalica, combattuta dai bizantini per la riconquista dei regni del Nord Africa, dalla durata di un anno con la vittoria da parte dell'esercito bizantino, e la conseguenza di tale guerra fu il crollo del regno vandalico con i territori conquistati che entrarono ufficialmente nel dominio bizantino. Nel 535 l'imperatore, utilizzando come casus belli l'assassinio di Amalasunta, decise di incaricare il generale Belisario, e successivamente anche Narsete, per cacciare gli Ostrogoti dall'Italia, dando inizio alla Guerra gotica. La guerra durerà 18 anni riuscendo a scacciarli in maniera definitiva dall'Italia, e così anche la Puglia divenne a tutti gli effetti provincia bizantina, lasciando numerose testimonianze a livello artistico tramite la costruzione di chiese e cripte rupestri. Nel 565, Gustiniano muore lasciando il suo trono al nipote Giustino II, e iniziano i problemi i bizantini che dovettero fronteggiare l'invasione di una nuova popolazione da parte dei Longobardi, non fronteggiata come si dovrebbe per la debole resistenza da parte dell'esercito bizantino. I Longobardi riuscirono a conquistare gran parte dell'Italia Settentrionale, duna parte della Toscana e parte del Centro-Sud italiano creando i ducati di Spoleto e di Benevento, insediando la loro capitale a Pavia, mentre i bizantini riuscirono a conservare alcuni dei loro possedimenti, tra cui l'Esarcato (la Romagna, tra cui Ravenna), il Pentapoli (territori costieri delle città di Ancona, Senigallia, Fano, Pesaro e Rimini), una gran parte del Lazio, inclusa Roma, le città costiere della Campania, esclusa Salerno, e infine, la Puglia e la Calabria. Anche su questo luogo circolano delle leggende, come in molti luoghi dell'Italia, di preciso due con protagonisti Annibale e San Pietro. Iniziamo dal primo. Si narra che Annibale, grande condottiero cartaginese, avesse deciso di insediare un accampamento militare con l'intento di conquistare la vicina città di Oria.La seconda leggenda narra di un presunto soggiorno notturno da parte di San Pietro, dopo aver salpato a San Pietro in Bevagna, nei pressi di Manduria, con l'intento di proseguire il suo viaggio in direzione di Roma.
L'edifico è rimasto abbandonato da secolo, venne utilizzato come deposito di attrezzi agricoli, ma il prof. Carlo Murri, proprietario della masseria "Le Torri" situato nei pressi dell'edifico, decise di donare la chiesa al Comune di Torre Santa Susanna che prese la decisione di riportarlo alla luce, a cura della Soprintendenza delle Belle Arti con la direzione dei lavori affidata all' architetto Fernando Russo. In questi lavori di restauro sono stati rivenuti alcune testimonianze archeologiche risalente all'epoca romana, e di alcuni sarcofagi risalenti al VII secolo, che fa ipotizzare la prima costruzione della chiesa nello stesso periodo. "Da dove deriva il nome di Crepacore?" Secondo alcuni studiosi il termine significherebbe grande crepa, e si sostiene che nelle zone circostanti ci fosse una grande e profonda crepa.Adesso l'edificio venne utilizzato solo ed esclusivamente per motivi turistici con delle visite guidate gestite dall'Associazione Culturale della Pro Loco della città torrese che nel giro di pochi anni ha riuscito a portare numerosi visitatori non solo dalla provincia ma anche da tutt'Italia grazie al loro eccellente lavoro rendendo un importante esempio su come nel nostro paese bisogna puntare sul nostro petrolio, la cultura, per trarre dei vantaggi economici creando nuovi posti di lavoro per i giovani e non. Si ringrazia il gentile e disponibile presidente dell' Associazione Turistica Pro Loco di Torre Santa Susanna, Salvatore Vapore, per il materiale che mi ha messo a disposizione per la realizzazione di questo articolo.

Articolo di Pierluigi Papa del Blog Brindisi Medievale

martedì 3 dicembre 2013

CASTELLO DI ORIA APRE A DICEMBRE AL PUBBLICO

Se vuoi visitare il castello di Oria, luogo della famosissima leggenda di "Oria Fumosa" ecco gli orari per il mese di dicembre. Dalle ore 9 alle ore 13 (ore 10-13 se di domenica) nei seguenti giorni di dicembre: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 14 e 15. L'ingresso alla Piazza d'Armi e al Castello avverrà per gruppi di 20 persone accompagnate da una persona del Circolo Legambiente. La visita durerà circa 30 minuti e lultimo gruppo avrà accesso mezz'ora prima dell'orario di chiusura. A tutti i visitatori è chiesto un documento di identità.
Visita gratuita.
Per informazioni e per eventuali prenotazioni (suggerite soprattutto nel caso di gruppi) si può telefonare ai numeri:
339-6124950
339-5290689
327-7959561 
Email: gigliola.palazzo@gmail.com

Fonte: Pierluigi Papa del sito brindisimedievale.blogspot.com



domenica 29 settembre 2013

LA LEGGENDA DI ORIA FUMOSA

La città di Oria è avvolta nella nebbia, conseguenza di una maledizione. La storia di Oria fumosa narra che durante la costruzione delle mura delle città o del castello secondo altre fonti, crollavano continuamente e nessuno riusciva a capire il perchè. I costruttori si recarono dagli oracoli il cui responso fu raccapricciante: era necessario cospargere le mura con il sangue di una fanciulla. Durante la notte le guardie girarono la città e trovarono una fanciulla che fu sacrificata proprio sulle pietre delle mura che non crollarono più. La madre, venuta a sapere del fatto, lanciò una maledizione alla città:
"Possa tu fumare Oria, come fuma il mio cuore disperato"
In alcune sere Oria è avvolta nalla nebbia e puntualmente viene ricordato il tragico evento. Ancora oggi gli anziani del posto ricordano la morte della fanciulla con una triste cantilena
"A Oria fumosa 'ccitera 'nna carosa, tant'era picciredda, ca si la mintera 'mposcia"
(Ad Oria fumosa, uccisero una bambina così piccola che potevano metterla in una tasca)

Per l'Associazione Studi Paranormale, Emiliano Amici
(www.sguardosulmedioevo.org)

Immagine tratta dal sito del Comune della Città di Oria: http://www.comune.oria.br.it/

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...