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Visita il Primo Museo Didattico Templare Permanente in Italia!

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sabato 28 novembre 2015

MUSEO DEI BOTROIDI DI LUIGI FANTINI

0002  INTERNO  ENTRANDOSiamo nel territorio del comune di Pianoro (Bologna), nella Val di Zena, località Tazzola, uno dei pochi luoghi in Emilia Romagna e in Italia ad aver mantenuto in gran parte conservata e  tutelata la propria identità ambientale e storica. Ancora oggi la Val di Zena permette di scoprire scenari aperti incontaminati, con la presenza di piccoli borghi antichi, come appunto il borgo medievale di Tazzola, di cui si hanno le prime notizie attorno all'anno 1000. All'interno di un'antica stalla in sasso, restaurata con la terra cruda, si è ottenuto uno spazio dove conservare e far conoscere i sassi antropomorfi di arenaria, chiamati Botroidi. Questi reperti sono stati trovati negli anni '60, lungo il percorso dello Zena, dal ricercatore Luigi Fantini, studioso a 360° della storia della terra e dell'uomo, e ritrovati nel 2006 nei sotterranei del Castello di Zena, durante una fase di lavoro per il rilievo del sito.  Si tratta di un breve e semplice percorso per raccontare le particolarità ambientali e geologiche del territorio della Val di Zena e del Contrafforte Pliocenico, con richiami di storia, archeologia e scienze naturalistiche. Il percorso geologico – ambientale – storico, ispirato dai Botroidi, permette in una decina metri di attraversare circa 60.000.000 di anni di storia ed evoluzione del pianeta. Partendo dalle sabbie gialle dell'antico mare pliocenico si arriva alle argille, passando per le arenarie e le formazioni gessose. Si entra così in contatto con l'evoluzione del nostro territorio attraverso le trasformazioni che hanno coinvolto tutto il pianeta Terra. 
Il percorso ha la particolarità di dare l'opportunità di toccare con le mani le varie terre ed i materiali, tra cui anche veri fossili anche di pesci. Il tutto è completato dalla proiezione di un video che racconta la Val di Zena attraverso fotografie di vari scenari naturali. Per le scuole è stato creato anche un breve video animato, che racconta  la vita sulla Terra, oltre a manufatti preistorici a faciespaleolitica,  preparati da uno studioso bolognese.  
La visita può essere unita al percorso a piedi sul sentiero CAI 815, il quale rappresenta uno dei 100 percorsi più belli d'Italia, che passa dal borgo Tazzola proprio affianco al museo e collega il Castello di Zena al rinomato Monte delle Formiche. 
La visita è adatta e stimolante per tutti, dai più piccoli ai più grandi. Il Museo è aperto tutto l'anno su prenotazione, mentre dal mese di maggio fino ad ottobre di sabato e domenica è sempre aperto.  
L'ingresso è a offerta libera. 

Contatti e prenotazioni - Lamberto Monti cell:3336124867 

mercoledì 2 ottobre 2013

BOLOGNA MEDIEVALE IN 3D

L'anno scorso l'associazione Tower&Power ha ideato un progetto che mirava a ricreare una ricostruzione 3d della città di Bologna di 800 anni fa mostrando i percorsi scomparsi, torri e i portici. Il viaggio mostra ache gli edifici che ora non vi sono più, ricerca portata avanti dopo lo studio di edifici e di mappe.

mercoledì 21 novembre 2012

A BOLOGNA LA COPIA DI GERUSALEMME

Gerusalemme nel Medioevo è lontana, Gerusalemme è un miraggio. Non tanto un luogo quanto un simbolo, metafora di pietra e mattoni della fede. È la Santa, la «Perfetta», un luogo verso cui andare, un luogo per cui morire, anche un luogo da sognare. Ma in quanto metafora terrena di una realtà celeste, anche replicabile, ricostruibile per dare un segno tangibile al popolo di cosa sia la fede. Ecco allora che la pianta della città di Davide e Salomone poteva essere copiata. Per ricreare le stesse perfette geometrie. Costruzioni che, in qualche modo, riprendevano pianta e struttura degli edifici di Gerusalemme, cominciarono a essere innalzate lungo le vie dei pellegrinaggi in tutta Europa. Già a partire dal IV secolo i fedeli desideravano visitare i luoghi della Passione di Cristo ma a partire dall'VIII secolo e soprattutto durante il X, una Gerusalemme ormai conquistata dai musulmani causò un diradamento dei pellegrinaggi. Per questo motivo le costruzioni edificate a imitazione della cupola dell'Anastasis, o del Santo Sepolcro gerosolimitano, volevano essere una possibile meta di pellegrinaggio sostitutiva. È successo anche a Bologna, nell'antico complesso di strutture religiose conosciuto come la Basilica di Santo Stefano. Il complesso, la cui origine è molto antica, reinventava in chiave italiana la perfezione numerologica e mistica delle sette chiese gerosolimitane. Da lì l'appellativo «Santo Stefano detto Gerusalemme», la Sancta Hierusalem bolognese, la dicitura che si trova negli atti notarili della città, fin da quelli antecedenti l'anno Mille. La basilica è sicuramente uno dei monumenti più antichi di Bologna e uno dei primi che vennero costruiti dai cittadini all'inizio dell'era cristiana. Proprio per questo, la data di costruzione non è conosciuta e per ora solo la tradizione ha attribuito la sua fondazione a San Petronio, vescovo di Bologna tra il 431 e il 450 e patrono della città, che venne sepolto proprio all'interno di Santo Stefano. Fu proprio quest'ultimo avvenimento a creare tale tradizione, poiché nel mondo cristiano antico era abitudine che il vescovo commissionante un'importante chiesa cittadina vi trovasse poi riposo dopo la morte. Ora la Basilica da cui è passata tutta la storia della città torna ad essere visitabile in ogni sua parte dopo un lungo restauro, costato 600mila euro, che l'ha riportata a tutto il suo splendore (e ha sanato anche alcuni rabberci mal fatti e poco filologici che risalivano alla fine dell'800). Ad accompagnarci, ieri, nella riscoperta di questo gioiello cittadino, è stata una guida d'eccezione: il medievalista Franco Cardini che ha appena pubblicato Gerusalemme. Una storia (Il Mulino, pagg. 312, euro 16). Chiacchierando con l'attore Moni Ovadia, Cardini ha ripercorso la genesi di questo straordinario luogo santo. Sì, perché Santo Stefano non è una normale «copia» delle chiese di Gerusalemme come ce ne sono tante. Spiega Cardini: «Gerusalemme è stata distrutta e ricostruita varie volte. Ad esempio della Gerusalemme di Gesù non restava nulla, nel II secolo dopo Cristo i romani al suo posto avevano costruito Elia capitolina, una città affatto diversa. A ritrovare la pianta dei luoghi cristiani fu Sant'Elena, la madre dell'imperatore Costantino. Un'operazione devozionale e propagandistica del cristianesimo che ha fissato la prima mappa dei luoghi santi. Poi nel 1009 il califfo al-Hakim ha fatto distruggere tutti i luoghi sacri dei cristiani. La ricostruzione dei crociati non li ha riportati alla forma originale. Bene la cosa importante di Santo Stefano è che il corpus della basilica, il sistema di chiese collegate, è stato organizzato proprio a partire dall'XI secolo e quindi è la copia di una Gerusalemme che non abbiamo più». Una Gerusalemme con i luoghi santi, come il sepolcro di Gesù che è impossibile ricostruire archeologicamente: «Ogni scavo a Gerusalemme è faticosissimo, se si accede al livello della Gerusalemme cristiana - spiega ancora Cardini - si rischia di creare danni a molti altri strati archeologici, e quindi data questa situazione. La Gerusalemme bolognese ci dice molte cose sulle strutture medievali della vera Gerusalemme senza causa disastri». Ma non è tutto così facile, perché se Gerusalemme è una torta a strati sovrapposti, la chiesa di Santo Stefano è un puzzle di pezzi risalenti a epoche diverse. E proprio ad orientarsi per ritrovare le architetture originali servono gli ultimi restauri. Come ha spiegato l'architetto Sabrina Guazzotti che ha curato i lavori: «Ci sono stati corposi interventi nel corso dei secoli, la riproduzione del Sepolcro di Cristo che è all'interno della chiesa del Calvario nell'800 si è vista appiccicare una scala, nel tardo medioevo le hanno attaccato un pulpito. Riconoscere le epoche degli interventi non è stato semplice. Anche perché nei restauri creativi di fine '800 magari riutilizzavano materiali antichi assemblandoli in modo creativo». Insomma se uno vuole fare Indiana Jones, prima di andare con una pala a Gerusalemme, è meglio che studi Santo Stefano a Bologna. Ma mettendo assieme i pezzi nel modo giusto.

Fonte: www.ilgiornale.it

venerdì 8 giugno 2012

MUSEO CIVICO MEDIEVALE DI BOLOGNA

Il Museo Civico Medievale fa parte dei Musei civici di Arte Antica di Bologna ed è posto in via Manzoni 4 (già via voltone dei Ghisilieri). Il Palazzo è un esempio di architettura bolognese del XV secolo, a fianco si trova Palazzo Fava (del cinquecento) costruito dalla famiglia Fava che successivamente acquisì anche Palazzo Ghisilardi (da qui il nome Ghisilardi-Fava). Alcune sale del museo hanno affreschi dei Carracci. La sezione forse più interessante è il ricco nucleo di Monumenti dei dottori dello Studio. Si tratta di diversi esempi di arche sepolcrali scolpite di notevole qualità artistica per lo più trecentesche, uscite dalle botteghe di grandi lapicidi del tempo: Roso da Parma (sepolcro di Pietro Cerniti del 1338), Bettino da Bologna (sepolcro di Bonifacio Galluzzi del 1346), Jacopo Lanfrani (sepolcro di Giovanni d'Andrea del 1348).
Il museo conserva inoltre opere di produzione longobarda (crocette in lamina d'oro), un acquamanile in bronzo di origine sassone, la Statua di Bonifacio VIII in rame (opera di Manno Bandini del 1301), il piviale proveniente dal convento di basilica di San Domenico, con Storie della vita di Cristo e della Vergine, rilevante esempio di opus anglicanum degli inizi del Trecento. Inoltre una raccolta di codici e libri testimonia della tradizione bolognese nella miniatura. Completano la raccolta vari pezzi di arti applicate (avori, ceramiche e vetri), una collezione di armi (fra cui la raccolta di armi orientali di Luigi Ferdinando Marsili) e pezzi del collezionismo naturalistico.

Contatti

Tel. 051-2193930 - fax 051-232312 
Tel. Biglietteria 051-2193916

Orari

martedì-venerdì: 9-15
sabato, domenica e festivi infrasettimanali: 10-18,30
chiuso: lunedì (se non festivo), 1 gennaio, 1 maggio, 25 dicembre
chiusura anticipata alle ore 14: 24 e 31 dicembre

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