Creati per difendere la Terrasanta a seguito della Prima Crociata i Cavalieri Templari destano ancora molto interesse: scopriamo insieme chi erano e come vivevano i Cavalieri del Tempio
Personaggi, luoghi e fatti che hanno contribuito a conferire al Medioevo un alone di mistero che lo rende ancora più affascinante ed amato. Dal Ponte del Diavolo ai Cavalieri della Tavola Rotonda passando per Durlindana, la leggendaria spada di Orlando e i misteriosi draghi...
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Tante volte sentiamo nominare, soprattutto in radio di primissima mattina, la parola Almanacco. Fin da bambini abbiamo comprato almanacchi di figurine, giornaletti e via dicendo. Vi siete mai chiesti quale possa essere l'origine di questa parola? La parola Almanacco deriva dalla lingua araba Al-manākh che significa "clima". La stessa parola indica anche il luogo dove sostavano i cammelli durante la fase rifornimento merci. L'almanacco ha origini Medievali, esattamente al 1088 in forma di tavole astronomiche atte ad ottenere il giorno della settimana. Le notizie che vi si trovavano erano davvero curiose: ad esempio era facile trovare indicazioni di grande importanza per gli agricoltori come ai naviganti (posizione delle stelle, pianeti ecc...); solo in un secondo tempo, le notizie vennero integrate dalle previsioni del tempo, alle morti, alle nascite, agli avvenimenti passati e futuri per non parlare dei matrimoni reali, dell'aumento del prezzo di un determinato prodotto e di un certo capo di bestiame. Non era raro trovare anche piccole nozioni di medicina e indicazioni sulle fiere future, insomma, una sorta di quotidiano dei giorni nostri. L'avvento della stampa avvenuta proprio al termine "convenzionale" del Medioevo permise all'almanacco di diventare un vero e proprio strumento di diffusione culturale anche presso le classi più basse soprattutto grazie ai venditori ambulanti che usavano leggere i passi più importanti al pubblico che, all'epoca, era quasi totalmente analfabeta. Tra gli almanacchi più importanti ricordiamo quello di Nostradamus, Centurie Astrologiche (1550), l'Almanacco di Gotha in Germania (1763), l'Almanacco del Povero Riccardo negli Stati Uniti (1732) particolarmente importante in quanto fondato da un certo Benjamin Franklin.
Le origini dell'Astrologia risalgono alla notte dei tempi; era studiata da egizi, romani e greci ma anche da altre popolazioni tutte con un'interpretazione diversa delle stelle. Fu solamente nel Medioevo, specialmente con il Sommo Poeta Dante Alighieri, l'Astrologia raggiunse l'acme della popolarità. Infatti, a cavallo tra l'XI e XII secolo, l'Astrologia iniziò a rappresentare una summa di religione, filosofia e scienza; l'uomo acculturato non poteva esimersi dallo sbrogliare l'intricata matassa delle costellazioni e iniziò a studiare il cielo con occhi "moderni" grazie all'ausilio di astrolabi (per conoscere la posizione delle stelle e del sole) e gli equatori (che servivano per segnalare i pianeti). Ai tempi di Dante vigeva incontrastata la concezione Tolemaica secondo cui la Terra era al centro dell'universo e lo stesso poeta tende a rafforzarne la posizione descrivendo, nel Paradiso, come Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Saturno, Giove, Stelle Fisse giravano attorno alla terra. Come sappiamo, durante il Medioevo andare a contrastare le teorie approvate ufficialmente dalla Chiesa poteva anche voler dire rogo, e la stessa conciliazione tra Dio ed Astrologia può risultare assai complessa. Ma il solito Dante affida la spiegazione della questione a Lombardo che nel XVI del Purgatorio afferma che...
"non dico tutti, ma posto ch’io ‘l dica,
lume v’è dato a bene e a malizia,
e libero voler; che , se fatica,
nelle prime battaglie col ciel dura,
poi vince tutto, se ben si notrica.
A maggior forza ed a miglior natura
liberi soggiacete; e quella cria
la mente in voi, che il ciel non ha in sua cura"
Con queste parole, l'autore ci vuole dire che conoscere le stelle significa togliersi dalla possibilità di farsi influenzare: esse non determinato la vita dell'uomo ma può indicarla. In questo modo, Dante non contravveniva in modo alcuno ai dogmi di Roma e questo "sdoganò" la figura dell'astrologo che spesso trovava lavoro nelle corti più importanti. E pensare che è lo stesso Dante a ringraziare le stelle per il grande intelletto che gli hanno concesso!
Particolarmente interessante è la vicenda di Giovanni da Toledo il quale annunciò una calamità naturale a causa di una congiunzione astrale nel segno della Bilancia. Durante San Silvestro dell'Anno del Signore 1185 moltissime città italiane, tedesche, francesi e anche spagnole furono colpite da una catastrofe fatta di terremoti, vento fortissimo e temporali violentissimi creando una serie di immani disagi alla popolazioni che si dovettero proteggere in grotte e caverne. Guai a "sporcare" la dottrina cattolica con l'astrologia! Cecco d'Ascoli, professore di Bologna, fu condannato al rogo perchè decise di...farsi mago. Sarà solamente nel XV secolo con le fondamentali scoperte di Galileo e di Keplero che cambiò la concezione dell'Universo e dell'uomo e, Isacco Newton, a Cambridge inizierà gli studi di fisica proprio in quanto solleticato dall'Astrologia.
Picatrix è una fondamentale opera per l'occultismo astrologico Medievale e Rinascimentale: scritto in lingua latina fu tradotto dall'arabo in Spagna nell'XI secolo. Il titolo originale è Gāyat-al-hakīm, cioè il fine del saggio, scritto da Abū- Maslama Muhammad ibn Ibrahim ibn 'Abd al-da'im al-Majrītī. Il testo ebbe una grande diffusione durante il Rinascimento, tanto che era presente nella biblioteca di Cornelio Agrippa, di Pico della Mirandola e anche di Marsilio Ficino. Pur non essendo mai stato stampato, il testo si diffuse molto tra il XV e il XVI secolo anche per via delle notevoli immagini magiche che vi si trovavano unitamente ai consigli di magia. Dopo aver parlato nell'introduzione delle idee filosofiche espresse in altri trattati ermetici (Asclepio e il Pimadro), l'autore dedica ben due libri all'arte di creare talismani partendo da alcune immagini di cui propone un elenco molto completo. Nel terzo libro l'autore parla della corrispondenza di piante e pietre con i pianeti, lo zodiaco e le parti del corpo umano unitamente a formule magiche per invocare gli effluvi dei pianeti. Il quarto libro termina con alcune preghiere rivolte ai pianeti.
La Tavola Smeraldina (o tabula smaragdina in latino) è un testo ritrovato in Egitto prima della nascita del Cristianesimo. Il testo era inciso su una lastra di smeraldo e fu tradotto in latino solamente nell'anno 1250. Il testo fu attribuito ad Ermete Trismegisto (Tre volte Grande) e apparve per la prima volta nel 1541 nel testo De Alchemia di Johannes Patricius. La leggenda dice che il testo fu inciso utilizzando una punta di diamante e che Sara, la moglie di Abramo, rinvenì nella tomba del marito.
« Verum, sine mendacio certum et verissimum,
quod est inferius, est sicut quod est superius, et quod est superius, est sicut quod est inferius: ad perpetranda miracula rei unius. Et sicut omnes res fuerunt ab uno, mediatione unius; sic omnes res natae fuerunt ab hac una re, adaptatione. Pater eius est sol, mater eius luna; portauit illud ventus in ventre suo: nutrix eius terra est. Pater omnis telesmi totius mundi est hic. Vis eius integra est, si versa fuerit in terram. Separabis terram ab igne, subtile a spisso, suaviter cum magno ingenio. Ascendit a terra in coelum, iterumque descendit in terram, et recipit vim superiorum et inferiorum. Sic habebis gloriam totius mundi. Ideo fugiat a te omnis obscuritas. Hic est totius fortitudinis fortitudo fortis; quia vincet omnem rem subtilem, omnemque solidam penetrabit. Sic mundus creatus est. Hinc erunt adaptationes mirabiles, quarum modus hic est. Itaque vocatus sum Hermes Trismegistus, habens tres partes philosophiæ totius mundi. Completum est quod dixi de operatione solis. »
Traduzione in Italiano
« Il vero senza menzogna, è certo e verissimo.
Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso per fare i miracoli della cosa una. E poiché tutte le cose sono e provengono da una, per la mediazione di una, così tutte le cose sono nate da questa cosa unica mediante adattamento. Il Sole è suo padre, la Luna è sua madre, il Vento l'ha portata nel suo grembo, la Terra è la sua nutrice. Il padre di tutto, il fine di tutto il mondo è qui. La sua forza o potenza è intera se essa è convertita in terra. Separerai la Terra dal Fuoco, il sottile dallo spesso dolcemente e con grande industria. Sale dalla Terra al Cielo e nuovamente discende in Terra e riceve la forza delle cose superiori e inferiori. Con questo mezzo avrai la gloria di tutto il mondo e per mezzo di ciò l'oscurità fuggirà da te. È la forza forte di ogni forza: perché vincerà ogni cosa sottile e penetrerà ogni cosa solida. Così è stato creato il mondo. Da ciò saranno e deriveranno meravigliosi adattamenti, il cui metodo è qui. È perciò che sono stato chiamato Ermete Trismegisto, avendo le tre parti della filosofia di tutto il mondo. Completo è quello che ho detto dell'operazione del Sole. »
Arnaldo da Villanova nacque probabilmente a Valencia nel 1240 e morì a Genova tra il 1312 e 1313. Fu un medico, alchimista e scrittore catalano molto vicino al francescanesimo spirituale; fu anche consigliere del re di Aragona, del Papa e del re di Sicilia. La vita di Arnaldo è avvolta nel mistero...sappiamo che intraprese studi classici prima di trasferirsi a studiare medicina presso Montpellier. Si laureò a Parigi, dove finì i suoi studi, verso l'anno 1270 e proprio qui ebbe l'onore di seguire i corsi di Alberto Magno che lo iniziò alla ricerca alchemica. Arnaldo arrivò in Italia per perfezionare la sua conoscenza medica studiando a Bologna, Firenze, Perugia e Roma fino ad arrivare alla celeberrima Scuola Medica Salernitana dove fu redatto il più consultato ed importante testo di medicina del medioevo, il Regimen Sanitatis Salernitarum che portava un commento scritto da Arnaldo stesso. Si recò successivamente alla corte di Pietro il Grande, aragonese, e girò la Spagna fino a Toledo che costituiva un importante punto di incontro per tutti gli ermetisti europei. A Barcellona studiò l'arabo e l'ebraico allargando i suoi orizzonti anche alla politica e alla religione. Divenne medico di Giacomo II d'Aragona al quale fece anche da consigliare. Inviato nel 1301 in Francia, fu arrestato da Filippo IV per alcune affermazioni contro la teologia scolastica. Fu liberato dopo un accorato appello sia al re sia a Bonifacio VIII e riuscì ad abbandonare la Francia per tornare in Italia dove divenne apprezzato medico di Bonifacio (che soffriva di una forte calcolosi renale) ma nonostante questo fu condannato al carcere sia a Roma che Perugia. Si rifugiò in Sicilia dove scrisse il De Cymbalis Ecclesia, un testo in cui professava fede ed obbedienza al pontefice e proprio dinanzi a Bonifacio, si disse che riuscì ad ottenere verghe di oro puro a seguito di una delle sue trasmutazioni. Solo con i successori di Bonifacio i suoi rapporti con la figura papale migliorarono. Nel 1305 l'inquisizione catalana vietò la lettura dei libri di Arnaldo uno dei quali parlava addirittura dell'arrivo dell'Anticristo intorno la metà del XIV secolo. Arnaldo si trovò dinanzi il Sacro Collegio riunito ad Avignone dove, esprimendosi contro i governi temporali, ruppe ogni rapporto con Giacomo II che lo assunse come medico e consigliere. Rimase in Francia dove riorganizzò la Scuola di Montpellier componendo alcuni testi medici che andavano in totale contrasto con la medicina araba favorendo l'esperienza sul campo a discapito della teoria. Lasciò successivamente la Francia, tornando in Sicilia da Federico II per cui svolse anche importanti incarichi diplomatici e durante uno di questi viaggi, Arnaldo morì. Nel 1316 i suoi libri furono bruciati dall'Inquisizione di Terragona.
Le sue Opere
Flos Florum (Libro del Perfetto Magistero, Sear 1986)
Epistola Super Alchimia (Lettera sull'Alchimia al Re di Napoli, Sear 1986)
Novum Lumen
Il Rosario dei Filosofi
Domande sull'Essenza e sull'Accidente
Lo Specchio dell'Alchimia
Carmen
Semita Semitae
Testamento
La Practica (Breviarium Librorum Alchemiae)
De Decotione
Thesaurus pauperum (volgarizzamento in siciliano)
A Lione tra il 1520 e il 1532, e a Basilea tra 1585 e il 1699, fu pubblicata l'Opera Omnia Arnoldi de Villanova.
Abbiamo già parlato della mostra "SEGRETI E MAGIA DELLA ALCHIMIA MISTICA" evidenziando come i Canonici di Sant'Antonio Abate fossero dediti a pratiche magico-alchemiche dai forti connotati eretici. In questo articolo andremo oltre, approfondendo questo aspetto così misterico di Castelsardo che a quanto pare non smette proprio mai di stupirci. Intanto può risultare paradossale che studi alchemici da sempre ostacolati dalla Chiesa siano stati esposti proprio in un palazzo della diocesi: la risposta può apparire non scontata ma la parola Alchimia non è intesa solo come scienza alchemica ma come un percorso di conoscenza interiore e di perfezione per entrare in comunità simbiotica con il Cristo. La mostra è sponsorizzata da don Francesco Tamponi, responsabile dei Benui Culturali della Diocesi di Tempio-Ampurias il quale è impegnato nella diffusione del ritrovamento della cisterna dell'ex Palazzo Vescovile di una biblioteca con 4000 mila testi appartenuti ai Canonici della Cattedrale che erano membri di un vero e proprio percorso iniziatico tanto da chiamarsi tra di loro "fratelli". Centro "operativo" dei loro studi era la Cattedrale di Sant'Antonio Abate: come abbiamo detto nel post sopra selezionato è stata rinvenuta ed è presente (anche se non si sa bene dove sia) una lapide che non ha i simbolici classici del cristianesimo ma ha un uroboro (simbolo tipico della ricetta alchemica che spesso possiamo trovare anche in molte chiese come ad esempio il portale alchemico della Basilica di Santa Sabina a Roma) con la scritta "Fratres Cathedralis Ampuriensis" "In Unum". Secondo Don Francesco questa è proprio la dimostrazione del fatto che i Canonici di Castelsardo avevano fatto loro una dottrina contraria ai dettami della Chiesa ma nonostante questo avevano disseminato i loro simboli come a voler presentare un percorso iniziatico che i "fratres" dovevano conoscere. Secondo un testo rinvenuto nel XVII secolo, gli altari della Cattedrale fungono da vere e proprie tappe che avrebbero portato verso una conoscenza superiore. Ma ciò che interessa sono anche i possibili collegamenti con i Cavalieri Templari. Un lettore attento salterebbe sulla sedia affermando che il lasso di tempo non è corretto per dei contatti diretti ed è vero: tuttavia prende sempre più corpo la teoria secondo cui i cavalieri templari, oltre ad essere i precursori o ispiratori della massoneria moderna, si siano molto dedicati anche a studi alternativi alchemici e curativi creandone una vera e propria "sezione" all'interno dell'Ordine tanto che, questo fatto, sarà usato contro di loro nel famigerato e grottesco processo ai loro danni. Sabato 7 aprile 2007 è uscito un articolo su "La Nuova Sardegna" a firma di Monica de Murtas dal titolo "I segreti delle piante medicinali - Un giallo cominciato con i Templari" in cui don Francesco afferma che il cammino esoterico dei canonici fu recepito grazie a sostanziosi lasciti dei templari. Il percorso si snoda attraverso cinque Chiese dell'Anglona che formano una mappa a croce latina che si trasforma in un percorso di alto profilo spirituale grazie a saperi di altissimo livello che riportano al periodo di massimo splendore dei Cavalieri Templari del XII secolo. Sui gradini di accesso al sagrato della cattedrale di Sant'Antonio Abate c'è la prova di quanto detto fin'ora. I simboli sono evidentemente arcaici di forte connotazione egiziana e si nota chiaramente un sole con tanti raggi (sicuramente al dio del Sole Osiride), una croce e sotto di essa una figura femminile.
Nei pressi dell'Antico Seminario di via Garibaldi troviamo un'interessantissima mostra dove sono esposti alcuni testi dal forte connotato alchemica conservati nella biblioteca di Castelsardo. Questi testi (più o meno 4000) sono la testimonianza di come i Canonici del Capitolo entrarono in contatto già dagli inizi del 1500 con i centri della cultura umanistica spingendoli a cercare volumi a Firenze, a Roma, passando per la Francia, Spagna ed Europa del Nord. Basi pensare che su una lapide nella Cattedrale di Sant'Antonio Abate è possibile notare un uroboro (serpente che si morde la coda) con una scritta
“FRATRES CATHEDRALIS AMPURIENSIS”
“IN UNUM”
Questo simbolo ci conferma che i Canonici di Castelsardo avevano aderito ad una ideologia fortemente eretica e ancora più grave è il fatto che una lapide tombale non riporta simboli riconducibili alla dottrina cristiana ma al sapere alchemico con il motto "IN UNUM" - "NELL'UNITA'" che testimonia il ricongiungimento al principio primo o Pietra Filosofale. Elemento molto simile, tra l'altro, alla Porta Alchemica di piazza Vittorio Emanuele a Roma. Molto interessante è la scelta della parola FRATRES e non CANONICI a testimoniare proprio l'appartenenza ad una setta. La mostra "SEGRETI E MAGIA DELLA ALCHIMIA MISTICA" è una raccolta di testi alchemici che si affiancano ad opere teologiche, storiche e letterarie: ricordiamo ad esempio l’EVANGELO di Erasmo da Rotterdam, stampato a Basilea nel 1523; una BIBLIA stampata a Venezia, presso l’officina dei Giunti nel 1579, particolare per il testo confrontato con i manoscritti più antichi e con le Bibbie ebraiche; la HISTORIA D’ITALIA, opera del Guicciardini del 1562; l’INDEX LIBRORUM PROHIBITORUM DEL 1542; ed ancora la particolare opera DISCORSO INTORNO ALLE CARESTIE ed il TRATTATO SULLA PESTE di Marsilio Ficino, datato 1591. Infine il PANARION – ARCA MEDICA VARIIS, di Giovanni Buseo stampato nel 1611. A questi testi si aggiungono anche i Memorabilia dei Canonici di Ampurias.
Il Cavaliere è, in ogni tempo, colui che si distingue per onore, purezza danimo, un cuore capace di compassione e la capacità di cogliere il giusto momento per agire negli atti e nella parola. Ciò che egli intimamente è, non è relegato in un tempo ed in un luogo ma connesso ad una Via che egli ha scelto e di cui ogni sua cellula porta memoria. Se ogni leggenda cavalleresca ha inizio con un cavaliere che ritrova la sua Spada è perché essa racchiude in sé tutto ciò per cui egli vive e combatte, tutto ciò che egli è e per cui è disposto a morire. La lama ne rappresenta, nel non visibile, lanima lucente e, su un piano di realtà più materico, la spina dorsale; si può in tal modo affermare che la spada è ciò che rende il cavaliere tanto retto in spirito quanto eretto nel suo essere presente al mondo. Il fodero è il suo corpo, è ciò che contiene e che protegge, è quella materia che si modella sulla forma dellanima; per tale ragione, viene insegnato che un cavaliere sfodera la spada o per combattere o per pregare. Apprendere come divenire Uno con la propria spada, allenarsi a creare una reale connessione con essa, a sentirla vibrare come cosa viva e a maneggiarla con fluidità e decisione, significa per un cavaliere, uomo o donna che sia, scegliere di incarnare lo spirito di un vero guerriero, consapevole del proprio potere sia nell'essere che nel fare. Ritrovare ed impugnare la propria spada è scegliere dunque di posizionarsi al centro del proprio cerchio, in un dinamico equilibrio tra stato contemplativo e azione consapevole, tra potere di espansione e di concentrazione. L'alchemica formula del Solve et Coagula diviene, per un uomo o una donna che sceglie di intraprendere la Via della Spada, oggi come ieri, una concreta pratica quotidiana affinché la materia grezza del suo essere umano, possa trasformarsi in raffinato spirito lucente al pari della sua lama e, divenendo egli stesso la propria spada, poter agire nel mondo con onore, purezza, compassione e forza.
L'esoterismo di Dante è un libro pubblicato nel 1925 da René Guénon, nel quale questi sostiene che Dante Alighieri sarebbe stato membro di un ordine iniziatico e che, scrivendo la Divina Commedia, avrebbe voluto lasciare ai lettori della sua opera un messaggio dottrinale nascosto nei versi. Il messaggio nascosto nel poema sarebbe ricco di parallelismi massonici ed ermetici e come tale potrebbe essere letto e capito solo dagli iniziati, che disporrebbero delle giuste chiavi di lettura dei testi sacri ed antichi. A partire dai versi dell'Inferno, O voi ch'avete li'ntelletti sani, mirate la dottrina che s'asconde sotto 'l velame de li versi strani l'autore ritiene che coloro che posseggono li'ntelletti sani sarebbero gli "iniziati", i quali potrebbero scoprire la dottrina insita sotto il velame del poema. Gli studiosi concordano nel riconoscere sotto il senso letterale del racconto poetico, un significato filosofico-teologico ed anche politico. René Guénon sostiene inoltre che le tre cantiche della Divina Commedia rappresenterebbero il percorso iniziatico: l'Inferno rappresenterebbe il mondo profano, ovvero abitato da persone che non avrebbero ricevuto l'iniziazione; il Purgatorio riferirebbe le prove iniziatiche ed il Paradiso sarebbe la residenza degli "illuminati". Nel "regno degli illuminati", Dante citò i Principi celesti, che sarebbero identificabili con uno dei gradi della Massoneria scozzese e il grado di "Scozzese trinitario" sarebbe riferito il numero tre, ricorrente nel poema dantesco e riferito alla Trinità. Lo stesso numero tre comparirebbe inoltre ripetutamente nel percorso iniziatico: tre sono i principi massonici (libertà, uguaglianza e fratellanza), tre le virtù teologiche (fede, speranza e carità) e tre gli elementi alchemici (zolfo, mercurio e sale), necessari per creare la "grande opera". Guénon sottolineava inoltre che il viaggio di Dante attraverso i mondi o cicli cosmici avviene durante la settimana santa cioè, nel momento dell'anno liturgico che corrisponde all'equinozio di primavera, il periodo riservato alle iniziazioni dei Catari.
I filosofi medievali pensavano che il corpo umano, essendo l'uomo creato ad immagine di Dio, fosse una proiezione del cosmo. Essi avevano così stabilito una reciprocità di influssi tra i pianeti allora conosciuti e le corrispondenti parti del corpo umano. Questo principio veniva riassunto nella breve (rase: «come in alto così in basso».
MUSICA COSMICA CORRISPONDENZA TRA I PIANETI
E LE VARIE PARTI DEL CORPO UMANO
Una corda di uno strumento musicale, posta in vibrazione, genera un'onda acustica cui corrisponde una frequenza ben definita, cioè una nota. Se nello stesso ambiente si trova un secondo strumento simile al primo, la corda di esso che per lunghezza e tensione corrisponde alla corda vibrante del primo strumento, si metterà anche lei a vibrare per risonanza. Le onde sonore trasmesse dall'aria al secondo strumento faranno risuonare in esso non solo la stessa nota, ma anche le armoniche e le sub-armoniche. Così, se in una stanza vi sono due pianoforti e premiamo il tasto del DO centrale di uno di essi, cui corrisponde la frequenza di 256 vibrazioni al secondo (Hertz), noi sentiremo un suono rinforzato per il fatto che anche la corda del DO centrale del secondo pianoforte sarà entrata in vibrazione per risonanza, purché, abbassando il pedale di destra, siano stati esclusi gli smorzatori. Non solo, ma risuoneranno anche tutti gli altri DO, da quello più basso della 4a ottava inferiore (16 Hz = 256/16) all'acuto di 4096 Hz (= 256 X 16), della 5a ottava superiore. E' come se 17 dita invisibili avessero premuto altrettanti tasti. Gli strumenti musicali sono un esempio di applicazione del principio della risonanza, perché in essi il suono viene rinforzato mediante l'impiego di casse armoniche, capaci di risuonare (per forma e struttura) con diverse frequenze vibratorie, quali sono quelle delle note fondamentali emesse dallo strumento e delle loro armoniche: i due suoni, quello fondamentale e quello emesso dalla cassa armonica, essendo in risonanza, si sommano producendo il rinforzo. Così, il corpo vibrante che entra in risonanza può rinforzare onde la cui frequenza può essere un multiplo o un sottomultiplo della nota fondamentale. Riassumendo possiamo dire che con la risonanza si ha: 1.trasmissione di energia da un corpo emittente ad uno o più corpi riceventi; 2.questi ultimi risuonano solo se sintonizzati sulla stessa frequenza dell'emittente, o su frequenze multiple e/o sottomultiple (armoniche e subarmoniche); 3.il suono viene rinforzato perché aumenta la sua intensità (ampiezza dell'onda). In virtù dello stesso principio il circuito oscillante di una radio ricevente, sintonizzato sulla stessa frequenza della stazione trasmittente, entra in risonanza con quest'ultima e riceve il segnale trasmesso dalla prima. Ma l'emissione di onde radio riguarda anche i corpi celesti e la radioastronomia ha per oggetto lo studio delle radiazioni elettromagnetiche provenienti dagli spazi cosmici di lunghezza d'onda compresa tra pochi millimetri (microonde) e circa 20 m (radiofrequenze). Attualmente sono state scoperte parecchie migliaia di radio sorgenti, di cui solo poche centinaia sono visibili. Il Sole emette una radiazione a radiofrequenza indipendente dal ciclo solare, alla quale se ne sovrappone un'altra variabile con periodo di circa 27 giorni, che è il periodo di rotazione del Sole. Anche i pianeti e i satelliti sono centri di emissioni di radioonde. A partire dal 1954, quando fu scoperto che Giove è una potente emittente di onde elettromagnetiche, abbiamo potuto accertare che l'intero nostro sistema solare irradia onde elettromagnetiche. Quindi anche i pianeti, essendo corpi vibranti, possono entrare in risonanza. Nel 1968 l'astronomo sovietico A. M. Molchanov affermò di “avere scoperto nel sistema solare una struttura risonante che comprende tutti i pianeti e le loro lune e satelliti”. Questo vuol dire che i pianeti e le loro lune si comportano come corde vibranti munite di casse armoniche capaci di risuonare tra loro su una nota fondamentale e sulle armoniche di ordine superiore e sulle sub-armoniche (sottomultipli della nota fondamentale), cioè con risonanze sulle ottave superiori e su quelle inferiori. La teoria di Molchanov potrebbe spiegare lo strano comportamento del pianeta Venere il quale compie la sua rotazione in 243 giorni volgendo lo stesso lato verso la Terra quando si trova alla minima distanza dalla Terra e dalla stessa parte del Sole. Dunque, il moto di rotazione dipende dal moto di rivoluzione della Terra e sembra proprio che i due pianeti siano collegati da un rapporto di risonanza. Secondo lo scienziato H. P. Sleeper della Northrop Service Inc. anche la rotazione del Sole può essere interpretata come una risonanza orbitale della Terra. Infatti la rotazione sinodica del Sole di 27,04 giorni è un sottomultiplo quasi esatto di due anni terrestri (730,5/27 = 27,05 ). Strane coincidenze esistono tra i multipli dei periodi planetari. Non si tratta di vere e proprie risonanze ma sono note come « quasi commensurabilità ». Esse sono:
4 periodi orbitali di Mercurio = 1 della Terra
5 periodi orbitali di Mercurio = 2 di Venere
3 periodi orbitali di Venere = 1 di Marte
6 periodi orbitali di Marte = 1 di Giove
5 periodi orbitali di Giove = 2 di Saturno
e così di seguito per Urano, Nettuno e Plutone.
Inoltre si è trovato [Paul D. Jose (1965); H. Prescott Sleeper (1972)] che 46 orbite di Mercurio corrispondono ad un ciclo di circa 11,1 anni, ciclo che è comune ai pianeti interni: 18 orbite di Venere, 11 orbite della Terra, 6 orbite di Marte. Vediamo quindi che tutti i pianeti interni sono in relazione armonica con il periodo di attività delle macchie solari, che è appunto di 11,1 anni. Ma il Sole possiede un altro periodo significativo, quello della sua rotazione intorno al centro delle masse del sistema solare: 178,7 anni. Ebbene, i pianeti esterni, eccetto Plutone, hanno una relazione armonica con questo periodo del Sole (Jane Blizard). Siamo di fronte a semplici coincidenze oppure queste «quasi commensurabilità» ci rivelano uno stretto legame interplanetario? Lo spazio che ci circonda sta diventando sempre meno «freddo e muto» e siamo sempre più portati a pensare al nostro sistema planetario come ad un organismo vivente, percorso da energie vibranti e costituito da parti collegate da rapporti armonici. La Legge dell'Ottava Secondo un'antica conoscenza gli eventi procedono in base alla legge del Sette, o legge dell'Ottava. Stando a questa legge, tutto nell'Universo si muove perché riceve un impulso che si propaga per onde in modo discontinuo. Esso infatti non si mantiene costante, ma muta, ad intervalli diseguali, d'intensità e di direzione. Per comprendere bene il significato di questa legge, dobbiamo tenere presente che, secondo questa antica dottrina, tutto l'Universo è pervaso da vibrazioni che si propagano in ogni tipo di materia, dalla più sottile alla più grossolana, e in tutte le direzioni. Possiamo anzi dire che l'Universo stesso consiste in vibrazioni. Si definisce ottava il periodo compreso tra una data frequenza e il doppio, o la metà, di detta frequenza. Esistono due tipi di ottave: discendenti e ascendenti. Tutti i tipi di creazione si sviluppano in ottave discendenti, in cui l'idea originaria si traduce in un progetto dettagliato passando attraverso stadi caratterizzati dalla crescente complessità, varietà, molteplicità, degradazione Le ottave ascendenti costituiscono un riflusso di energia da materia grezza a prodotto raffinato, dall'informe al formato, dal generico al determinato, cosicché la linea di evoluzione si oppone a quella di creazione e si integra con essa. Un'ottava ascendente è compresa tra un certo numero di vibrazioni nell'unità di tempo (frequenza) e il doppio di quel numero. In due punti ben determinati dell'ottava, l'energia che si propaga nello spazio e nel tempo subisce un indebolimento perché in questi due punti diminuisce l'incremento della frequenza. Se in questi punti di crisi non interviene un apporto esterno di energia, l'ottava cambia direzione o cambia natura. E' questo il principio della discontinuità delle vibrazioni. Dopo il primo rallentamento temporaneo, le vibrazioni riprendono ad aumentare (nel caso delle ottave ascendenti) con l'incremento che avevano prima, fino ad un nuovo affievolimento dell' energia. I periodi durante i quali le vibrazioni aumentano in modo costante non sono uguali e i brevi periodi di rallentamento del tasso vibratorio non sono disposti in modo simmetrico entro l'ottava. Questa legge è più evidente nei processi di trasformazione, sia nell'ambito dei fenomeni fisici, sia in quello delle attività umane. Quando un solido, a seguito di somministrazione di calore, passa prima allo stato fuso è poi a quello di vapore, attraversa due fasi durante le quali la temperatura rimane costante. Noi continuiamo sempre a fornire calore, ma durante i due cambiamenti di stato il calore viene utilizzato unicamente per la disgregazione delle molecole, cosicché all'esterno il termometro non segna alcun innalzamento termico. E' il cosiddetto calore latente di fusione e di vaporizzazione. La linea di sviluppo dell'intero processo non è continua ma segue un diagramma a gradini: ai periodi di aumento della temperatura seguono due periodi di stasi. Perché la temperatura possa fare un nuovo balzo è necessario un accumulo di energia. Se questa non viene fornita prontamente nella giusta quantità, il processo si arresta. Un pendolo semplice, scostato dalla posizione verticale, ricade per effetto del suo peso, raggiunge la posizione di equilibrio e, per inerzia, risale. Consumata tutta l'energia acquistata durante la discesa, il pendolo si ferma e inizia il moto di ritorno: si ha così una serie di oscillazioni che le inevitabili resistenze passive vanno a poco a poco smorzando. Sotto l'azione di una forza che varia di intensità e di direzione il pendolo dapprima accelera e poi ritarda fino a fermarsi. Raggiunto il massimo scostamento dalla posizione di equilibrio il moto riprende con la stessa legge, ma in direzione opposta, senza però tornare esattamente nella posizione di partenza: l'oscillazione di ritorno è meno ampia di quella di andata e il grafico che la rappresenta è una figura asimmetrica. Siamo di fronte ad un moto intermittente, nel quale il moto e la quiete si alternano ad intervalli regolari ma non uguali, agli incrementi seguono le diminuzioni, alle salite le discese, allo «sviluppo» segue prima l'arresto poi il regresso. E' lo stesso tipo di moto di cui è animata una corda armonica posta in vibrazione. Se queste vibrazioni sono più di 16 e meno di 20.000 al secondo noi abbiamo la sensazione di suono. Se volessimo ottenere oscillazioni di ampiezza costante dovremmo agire sul pendolo dall'esterno con un impulso, una spinta esercitata al momento giusto, nel punto più appropriato della sua traiettoria. La forza aggiunta deve essere d'intensità e di durata adatte ed in fase col moto. Il pendolo (o una molla) che oscilla e le corde di una chitarra che vibrano sono esempi dello stesso tipo di moto. Ma con la
stessa legge si generano e si propagano le onde elettromagnetiche, e quindi la luce. Tutti questi fenomeni vibratori hanno in comune quei principi che abbiamo visto a proposito della legge dell'ottava e cioè: il principio della discontinuità delle vibrazioni, della deviazione delle forze e quello dell'inevitabilità dell'alternarsi delle crescite alle decrescite. Lo stesso fenomeno possiamo osservare in ogni campo dell'attività umana, sia nella vita individuale che in quella sociale. Nulla resta al medesimo livello. Noi non siamo sempre in grado di distinguere la salita dalla discesa, né di scorgere ciò che avviene dentro di noi, per un difetto di prospettiva. Nello sviluppo di ogni ottava si verificano delle fluttuazioni periodiche. In ogni manifestazione della nostra vita notiamo che tutto evolve perché muta secondo questa legge cosmica della inevitabilità sia della salita che della discesa. «Vi sono nell'uomo forse centinaia di pendoli in movimento. Queste salite e queste discese, queste fluttuazioni dei nostri umori, dei nostri pensieri, sentimenti, energie, determinazioni, corrispondono sia ai periodi di sviluppo delle forze da un intervallo all'altro, sia agli intervalli stessi» (P.D. Ouspensky «Frammenti di un insegnamento sconosciuto »). Fatta eccezione per pochi casi del tutto accidentali, la linea di sviluppo dell'ottava di solito non è retta. Ne consegue che la nostra azione non è libera in assoluto, pur essendo libera la volontà di azione. La nostra libertà di azione è tanto limitata che resta in noi quasi allo stato potenziale. Il nostro diritto è limitato dal diritto degli altri: La nostra azione “è limitata” e condizionata dalla reazione, dalla opposizione di tutte le «volontà» d'azione di tutti gli esseri che ci circondano. Una pietra che ci fa inciampare e cadere, la spina che ci trattiene, l'automobile che ci travolge allorché attraversiamo la strada, sono esempi di ostacoli che fanno deviare la linea di sviluppo dell'ottava dalla direzione originaria. Effettivamente noi vogliamo sempre compiere un atto, ma non sempre possiamo eseguirlo. Poi c'è la volontà opposta (cieca o cosciente) degli uomini, che non invalida tuttavia il principio-volontà che è in noi. Appena è lanciata nell'ambiente vibratorio che ci circonda e ci stringe da ogni parte, la nostra azione non è immediatamente più libera perché viene ostacolata e deviata dalla resistenza o dalla maggiore o minore conformità di direzione degli atti di tutti gli altri esseri componenti questo complesso ambiente multivibratorio che è la Vita. La legge dell'ottava spiega perché in natura nulla si svolge in linea retta. Nel pensare e nell'agire tutto accade, di solito, in modo diverso da come vorremmo, anzi spesso in modo contrario. Nel punto in cui l'onda rallenta la sua frequenza avviene una deviazione dalla direzione originaria. Le deviazioni si sommano e la linea di sviluppo dell'ottava, ripiegandosi su se stessa, può giungere fino ad invertire il senso di propagazione e a chiudersi in cerchio. Noi avremo la sensazione di avere sempre proseguito nella stessa direzione, in realtà siamo tornati al punto di partenza. Lo slancio iniziale dopo qualche tempo s'indebolisce, interviene un periodo di sfiducia e/o di stanchezza. Poi l'entusiasmo riprende ancora per un po' per poi subire un ulteriore calo in corrispondenza del successivo punto critico. Se qui non interviene tempestivamente uno stimolo addizionale di adeguata intensità, l'ottava abortisce e si può ridurre ad una terna. Tuttavia può accadere di osservare in natura uno sviluppo corretto e costante dell'ottava. Anche nei vari campi dell'attività umana, in qualche caso, è possibile imbattersi in ottave che evolvono liberamente, senza interruzioni né deviazioni. Questa rara eventualità sarebbe dovuta allo choc aggiuntivo, indotto in una data ottava da altre ottave che con essa si incrocino nei punti di crisi e ne colmano gli intervalli e il deficit di frequenza vibratoria. Questo accidente può prendere il posto di una ferma volontà, di una precisa intenzione e di una attività costante.
« ... Ma queste linee di sviluppo di forze che sono raddrizzate accidentalmente e che l'uomo può qualche volta vedere, o supporre, o sperare, mantengono in lui, più di ogni altra cosa, l'illusione della "linea retta". In altri termini, crediamo che le linee rette siano la regola e che le linee spezzate e interrotte siano l'eccezione».
ALCHIMIA E MUSICA
Parola del maestro
...il testo che segue è frutto di una riflessione svolta a sostegno degli sforzi che sguardosulmedioevo.blogspot.com compie per far riemergere e attualizzare una dottrina sacra e preziosa. Portare in superficie una verità da sempre nascosta e protetta è un esperimento compatibile con l’era dell’Acquario che abbiamo appena cominciato a vivere. Le parole sono state scelte per essere meditate e nonconsumate inutilmente. L’augurio è che siano utili ad un processo di crescita spirituale e culturale per tutti coloro che avranno la fortuna di approfittare di questa occasione.
Ci si può chiedere se uno studio esclusivo, esoterico ed enigmatico come quello sull'alchimia abbia un ruolo determinante nelle vicende del mondo. Quali benefici può apportare all'umanità, o cosa può aggiungere al patrimonio delle nostre conoscenze, specialmente quando coloro che vi aderiscono ritengono una virtù mantenere il segreto sui loro studi, da confinare solo alla loro cerchia ristretta? Si potrebbe ribattere che ogni filosofia, ogni movimento religioso o studio esoterico, se è essenzialmente vero e sincero, costituisce una base di appoggio per qualsiasi tentativo umano di progresso. Se la sua struttura è radicata in principi universali, in ciò che talora si designa «la filosofia perenne», allora può davvero investire ogni livello dell'esistenza, dal piano spirituale a quello pratico. Anche se gli insegnamenti più riposti rimangono celati, magari per un certo numero di anni, o addirittura per sempre, sarà comunque inevitabile che prima o poi essi abbiano ad influire sul corso della storia umana. Ciò che è esoterico diventa essoterico; la teoria si trasforma in pratica, l'astratto si muta in concreto. Si può dire che la capacità di una tradizione saggia di portare frutto nella vita quotidiana è tanto importante quanto il grado di illuminazione dei suoi seguaci. Nel caso dell'alchimia, la sua influenza può essere individuata nel campo delle scoperte scientifiche, nella letteratura, nelle arti e nello sviluppo della psicologia moderna. Talvolta questi sviluppi furono determinati dalle stesse persone che erano profondamente immerse nello studio dell'alchimia; in qualche caso si trattò di prestiti dalla struttura e dal linguaggio alchimistico. Certe scoperte, segnatamente in campo scientifico, furono frutto di esperimenti condotti nel corso di procedimenti alchimistici, mentre altre applicazioni dell'alchimia ricevettero nuova linfa e furono, per così dire, create ex novo, dopo che si procedette a rielaborare alcuni principi essenziali estratti dalla filosofia e dal simbolismo alchimistici. In questo capitolo si darà uno sguardo al modo in cui l'alchimia svolse, in contesti diversi, una funzione ispiratrice. In alcuni casi il legame è molto immediato, in altri può essere più speculativo o intrecciato ad altre tradizioni occulte o filosofiche. Non è sempre agevole rintracciare i punti in cui l'alchimia ed altre scienze altrettanto esclusive e segrete valicano la soglia che le separa dal mondo esterno; la scoperta di questi punti può comunque dimostrarsi assai eccitante, perché dà modo di rimettersi in contatto con l'energia originale che li ha ispirati e quindi di ampliare e rivitalizzare la visione che si ha in merito all'argomento in questione. Probabilmente non si azzarda troppo quando si dice che questo è un modo per completare il processo della creazione: l'impulso spirituale si fa strada attraverso la forma della materia, poi viene dimenticato, per essere in seguito riscoperto ad opera di uomini di un'epoca e di un paese differente, e legarsi così nuovamente alla forza creatrice divina (si pensi all'etimologia del termine re-ligo, che significa appunto «legare di nuovo"); in questo modo si viene a creare un nuovo collegamento fra la dimensione temporale e quella dell'eternità. A questo punto può verificarsi un'ulteriore creazione: è il caso, per fare un esempio, della filosofia degli antichi maestri Platone ed Aristotele, la quale, insieme con i testi ermetici, ispirò il Rinascimento europeo, periodo che indica, già nel nome, un concetto di «rinascita". E inevitabile che al suo ingresso nel mondo ordinario la conoscenza può subire un processo di dispersione o addirittura venire minata alla radice da tradizioni spirituali preesistenti. Come vedremo nel prossimo capitolo, Isaac Newton fu un mistico appassionato e un adepto dell'alchimia, purtuttavia le sue scoperte scientifiche sfociarono in una scuola di pensiero che rigettava tutto ciò che non si poteva pesare, misurare e quantificare. Dion Fortune, uno scrittore di scienze occulte associato all'Ordine della Golden Dawn e ad altri ordini esoterici, ha tenuto a precisare, in toni piuttosto oscuri, che le tecniche comunemente impiegate dalle agenzie pubblicitarie un tempo erano note solo agli esperti. In tal caso, si potrebbe ipotizzare che queste tecniche, che probabilmente implicano il potere dell'immaginazione e la forza di suggestione, possono essere state rese popolari e addirittura applicate per scopi estremamente ambigui. Esempi di questo tipo spiegano perché gli alchimisti siano così desiderosi di tenere nascosto il proprio sapere, che altrimenti può correre il rischio di cadere nelle mani sbagliate.
ALCHIMIA E MUSICA BAROCCA
La nostra indagine, sulle orme dell’Alchimia che avanza timidamente alle prime luci del giorno, incomincia con uno sguardo ai rapporti che legano alchimia e musica barocca. Raramente si è pensato di associare questi due temi, mentre esiste in realtà uno stretto legame fra di loro. Il più grande compositore del tempo, Claudio Monteverdi, si dedicò a pratiche alchimistiche, e anche altri famosi compositori dell'epoca si diedero a bussare alle fonti dell'antica saggezza e a incanalarle nella propria opera; gli studi di questo tipo, all'epoca fiorenti soprattutto nell'Italia settentrionale, includevano alchimia, neoplatonismo, astrologia e Kabbalah. La musica barocca, termine con cui questa “nuova musica” divenne nota, apparve negli anni fra il 1570 e il 1610. I suoi effetti furono notevoli, perché in quel breve periodo si ebbe una rivoluzione in campo musicale. Furono create nuove forme di canto solistico e di musica strumentale; la musica e il dramma si fusero in modo davvero completo, e dalla loro unione nacquero l'opera e l'oratorio. La sua innovazione preannunciava un'era musicale che durò per circa due secoli e tra le file dei suoi compositori si annoverano nomi del calibro di Johann Sebastian Bach, Georg Friedrich Haendel, Henry Purcell e Antonio Vivaldi. Molte delle forme e delle cifre stilistiche da essa impiegate sono rimaste ancor oggi nel corrente linguaggio musicale e la stessa musica barocca, naturalmente, vive e prospera ancora sui palchi dei concerti. Questa musica sembra, di fatto, godere oggi, più che in passato, di grande apprezzamento; ciò che incanta in maniera crescente è il suo amore per le forme limpide, graziosamente architettoniche, per la sua chiarezza e per la sua bellezza, che si sposano ad una prorompente vitalità. Quando si incomincia a scavare in profondità per scoprire le connessioni fra l'alchimia e la musica barocca, ci si imbatte in prove di carattere differente. Alcuni legami sono diretti: fra questi si può citare il provato interesse di Claudio Monteverdi per l'alchimia e il suo intento dichiarato di intessere nella sua musica verità filosofiche. Fra le deduzioni che si possono trarre c'è quella che la pratica dell'alchimia era all'epoca diffusa nel Nord Italia e che i gruppi di dotti e di compositori che si adoperavano a creare una nuova forma di musica, possono quasi certamente avere incluso l'alchimia fra i loro studi di metafisica e di mistica. Infine, si può tracciare un parallelo fra la pratica alchimistica e la musica barocca, nella misura in cui entrambe mirano ad una comprensione più ampia del processo creativo che sta alla base del lavoro di composizione. Siamo solo agli inizi di questa affascinante esplorazione e penso che gli anni a venire getteranno sempre maggior luce e daranno un più grande numero di prove delle connessioni che legarono queste due arti. Nei prossimi capitoli porterò esempi di ricerche già condotte sui legami fra l'alchimia e altre scienze ed arti; in questo capitolo presenterò l'area che ho indagato personalmente. Un altro parallelo tra l’Alchimia e la musica barocca riguarda la generazione di coppie conflittuali di opposti. Una delle innovazioni radicali della musica barocca fu l'impiego deliberato di acuti contrasti tonali in successione, per accrescere la tensione e innalzare la drammaticità di un testo. Spesso questi contrasti sono piuttosto violenti e ricorrono in una sequenza musicale molto breve, cosicché, per esempio, nel coro di un pezzo di musica sacra si possono udire le voci congiungersi in pochi accordi dolcemente polifonici, per poi mutare improvvisamente in un passaggio vivace. Per l'epoca questo fu alquanto provocatorio, ma indubbiamente molto stimolante. In alchimia, le prime fasi del processo sono contrassegnate da una scissione violenta della Materia Prima in due parti, che liberano così le polarità dinamiche racchiuse al suo interno. Questa fase è spesso dipinta come una battaglia, un duello fra una coppia di uomini, cani o draghi. Questa energia può successivamente venire utilizzata per attivare la trasformazione alchimistica; per giungere ad una soluzione finale e alla trasformazione, bisogna dunque provocare un conflitto. «Ero consapevole del fatto che sono gli opposti a smuovere in modo potente la nostra mente, e... questo è il traguardo che tutta la buona musica si dovrebbe porre»: così scrisse Monteverdi nel tentativo di descrivere la sua ricerca di una forma musicale adatta a rappresentare la conflittualità, una ricerca a cui «[si] dedicò con non poca diligenza e impegno». Questo ci conduce alla prossima corrispondenza, spostandoci da un concetto base di dualità a quello delle tre forze che possono essere viste come un consolidamento sia della composizione musicale sia del processo alchimistico. In musica esse corrispondono a tre «modi» di espressione; in alchimia esse sono il sale, il mercurio e lo zolfo, ossia corpo, anima e spirito. Questa triade fondamentale non è esclusiva dell'alchimia, ma si ritrova, con nomi diversi, nella Kabbalah, nella filosofia platonica e naturalmente nella dottrina cristiana della Trinità. Lavorare in modo attivo con la triade, però, piuttosto che limitarsi al riconoscimento della sua esistenza, è un accentuazione propria dell'alchimia e questo processo di attività con le tre forze può servirci, a mio parere, a cogliere altri dati per interpretare la musica barocca. Fu Monteverdi ad innovare e stabilire questo principio musicale di una triplice possibilità di espressione: «Ho riflettuto sul fatto che le principali passioni o affezioni della nostra mente sono tre, cioè ira, moderazione e umiltà o supplica; i migliori filosofi sostengono questa veduta e la natura stessa della nostra voce ce lo dimostra con i suoi registri alto, medio e basso. L'arte della musica si riferisce a questi tre termini quando parla di "concitato", "molle" e "temperato". In tutte le opere dei precedenti compositori ho scovato degli esempi dello stile "molle" e "temperato", ma mai di quello "concitato". Monteverdi iniziò pertanto a lavorare alla creazione di un modo che rappresentasse musicalmente la guerra, come si è detto sopra. Fondamentalmente, lo stile da lui elaborato, e denominato «concitato», consiste di note velocemente ripetute centrate su una vibrazione regolare, ma adattata al ritmo e al senso delle parole del canto. È possibile che questa triade in dinamica cooperazione possa essere alla base delle composizioni musicali del tempo molto più di quanto finora non ci si sia resi conto. Monteverdi, data la sua formazione platonica e alchimistica, potrebbe avere considerato questa triplicità non solo come un terzetto di emozioni che richiedono di venire espresse, ma come un modo di descrivere le tre forze fondamentali della creazione in termini umani. Michael Maier, nelle sue fughe alchimistiche, fece proprio questo e ricorse al mito classico di Atlanta, la vergine veloce nella corsa, per personificare il mercurio, lo zolfo e il sale rispettivamente in Atlanta, Ippomene e la mela d'oro. Le tre voci qui si rincorrono in alternanza; le loro parti sono strutturate a simboleggiare l'individualità delle loro nature, mentre le armonie e le progressioni musicali rappresentano i mutamenti che intervengono nei loro reciproci rapporti. Sia la prefazione stessa di Maier alla sua opera, sia l'analisi di chi l'ha edita non lasciano dubbi in merito al fatto che intendesse dipingere un ritratto il più dinamico possibile della triade esistente nell'alchimia, volgendo in musica reale il mercurio filosofico, l'infuocato zolfo e lo statico sale. Fino ad ora si è visto che le tre forze creative dell'alchimia possono essere musicalmente strutturate sia in termini di armonia sia di registri stilistici di espressione. È altresì possibile che siano stati utilizzati per fornire alla musica un modello base funzionale, in cui ogni parte della triplicità riceve a tempo debito rilievo. Se si considerano certe composizioni sotto questa luce, si aprono nuove vie interpretative. Si prenda, ad esempio, il Lamento d'Arianna, scritto nel 1608. Si tratta di un prolungato lamento solistico; era il pezzo culminante di un'opera completa di Monteverdi basata sul mito di Teseo e Arianna, all'epoca ritenuta un capolavoro, ma oggi, purtroppo, completamente perduta. Il lamento è basato su una successione complessa delle emozioni provate da Arianna nel momento in cui viene abbandonata, e al sentimento misto di odio e amore che ella prova per Teseo. Se questo pezzo viene suddiviso in tre sezioni, si scoprirà immediatamente che il registro dominante di ciascuna sezione si accorda alla triplicità di «molle», «concitato» e «moderato». Nella prima sezione Arianna chiede alternativamente di poter morire e che Teseo faccia ritorno da lei; questo è il registro «molle», della supplica, della forza d'amore. Nella seconda, il suo rancore e la sua ira prendono il sopravvento; invoca la tempesta e gli uragani, perché vadano a distruggere Teseo che viaggia alla volta di casa. Qui è proprio lo stile «concitato», sia nel tema che nella traduzione musicale. Infine Arianna entra nello stato di «moderato»; il suo dolore persiste, ma si riconcilia con la dignità della sua sorte, si congeda dai suoi genitori e dalla sua patria. Il suo destino, dice, è quello di una persona che ha troppo amato e che ha concesso troppa fiducia. Se usiamo questa triade per farci guidare nell'ascolto e nella comprensione di questo meraviglioso, difficile e lungo pezzo, avremo una notevole chiave interpretativa, una guida sia per il cantante sia per l'ascoltatore. Questo è anche un modo per strutturare il lamento come una tragedia in miniatura completamente autonoma (all'epoca era, di fatto, considerata tale), che aveva la sua conclusione nel registro moderato, con una specie di risoluzione e riconciliazione finale.
Sulle raffigurazioni di capo e coda del drago della Luna:
«Gli antichi raffiguravano anche il capo e la coda del drago della Luna, che aveva l'aspetto di un serpente dalla testa di falco posta tra un cerchio d'aria e uno di fuoco, formanti una figura simile alla «theta» maiuscola dei greci. Lo rappresentavano ogni volta che la testa di Giove occupava il centro del cielo e gli attribuivano un grande influsso sulla possibilità di veder esaudite le proprie richieste; al contempo, ritraendolo come un serpente, intendevano definirne il carattere di demone buono e di buon auspicio. Gli egizi e i fenici collocavano infatti il serpente in cima al regno animale e gli ascrivevano una natura divina, poiché ritenevano che possedesse intelletto e fuoco superiori, come dimostrano il rapido movimento, sia pur in assenza di piedi, mani o altri mezzi, e la capacità di rinnovare spesso la propria pelle e quindi di ringiovanire. Analogamente, essi raffiguravano la coda del drago quando la Luna vi scompariva dietro o quando assumeva una posizione sfavorevole rispetto a Saturno o Marte».
(Agrippa di Nettesheim, De occulta philosophia, 1510)
Con questo discorso dell' Astronomicum Caesareum di Apian è possibile regolare su una data particolare la posizione del nodo ascendente della Luna. I due punti di incrocio tra l'orbita della Luna e l'eclittica vengono chiamati nodi della Luna o punti del drago. Il nodo ascendente è la testa del drago, quello discendente la coda. Entrambi i punti hanno grande rilievo nel calcolo del calendario, e l'astronomia antica li utilizzava soprattutto per determinare il momento delle eclissi solari e lunari.
Alchimia magica - La Separazione - «Sole» e «Luna »
«Natura gode di sé stessa» e «natura domina sé stessa »: possibilità della «natura» di esser desiderio, abbandono a sé stessa, spontaneità, identificazione di autofruimento - oppure possibilità di dir no a sé stessa, di affermarsi come ciò che reagisce contro sé stesso, che domina e trascende sé stesso, si da far nascere la distinzione fra colui che domina (il « maschile », l'attivo) e colui che è dominato (il «feminile »,il passivo), solo nel quale sussiste l'antica natura caotica – tali sono, sub specie interioritatis, i due poli che con la «separazione» si sciolgono l'un dall'altro. Si può anche dire che nell'« uno il tutto» l'« uno» e il «tutto» ora si costituiscono come due principi distinti. L'« Uno» si determina nel significato di un centro che si manifesta in seno al caos (il «tutto») e vi si afferma come un principio di fissità incorruttibile, di stabilità, di trascendenza. Dal segno O - «la materia prima» - passiamo dunque a 0, che è il geroglifico arcaico del Sole. E ciò che nella materia originaria era possibilità indeterminata, attitudine passiva a qualsiasi qualificazione, cangiamento e trasformazione caotica, diviene un principio distinto, a cui nell'ermetismo corrisponde il simbolo femminile della Lunai.
Sole
Luna
Sole Luna Questa è la dualità ermetica fondamentale. Si può dire che la Serpe, moltiplicandosi, si è opposta a sé stessa, e i simboli principali che esprimevano la «materia prima» - la Donna, il Drago, il Mercurio, le Acque - ora passano ad esprimere soltanto la forza lunare. Disgiunta dal centro, questa forza sarebbe un impulso cieco e un selvaggio precipitarsi, e la sua direzione è verso il basso, è una direzione di «caduta» indicata appunto dal geroglifico alchemico del principio Acqua , sotto tale riguardo identico alla Luna .
Acqua
I Draghi (ed anche i Tori) divengono quelli contro cui eroi solari, come Mithra, Eracle, Giasone, Apollo, Horo e così via nell'interpretazione ermetica del mito lottano, chiamati dagli alchimisti « verdi» e «non digesti» per non aver ancor subita la «maturazione», la dominazione che li trasmuta in un potere d'ordine più alto. Al luogo della Donna Primordiale, della Vergine del Mondo solitaria subentrano coppie, nelle quali si esprime la dualità del principio uranico e di quello tellurico: Cielo e Terra. - «In alto le cose celesti, in basso le terrestri - mediante il maschio e la femmina «l'opera è compiuta». Il Mercurio va «fissato» e «coagulato» - tale è il senso della figura di Flamel, che rappresenta una Serpe crocifissa. Se il Drago è di nuovo figura al centro della «Cittadella dei Filosofi» di Khunrath, si tratta tuttavia di un Drago che deve esser vinto ed ucciso: è quello che divora incessantemente sé stesso, è il Mercurio come sete ardente, come brama, fame, impulso di cieco godimento, e quindi «natura vischiosa », principio di identificazione e di immedesimazione - natura «fascinata» e vinta dalla natura. Tale è, macrocosmicamente, il segreto del mondo sub-lunare dei cangiamenti e del divenire di contro alla regione urania dell' essere, alla stabilità disincarnata delle nature celesti che riflettono il modo della pura virilità spirituale. Trasposto in simboli metallurgici ermetici, il principio Sole corrisponde all'Oro, la sostanza che nessun acido può alterare - e il principio Luna corrisponde all'Argento fluido o Acqua-Argento (antico nome del Mercurio). Sotto un certo aspetto, il primo si può mettere in relazione col color rosso, il secondo con quello bianco, che poi possono riportare a Fuoco e Luce. Il Fuoco è la virtù propria al principio solare - non come quel Fuoco che è brama, ardore di generazione, desiderio, ma come fiamma non urens, principio incorporeo di ogni animazione, La Luce, presa in sé, ha piuttosto relazione col principio femminile e lunare, anche come “sapienza”, la quale di fronte ha la stessa natura della luce che la Luna riflette dal principio solare. Uno speciale simbolo alchèmico equivalente in parte come significato al Sole è l'Arsenico: il cui termine greco vuol dire sia arsenico che maschio, virile. Un altro simbolo ancora, è il Nitro o Salnitro, il cui ideogramma indica il predominio di un principio fallico-virile. Il simbolismo del Nitro (Salitter) è molto usato da Bohme, nel quale esprime il «calore che dà attività alla Luce», la «virtù agente e ribollente» delle potenze divine che, in opposto al Mercurius o Suono (corrispondente al principio Luce), è il principio d'ogni individuazione.
La magnificenza e la perfezione del Sole macrocosmico sono evidenti quando il regale Febo sosta al centro esatto del cielo sul suo carro di trionfo e lascia ondeggiare i suoi capelli d'oro. Quale unico sovrano visibile, egli detiene lo scettro reale e l'intero governo del mondo.» (Fludd, Mosaical Philosophy, Londra, 1659)
Nella Divina Commedia di Dante, dall'inferno - descritto come un cono conficcato nella Terra - l'anima sale verso il purgatorio e attraverso le nove tappe dei pianeti, delle stelle fisse e della sfera di cristallo, sempre in movimento grazie al!'intervento degli angeli, giunge in Paradiso, dove trova la propria dimora nella candida rosa dei cieli, illuminata dalla luce divina.
Secondo la concezione gnostica degli Ofiti, il serpente cosmico (Leviathan, Ouroboros), inteso come primaria acqua celeste, costituisce il cerchio più esterno e invalicabile del macrocosmo - mediante la sola esperienza sensibile del mondo della Creazione - che separa quest'ultimo dal divino mondo dell'amore e della luce. Anche la Cabala, che ha ereditato molto dalla tradizione gnostica, crede all'esistenza di un velo tra Dio e la Creazione. Jacob Bohme definisce tale velo “acque superiori” [Ober-Wasser], mentre nel mito di Blake l'uomo vive dai giorni del Diluvio universale nel mare del tempo e dello spazio. Gli gnostici consideravano la vita terrena alla stregua di un oscuro esilio. Secondo Paracelso era addirittura il luogo in cui era stato confinato Lucifero, cioè l'inferno stesso. Alla nascita, l'anima di luce scende le scale delle sette sfere e i pianeti, visti come divinità inferiori e demoni (arconti), la appesantiscono, rivestendola del sudicio involucro della materia. AI suo passaggio, ogni pianeta vi imprime una qualità negativa e la intorbidisce: Venere le trasmette la lussuria, Mercurio l'avidità, Marte la collera, Giove la vanità ecc. Dopo la morte, il corpo terreno rimane come larva nel Tartaro, mentre l'anima risale verso la regione dell'aria (Beemoth), con gli arconti che cercano di impedirne il passaggio. A quel punto, è necessaria la conoscenza (gnosi) esatta dei segni e delle parole d'ordine perché si spalanchi la strada verso le sette tappe della purificazione. La settima sfera è la più difficile da superare. Il suo sovrano, Saturno, secondo la dottrina ofitica, è il demiurgo, il «dio maledetto», creatore del tempo e dello spazio. Egli è il serpente di guardia al Paradiso.
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