Diciamo la verità: chi pensa al gufo pensa ad Anacleto, il "gufo altamente istruito" di disneyana memoria. In realtà la connotazione che gli autori del capolavoro cinematografico per eccellenza danno al simpatico e scorbutico pennuto non è così lontana dalla visione che aveva il gufo durante il Medioevo. Il solo fatto che è un animale che ama girovagare di notte gli conferiva un'aurea misteriosa e magica allo stesso momento. Fin dalla notte dei tempi i gufi e le civette sono stati visti come forieri di cattiva sorte tanto che, ancora oggi, le loro immagini, i loro versi e i loro comportamenti danno adito a superstizioni e credenze. Se il gufo anziano rappresentava la saggezza, la civetta spaventava per il suo verso del tutto particolare porterebbe cattiva sorte. Dal Medioevo ci arriva una leggenda: si narra che la casa "puntata" dalla civetta sarebbe diventata luogo di sciagure. In realtà l'unico modo per illuminare la propria casa era l'utilizzo di candele o lumini che attiravano zanzare e altri insetti che diventavano prede facili per le civette. Poteva capitare che la candela rimaneva accesa come veglia ad un moribondo per questo l'avvicinarsi del rapace non era visto di buon occhio.
Anche il gufo, tuttavia, era identificato con la iattura dato che era l'animale in cui si trasformava il demonio che entrava nelle stanze delle donne, non a caso il diavolo era descritto come un essere dalla grande testa e dalle lunghe braccia. Dopo aver consumato l'amplesso, il gufo rapiva per poi riportarle a casa lasciando segni sul corpo.
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