Dopo un preambolo elegante e sapientemente retorico, l’autore della Narratio de imagine Edessena spiega che esistevano due versioni diverse circa il modo in cui l’immagine miracolosa di Edessa si era formata: entrambe erano antiche e autorevoli, tanto che non si poteva decidere quale fosse quella giusta. La prima versione è identica a quella contenuta nella Dottrina di Addai, però il racconto è arricchito da nuovi dettagli: Anania, il latore dell’immagine, non era un semplice corriere ma un ministro che re Abgar di Edessa aveva mandato in Egitto per stringere un accordo politico con il prefetto romano di quella provincia. Tornando verso Edessa passò per la Palestina, e qui ebbe modo di vedere Gesù e come le folle lo seguissero ammaliate dalla sua dottrina. Lo vide anche sanare molti infermi, e quando fu di nuovo alla corte del re Abgar, che era malato, gli consigliò di far venire in città questo grande e famoso guaritore; ma gli chiede anche di fargliene un ritratto, perché il ministro Anania pratica la pittura per diletto. Anania raggiunge Gesù in un luogo dove sta predicando, ma non può avvicinarsi per parlargli perché la folla radunata è troppa. Quindi comincia a lavorare al ritratto chiesto da re facendone prima uno schizzo nel modo normale, cioè con penna e inchiostro su un foglio di papiro. Gesù avverte che Anania si trova in difficoltà e lo manda a chiamare: quindi si lava il viso, e dopo averlo asciugato con un panno di lino gli consegna la sua impronta miracolosa.
La seconda versione dell’evento invece si apre su uno scenario completamente diverso, e non coinvolge più il messaggero di re Abgar. Secondo questo racconto, l’impronta di Edessa si sarebbe prodotta sul Monte degli Ulivi, durante quella dolorosa notte di preghiera in cui Gesù aveva sofferto un’angoscia mortale presagendo l’agonia della Passione. Secondo il racconto evangelico, il suo viso si era coperto di grosse gocce di sudore misto a sangue. I discepoli erano accorsi e gli avevano asciugati il volto; poi si erano accorti che su quel panno giaceva una stranissima immagine che era fatta di sudore ma anche di sangue. Anche Gregorio il Referendario fa dei cenni a questa seconda versione del racconto che pone la formazione dell’immagine durante la notte del Getsemani: nell’omelia dice infatti che l’impronta si formò mentre Gesù agonizzava (agoniòntos).
Articolo per gentile concessione della dott.ssa Barbara Frale
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