Uno dei culti misterici più diffusi era quello di Mitra, una divinità orientale di origine persiana fiorita ampiamente in tutto il bacino del Mediterraneo. Mitra era un essere divino che sarebbe venuto a salvare l’umanità liberandola dal male e garantendo agli uomini la vita eterna. Il mito di Mitra era molto complesso, ma nel suo senso profondo parlava di una rinascita che avrebbe donato al fedele la via dell’immortalità. Lo strumento con cui Mitra avrebbe reso gli uomini immortali era il sangue di un toro ucciso in sacrificio dal dio, e tramite questo sangue sarebbe stata comprata la salvezza per il genere umano. Anche questo culto, sebbene profondamente diverso dal cristianesimo, aveva tratti che potevano generare confusione. Ad esempio un’iscrizione ritrovata a Roma sotto la chiesa di Santa Prisca recita così: Et nos servasti eternali sanguine fuso, “ci hai salvati versando il sangue eterno”. Il valore del sangue versato era centrale, anche se si trattava di un toro sacrificale e non certo del sangue di Cristo, per i cristiani considerato l’Agnello di Dio. Ma il popolo mal catechizzato poteva capire bene la differenza? Inoltre, nel culto di Mitra aveva un grande ruolo la liturgia dell’acqua, considerata acqua viva che era in grado di santificare gli adepti aspersi con essa: anche questo possedeva forti analogie con il rito cristiano del battesimo, e anche richiami al vangelo di Giovanni dove il Cristo è detto proprio “acqua viva”. Infine, c’era un ultimo punto: nel mito di Mitra il dio aveva consumato un’ultima cena con i suoi compagni più stretti, poi era salito nei Cieli e la sua ascensione aveva dato luogo a prodigi. Per quanto nel culto cristiano la Resurrezione di Gesù era seguita alla Passione e a una morte dopo lunga agonia, mentre Mitra non aveva mai sofferto né era morto, le possibilità di confusione erano davvero tante.
Articolo per gentile concessione della dott.ssa Barbara Frale
0 commenti:
Posta un commento