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mercoledì 21 maggio 2014

LA PRIMA TESTIMONIANZA NELLE CATACOMBE


La sua grande padronanza del greco e del testo dei vangeli portò san Girolamo ad accorgersi che l’aspetto di Gesù non veniva mai descritto per esteso, però ovunque si dava per scontato che fosse ammirevole: il Nazareno non doveva essere repellente, invece possedeva anche nel fisico qualcosa di autorevole o maestoso che attirava le folle. L’intelligente ragionamento di san Girolamo si trovava pienamente d’accordo con la cultura popolare. Nei vangeli apocrifi, che come abbiamo detto circolavano liberamente fra la gente alla stregua di romanzi sacri, si diceva in modo chiaro che Gesù era bello: nel Vangelo di Gamaliele si descrive il popolo di Gerusalemme che contempla Maria affranta, e mentre la donna sale verso il Golgota qualcuno commenta che ha un viso bello come quello di suo figlio. In un altro passo si dice persino che il volto di Gesù conserva una certa bellezza anche dopo le percosse e gli sputi. Proprio in questo periodo compaiono le prime raffigurazioni realistiche di Gesù. Una tra le prime che si sono conservate è un affresco nelle catacombe dei santi Pietro e Marcellino a Roma e risale alla fine del IV secolo. Gesù non è più il bell’Apollo o il dio Sole dai capelli biondi e il volto accuratamente rasato, praticamente non distinguibile da un dio pagano: qui si vede un uomo dalla pelle dorata con i capelli e la barba lunga, com’era realmente secondo l’uso ebraico che i romani però non amavano affatto. I cristiani che lo vollero lasciare avevano accettato di adorare un dio che non aveva più la forma degli antichi dèi pagani, ma un aspetto diverso dal loro, un aspetto che appariva poco elegante, fuori moda, del tutto straniero. Però era quello autentico di Gesù Cristo, nato nella Palestina dentro il retaggio di una cultura millenaria molto diversa da quella di Roma. E nell’affresco della catacomba c’è un dettaglio particolare: lo sfondo su cui si staglia il ritratto di Gesù non è un paesaggio né un orizzonte astratto di puro colore, bensì una specie di telo di stoffa che porta curiosi decori geometrici molto simili a quelli di una comune tovaglia.

Articolo per gentile concessione della dott.ssa Barbara Frale

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