Un’ipotesi diversa da quella che vuole la sindone nascosta in una giara, ma ugualmente interessante, è che il telo funebre, oggetto sommamente impuro e inoltre macchiato di sangue, venisse infilato dentro il pertugio di un muro, piegato nel modo che ha lasciato un segno grazie alle gore d'acqua: questa condizione, se provata, indicherebbe senza dubbio che la sindone per un certo tempo venne volontariamente occultata. Chiunque aprisse quella giara, non vedeva certo la sindone nella sua realtà ma solo un semplice involto di tela; e lo stesso succedeva se qualcuno avesse raggiunto l’ipotetico nascondiglio in una nicchia del muro. Gérard Lucotte dell’Institut d’Anthropologie Genetique Moleculaire di Parigi ha notato sulla sindone l’esistenza di globuli rossi appartenenti a sangue non umano: si tratta di tracce infinitesimali che non hanno niente a che vedere con quelle, enormi, di sangue umano uscito a fiotti dalle tante ferite del cadavere umano che ha impregnato il lino. Sembra trattarsi piuttosto di sangue proveniente da carni crude di maiale appoggiate sul telo, certamente pulite però ancora in grado di rilasciare microscopiche tracce organiche: se le cose stanno così, si può pensare che la sindone venne occultata dentro un recipente coprendola proprio con carni suine, che in tanti luoghi del Medio Oriente erano proibite e producevano sulle persone un effetto di rifiuto. Tutto questo, naturalmente, per scoraggiare un esame più accurato. La situazione fa pensare al passaggio di una qualche dogana dove avvenivano controlli, o comunque al bisogno di evitare che si venisse a scoprire l’esistenza di questo oggetto. I motivi di questa scelta per ora non sono noti; ma conoscendo la mentalità diffusa nei primi secoli della nostra èra, vengono in mente ipotesi piuttosto plausibili. La stessa società ebraica cui appartenevano Gesù e i suoi discepoli guardava con orrore a tutto ciò che fosse entrato in contatto con un cadavere: era una cosa sommamente impura che poteva contaminare le persone, gli oggetti e persino i luoghi, perciò doveva essere distrutta. Sappiamo che la prima comunità cristiana di Gerusalemme fu costretta ad emigrare in ondate diverse a causa delle persecuzioni: Pietro verso l’anno 40 dovette fuggire e si rifugiò ad Antiochia, poi più tardi a Roma; gli altri cristiani rimasti a Gerusalemme dovettero scappare a Pella. A seguito della lunga guerra romano-giudaica, Gerusalemme fu rasa al suolo nell’anno 70 e la popolazione, compresa quella cristiana rimasta in loco, venne deportata. I cristiani potevano aver conservato la sindone come atto d’amore e di devozione verso il loro Maestro, ma certo quella scelta non sarebbe stata condivisa né approvata da altri ebrei che magari decidevano di ospitarli per amore di Dio e solidarietà.
Articolo per gentile concessione della dott.ssa Barbara Frale
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