Con l'avanzata degli arabi nell'Africa settentrionale e la caduta delle principali roccaforti bizantine dell'Egitto, della Cirenaica e del Maghreb la Sicilia, per la sua posizione geografica al centro del Mar Mediterraneo, divenne per l'impero bizantino la retrovia immediata del fronte di guerra africano e ben presto un obiettivo delle incursioni musulmane. E la prima incursione nell'isola data al 652. D'altra parte, il ruolo centrale della Sicilia è confermato dalla presenza a Siracusa tra il 663 e il 668 della corte dell'imperatore bizantino Costante II (641-668). Vennero anche introdotti alcuni meccanismi che anticipavano l'ordinamento tematico, ma senza che questo comportasse un potenziamento delle opere di difesa, tant'è che dopo l'uccisione di Costante II i musulmani hanno assalito e saccheggiato Siracusa. Di fatto, le prime scorrerie musulmane nel VII secolo avranno come effetto immediato quello della tendenza alla frammentazione ulteriore dell'abitato nelle campagne e dei rifugi verso luoghi naturalmente difesi. La consuetudine dell'abitato in grotta e di fortilizi scavati nella roccia è molto diffusa in Sicilia, soprattutto sull'altopiano ibleo, e le fonti arabe relative alla conquista citano più volte gruppi di grotte adibite ad abitazioni (giran) o addirittura una hisn al giran “fortezza delle grotte”. Soltanto a partire dalla tarda età bizantina, infatti, la perdita definitiva dell'Africa settentrionale e i più frequenti attacchi diretti musulmani verso le coste siciliane, la centralità mediterranea dell'isola sempre più importante nella linea di difesa dell'impero bizantino, dovettero determinare una spinta verso l'incastellamento e la concentrazione dell'abitato già a partire dall'VIII secolo, nonché una militarizzazione della società e dell'amministrazione siciliana in rapporto diretto con la costituzione del thema di Sicilia (692-695). I themi furono unità amministrative a carattere decisamente militare, derivate dalla sistemazione delle truppe nei territori di colonizzazione (la parola greca thema, infatti, significava originariamente corpo d'armata). Ai soldati veniva attribuita la proprietà, trasmissibile ai discendenti, di una quota dei fondi in cambio di servizio militare obbligatorio ed ereditario; a capo di ogni thema stava lo stratego cui spettava il comando militare ed il controllo sulle autorità civili all'interno della propria giurisdizione. I vantaggi erano molteplici: dalla riduzione delle spese militari, alla risoluzione del problema del vettovagliamento, nonché all'ampliamento indolore dei contingenti miliari disponibili. In Sicilia la riforma tematica ebbe luogo tra il 692 e il 695, dopo la caduta in mano araba di Cartagine e deve intendersi non soltanto come risposta alle esigenze antiarabe di militarizzazione difensiva, ma anche quale strumento più duttile per fronteggiare le difficoltà interne incontrate dopo la politica dispotica di Giustiniano II. In seguito al nuovo ruolo di terra di confine giocato dalla Sicilia nello scacchiere politico-militare del Mediterraneo, era necessario, quindi, potenziare il sistema difensivo dell'isola con la costruzione od il restauro di muri di cinta e castelli e con un maggiore controllo della flotta sul mare siciliano. I bizantini per fare questo approfittarono di un momento di tregua delle incursioni islamiche dovuto alla crescente resistenza berbera nell'Africa settentrionale che impegnò tutte le risorse del nemico. Una testimonianza indiretta di questa precoce rivoluzione castrale ed alcune delle sue caratteristiche si ha dalle fonti arabe relative alla conquista. Già la semplice lista delle città pervenutaci tramite lo storico arabo al-Muqqadasi, infatti, ci dimostra che la linea difensiva dei bizantini riprendeva i siti in località montane già naturalmente difesi e frequentati in alcuni casi quasi ininterrottamente fin dall'VIII-VII secolo a.C. Essi, inoltre, rilanciarono, potenziandole, le realtà urbane preesistenti tanto in relazione con i porti principali che all'interno. Ibn al Athir, storico musulmano vissuto tra il XII ed il XIII secolo, ma che utilizza fonti più vicine al periodo della conquista, ci tramanda: “ristorarono ogni luogo dell’isola, munirono i castelli ed i fortilizi ed incominciarono a far girare ogni anno nella stagione intorno alla Sicilia delle navi che la difendevano” e An Nawaryri (XIII secolo) riferisce che “il paese fu ristorato d’ogni parte dai Rūm i quali vi edificarono fortilizi e castelli, né lasciarono monte che non v’ergessero rocca”. La Sicilia quindi era costellata da decine di abitati fortificati che gli Arabi dovettero conquistare uno dopo l'altro nell'arco di oltre sessant'anni. I dati archeologici concernenti questo periodo sono pochi e di difficile lettura. Sull'acropoli di Selinunte è stato messo in luce un recinto fortificato di metri 35 x 40, col lato nord munito di due piccole torrette agli angoli. Per l'edificazione del fortino sono stati usati blocchi di reimpiego dai templi greci: rocchi di colonne, conci squadrati, elementi di trabeazione e capitelli. Sulla base di confronti con fortilizi simili nordafricani è stata proposta una datazione della struttura ad un arco di tempo compreso tra il V ed il IX secolo. Esso costituisce in Sicilia un unicum dal momento che la maggior parte delle strutture fortificate di questo periodo pervenuteci è relativa a cinte murarie urbane (Ragusa, Siracusa, Messina, Centuripe, Tindari, Rometta, Enna, Cefalù, Taormina, Caltavuturo, Caltabellotta). In conclusione la strategia difensiva dei Bizantini in Sicilia, considerato la natura del territorio, privo di forti barriere naturali, ed il suo essere isola in un mare non più sicuro, era stata quella di fortificare i porti principali e le città dell'interno, arroccate nell'area delle acropoli e di costruire ex- novo fortezze in luoghi strategicamente importanti; inoltre venne stanziato un grosso contingente militare in una posizione centrale e considerata favorevole per la difesa del Thema dell'isola: il Castrum Hennae. Da qui, infatti, i Bizantini erano teoricamente in grado di fare intervenire rapidamente le truppe, ove necessario. Un incastellamento diffuso su tutto il territorio fece sì che la perdita di piazzeforti rilevantissime, come Enna (nota come Urbs Inexpugnabilis per il suo grandioso Castello di Lombardia) o Siracusa, non comportò la disfatta totale ed il crollo dell'intera struttura difensiva.
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