Nessuna festa a Narni superava per fasto e durata quella che si svolgeva in onore del Santo Giovenale, Primo Vescovo della città. Nel culto locale la festa si colloca tradizionalmente al 3 maggio. Gli statuti cittadini rinnovati nel 1371, codificarono quelli che erano gli antichi riti e i ludi che si svolgevano a Narni in onore di Giovenale defensor civitatis. Sin dal primo maggio il Banditore rendeva pubblico l'evento festivo. La sera del 2, dopo compieta, si svolgeva una imponente processione: la luminaria si recava sotto Io sventolio dei gonfaloni, accompagnata dai cori religiosi e dal suono degli strumenti musicali, nella Cattedrale dove Castelli e Corporazioni venivano vocati ad effettuare la propria offerta di cera. Il 3 maggio, giorno dedicato al Santo Giovenale, dopo una solenne cerimonia religiosa in Cattedrale, la festa assumeva il proprio carattere ludico, lasciando spazio ai tradizionali giochi equestri; la corsa del Palio e la corsa all'Anello. La prima era una competizione di pura velocità che si effettuava lungo il percorso che da S. Andrea in Lagia raggiungeva il petronum nella Piazza dei Priori alla quale i milites e gli equites, potevano iscrivere un loro cavallo guidato da un giovane cavaliere. Il premio era un Palio di seta della lunghezza di circa sei metri del valore di tre libbre d'oro. La Corsa all'Anello era invece riservata ai cavalieri narnesi. II Dominus Vicarius invitava coloro che intendevano correre l'anello a schierarsi all'angolo della chiesa di S. Salvato nella Piazza dei Priori per poi scagliarsi con la proprio asta ad infilare il bersaglio del valore di 100 Soldi Cortonesi. L'ordine di partenza era stabilito secondo l'appartenenza alle Brigate militari dei Terzieri: Mezule, Fraporta, Santa Maria. L'acquisto del Palio e dell'Anello era effettuato con l'esborso di 4 Fiorini d'oro spettante alla comunità ebraica. Durante il cinquecento, si aggiunsero ai tradizionali giochi, il combattimento tra il bufalo e il toro, la lotta, la quintana, le commedie allestite dai giovani narnesi, la colazione offerta alle donne. Ricreata con successo nel 1968, la Corsa all'Anello si distingue nel panorama delle Feste Storiche nazionali ed europee come una delle manifestazioni che più di altre ha ricercato collegamenti con la propria tradizione storica, attivando le forze del volontariato per uno sviluppo turistico e culturale della città. Valorizzare le bellezze architettoniche del luogo attraverso spettacoli e manifestazioni di qualità, ricostruire luoghi e momenti della storia e della tradizione locale, coinvolgere il pubblico in un ritrovato senso della festa, approfondire e divulgare le particolarità di un periodo come il trecento, sono alcuni degli obiettivi che l'Ente Corsa all'Anello si prefigge, La festa quale ricostruzione degli eventi che si svolgevano in onore del Beato Giovenale nell'anno 1371, è caratterizzata da numerose manifestazioni durante le due settimane di festeggiamenti che culminano la seconda domenica di maggio.
La Platea Major
L’antica corsa all’anello aveva luogo nella Platea Major – oggi Piazza dei Priori ( o forse, più correttamente, Piazza Priora) dove si trovano anche i due Palazzi della politica cittadina, perfettamente contrapposti: il Palazzo dei Priori (attribuito al Gattapone) e quello del Podestà, o Comunale, le cui finestre sono invece attribuite al Sangallo. Proprio il Palazzo dei Priori nel corso del XIII° secolo prende il posto delle Chiese cittadine, antichi arenghi in cui si decideva la politica: il consiglio dei Priori (Domini sex electi) si riuniva, infatti, all’interno delle chiese di S.Salvato, S.Severino, S.Maria Impensole e nella Cattedrale. A partire dal 1275 però abbiamo testimonianza scritta della riunione dei sei Priori sotto una Loggia, un ambiente composto di due piani sovrastanti con sale ed affreschi, stemmi ( di cui in parte sono ancora visibili le tracce) ed iscrizioni. L’importanza della Platea Major è d’altronde testimoniata dalla presenza di alcune strutture ad esso affiancate: la loggia del banditore, la gogna e - soprattutto - la grande torre campanaria. La Loggia del Banditore, o dell’Arengo, è invece il luogo deputato per avvisare la popolazione circa eventi speciali o decreti di ordine pubblico, luogo da cui uno dei tre banditori cittadini si affacciano a scadenza regolare per rammentare ai cittadini le leggi più importanti presenti negli statuti. Ed infine la Gogna, elemento appena visibile, quasi scolpito dai corpi umani nella roccia, luogo deputato alle punizioni pubbliche, in un Medioevo che non lesina l’ostentazione del disprezzo popolare verso alcuni elementi della società urbana, e che vuole fortemente un luogo ove poter esporre la parte marcia della città.
Le prime edizioni della corsa all’anello moderna: 1948 - 1949
Forse non tutti sanno che prima della prima edizione moderna del 1969, ci furono ben tre edizioni differenti della stessa. Grazie alla volontà di un sacerdote, Monsignor Mario Maurizi, vicario della Diocesi di Narni, si svolsero due edizioni, negli anni 1948 e 1949 con l’intento di rispolverare - sulla base di una rilettura degli Statuti narnesi del 1371 - la vetusta usanza di correre un palio in occasione della festa del Patrono. Il sacerdote organizza questa rievocazione validamente confortato da un altro illustre concittadino, Giuseppe Collosi, che fornirà gli strumenti critici adatti alla rilettura di una pagina di storia narnese, altrimenti poco nota al pubblico. Poche testimonianze restano purtroppo di quella doppia occasione, senza seguito fino alla definitiva ripresa del 1969, se non alcune foto che ritraggono il cavaliere Lanciotto Boccali con lancia che si appresta ad infilare in anello, sullo sfondo di un campo sportivo (verosimilmente già il S.Girolamo). Questo personaggio tornerà anche nelle prime edizioni della corsa moderna, quale rappresentante dei pochissimi cavalieri narnesi, in una corsa predominata dall’inevitabile - per la poca esperienza locale - dall’ingaggio dagli “stranieri”. Interessante, quale testimonianza grafica di una delle edizioni in questione, resta una sorta di diploma artistico, opera del Prof. Castellani, che venne consegnato al vincitore della corsa del 1949, Aurelio Bernardi, cavaliere della scuderia Cipiccia. Notevole è l’immagine del cavaliere raffigurato nel dipinto, abbigliato con abiti più rinascimentali che medievali, il quale impugna una lancia a mo’ di giavellotto, nell’atto di infilzare un anello pendente da una corda. Altro curioso elemento è anche la presenza, sullo stesso diploma dipinto, di tre stemmi, la prima raffigurazione simbolica dei terzieri cittadini: al lato del cavaliere appaiono infatti tre stendardi che raffigurano il terziere di Mezule (vessillo bianco con rocca in primo piano), Fraporta (vessillo rosso con effige del Palazzo dei Priori), e S.Maria (Vessillo azzurro con la sagoma del Ponte d’Augusto in primo piano).
La prima edizione della Corsa moderna: A.D. 1969
Domenica 4 Maggio 1969 è il giorno della prima Corsa all’Anello moderna, preceduta però da altri tre giorni di festeggiamenti, tra cui la prima uscita pubblica del banditore dal palazzo comunale, il giorno Primo Maggio, debitamente a cavallo, con accompagnamento di alcuni tamburini locali, il quale legge - tra lo stupore e l’interesse degli spettatori in piazza - il primo (ed unico finora, immutato nel tempo) Bando della Corsa: le ormai famose parole “Madonne, cavalieri et lo populo tucto..” echeggiano per la prima volta in piazza. Il primo banditore a leggere il testo scritto dal giovane Piero Piersanti è Francesco Bussetti, a lungo compreso in questa parte anche negli anni a venire, poi seguito dal Prof. Umberto Corradi e da altri ancora. I giorni 2 e 3 Maggio prevedono altri appuntamenti rievocativi che, lentamente ma con decisione, iniziano a catalizzare l’attenzione dei narnesi: la sera del 2 Maggio è dedicata alla celebrazione del “Te Deum” in Cattedrale, mentre il giorno di S.Giovenale (Sabato 3 Maggio) si divide in due parti: la rituale messa con processione in onore del Patrono ed appunto la prevista inaugurazione dei locali di S.Domenico, con consegna delle onorificenze al prefetto ed al Prof. Castellani. La seconda parte della giornata prevede invece il primo corteo storico notturno, a cui partecipano i nove cavalieri e rispettive dame, armigeri e valletti, accompagnati dal curioso e catalizzante suono dei tamburi. Domenica 4 Maggio vede il clou della prima edizione della Corsa moderna, con un pranzo ufficiale presso l’albergo dell’Angelo e la partenza del corteo in direzione del campo di gara, lo stadio S.Girolamo, con l’apporto degli spettacolari sbandieratori di Ascoli Piceno. L’ingresso al campo è ad offerta libera, ogni spettatore da’ quel che può, ma i soliti problemi dei “portoghesi” di turno si affacciano subito alla ribalta: proprio Mons. Maurizi è costretto a redarguire alcuni frati presenti a S.Girolamo per aver concesso ad altri spettatori non paganti di entrare indebitamente al campo di gara, mentre il resto della popolazione paga. Ben cinque cavalieri folignati aderiscono alla prima edizione della manifestazione, e cioè: Ciancaleoni, Giusti, Formica, Cruciani, Laureti e Villa. Il buon nome dell’equitazione locale viene invece affidato ai narnesi Lanciotto Boccali (unico reduce dell’esperienza del 1948) per il terziere S.Maria, Angelo Valle per Mezule e Giulio Valli per Fraporta. La giuria al campo è presieduta dal Dott. Elvio Daniele, mentre il vice sindaco di Foligno Stefano Ponti si impegna ad informare debitamente il pubblico circa le origini, l’evoluzione e lo svolgimento della gara che, al termine della giornata, risulta ad appannaggio del terziere Mezule, tra l’entusiasmo dei primi contradaioli della parte di sopra, giustamente orgogliosi dei propri colori, e la soddisfazione di Mons. Maurizi e dell’intera organizzazione. La giornata memorabile ha termine in piazza dei Priori, dove la buona riuscita della manifestazione viene festeggiata con un generale banchetto a base di porchetta e vino, gentilmente offerti dal conte Mancinelli, atto precursore e profetico della nascita delle taverne, o meglio “Hostarie” dei tre terzieri.
Fonte: corsallanello.it
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