Luca Montecchio ha di recente pubblicato un saggio dal titolo I bacaudae. Tensioni sociali tra tardoantico e alto medioevo. Si tratta di uno studio interessantissimo su un fenomeno noto soprattutto agli specialisti della storia.
L’autore ha pubblicato in precedenza con la Graphe.it edizioni altri due saggi storici: I visigoti e la rinascita culturale del secolo VII (2006) e Gerberto d’Aurillac. Silvestro II (2011). Questo nuovo studio del professor Montecchio arriva in libreria per i tipi di Elabora edizioni letterarie e multimediali. Pubblichiamo di seguito una nostra traduzione dallo spagnolo della prefazione al libro scritta dal professor Gonzalo Bravo Castañeda dell’Univesità Complutense di Madrid.
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Al giorno d’oggi la storia non si concepisce come se non presentasse problema alcuno. Il discorso storico piano, di mera descrizione, non è più soddisfacente per i ricercatori e tantomeno per i lettori. Lo storico, oggi, cerca, analizza e interpreta i fatti, non solo basandosi su quanto le fonti dicono expressis verbis ma anche servendosi di molteplici risorse teoriche: elaborazione di nuove ipotesi, saggi di nuove forme di analisi, proposte di nuove metodologie, revisioni di vecchie teorie storiografiche, eccetera. In definitiva, oggi, lo storico dell’antichità quasi sempre deve affrontare l’arduo compito di smontare il paradigma, sradicare i luoghi comuni storiografici e formulare, se possibile, nuove teorie per la migliore comprensione e spiegazione dei fatti storici. Non tutti i problemi storici sono uguali e, pertanto, esigono una trattazione diversificata. Questo è il caso del conflitto delle bacaudae che, per vastità e intensità del dibattito storiografico degli ultimi decenni, potrebbero a ragione essere considerate una vera e propria “questione storica” dal momento che, come segnala l’autore di questo libro, alla fine, dopo numerose letture di fonti e interpretazioni, restano sempre troppi dubbi (e per fortuna, aggiungerei). Il primo dubbio si colloca nell’assumere lo sviluppo del conflitto in due tappe non consecutive (fine del secolo III e prima metà del V) con l’inspiegabile intervallo del lungo secolo IV fra le due. Inoltre, la localizzazione del conflitto solo in alcune regioni dell’Occidente tardo romano (principalmente l’Armorica in Gallia e la valle media dell’Ebro in Hispania) interroga la tesi socioeconomica di matrice marxista, teoria che interpreta le rivolte bacaudiche come risposta allo sfruttamento dei contadini (coloni e schiavi) da parte dei domini-patroni, interpretazione prevalente da vari decenni nella storiografia che vede nel conflitto bacaudico un fenomeno rivoluzionario. Ecco due problemi che ancora non sono stati risolti in maniera soddisfacente. In realtà, se definire la bacauda gallo-ispanica è già molto difficile, al di là di una valutazione generica, considerata l’imprecisa delimitazione spazio-temporale del conflitto, vederla nei suoi giusti termini è quasi un desideratum, dato che lo storico dubita spesso, a ragione, tra comprendere il passato con le sue proprie categorie o proiettarvi sopra le risorse analitiche a sua disposizione. In ogni caso, si può affermare che si tratta di un conflitto armato, di resistenza al potere romano o alla sua rappresentazione istituzionale: l’esercito, la Chiesa e le autorità locali. Si tratta di gruppi organizzati, di estrazione rurale e urbana, ma mentre le rivolte della fine del secolo III sono senza dubbio contadine, in quelle del secolo V il carattere di ribellione è ampio, vi partecipano gruppi urbani e si collocano nelle città, ragion per cui finiranno per aggregarvisi gran parte degli strati intermedi della popolazione, sostenuti alla fine da alcuni gruppi barbari. Ma, come ben è dimostrato in questo studio, il problema è più complesso, per vari motivi. In primo luogo, perché le fonti disponibili sulla bacauda non sono così esplicite come vorremmo, dal momento che si muovono tra vana retorica (panegirici, Salviano di Marsiglia), mera costatazione della cronaca (Idazio, Chronica Gallica) tanto che sarebbe auspicabile uno studio minuzioso della terminologia usata caso per caso. In secondo luogo, perché gli atti devono essere contestualizzati in maniera adeguata, visto che risulta ovvio che la situazione sociale e politica della fine del III secolo non può essere la stessa di quella degli inizi o di metà del V secolo, e non si può neppure lontanamente paragonare, soprattutto perché il sistema fiscale e la presenza barbara non sembra possano considerarsi elementi comuni di analisi in entrambi i contesti. Infine, terzo motivo, perché i tentativi di minimizzare l’importanza del conflitto bacaudico, sia per la sua scarsa importanza sociale, sia per il suo mero carattere locale, cozzano con la testimonianza di fonti diverse (Salviano vs Idazio, per esempio), che però coincidono, senza dubbio, nell’affermare il generale scontento nelle province galliche o ispaniche di questo periodo. A queste domande – e a molte altre – risponde l’apparato documentale e storiografico del professor Montecchio che analizza il fenomeno bacaudico a partire da nuove letture dei testi (latini o greci, riportati in extenso in nota), senza apriorismi teorici e senza fare alcuna concessione a inutili apologie, ma con il massimo rigore e una meticolosa analisi critica, poco frequente in questa problematica. Probabilmente, la domanda di S. Mazzarino (Si può parlare di rivoluzione sociale alla fine del mondo antico?) avrebbe oggi una risposta negativa, ma è anche certo che, secondo me, difficilmente potrebbe comprendersi il fenomeno bacaudico nella sua giusta dimensione storica, se non si include nell’analisi di un contesto rivoluzionario (che non necessariamente comporta una rivoluzione concreta, storica) che dev’essere adeguatamente definito, analizzato e valutato dalla storiografia.
Il libro che il lettore ha in mano già fa parte di tale storiografia, o, per meglio dire, della buona storiografia, quella che, senza segno espresso né distacco obbligato, è senza dubbio rigorosa e arricchente per tutti e, forse senza pretenderlo, presto si converte come punto di riferimento per ricerche presenti e future. È qualcosa che solo pochi storici hanno il privilegio di conseguire.
Luca Montecchio
I bacaudae. Tensioni sociali tra tardoantico e alto medioevo
Elabora, 2012
ISBN 978-88-95485-13-3
pp. 308, euro 30,00
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