Dato che servivano uomini non si era così pignoli con chi chiedeva di poter entrare tanto che addirittura venivano permesse entrate temporanee pretendo comunque una condotta sempre irreprensibile. Le modalità di ingresso nell'Ordine varia in molti documenti e proprio questo particolare momento è stato utilizzato durante il processo al Tempio. Il regolamento era rivolto a tutti quei cavalieri che erano pentiti della vita condotta fino ad allora e voleva dedicarsi a Dio tanto da reclutare anche cavalieri scomunicati prima assolti poi. Solamente all'inizio del secolo XIII i criteri di ingresso si fecero più duri e un cavaliere doveva anche essere il figlio legittimo di un cavaliere. Il regolamento proibiva tassativamente di accettare bambini, solamente chi avesse diciotto anni poteva indossare il mantello bianco eccetto alcune regioni della Francia in cui il limite minimo era di quattordici anni. Appena entrato, il novizio era in prova e il suo periodo di prova dipendeva dall'onestà della sua vita prima dell'ingresso nell'Ordine. La domanda di ammissione era sempre vagliata dal Consiglio tranne nel caso in cui il Maestro incontrasse un moribondo il cui ultimo desiderio era entrare nell'ordine. Una testimonianza significativa ci viene da Gerardo di Caux che durante il processo del 1311 testimoniò il suo suo ingresso nell'ordine avvenuto nel 1298: dopo la Messa mattutina, il maestro provinciale lo condusse con altri due candidati in una piccola stanza i quali chiesero:
«Desiderate entrare nella comunità dell'Ordine dei Templari e volete prenderparte alla sua opera laica e spirituale?»
Alla risposta positiva di Gerardo uno dei due fratelli continuò:
«Voi aspirate alla grandiosità. Del nostro Ordine vedete solo lo splendore
esterno, voi vedete quanto bene mangiamo e beviamo, voi vedete i nostri begli
abiti e credete che vi aspetti una vita confortevole insieme a noi. Questo
perché non conoscete le regole severe che valgono per l'Ordine. È un grande
passo quello che progettate: voi, che siete stati i padroni di voi stessi,
diventate i servitori di un altro, poiché solo raramente potrete fare ciò che
desiderate. Desiderate dimorare in Occidente e vi si manda in Terrasanta,
volete andare ad Akkon e vi si spedisce a Tripoli (... ). Se volete dormire, noi
ordiniamo di vegliare, e qualche volta se volete rimanere svegli, vi mandiamo
nel vostro letto, perché possiate riposare»
I candidati dovevano essere pronti a sopportare ogni sacrificio. Il fratello, poi, controllava le credenziali del novizio, il suo “status”, le sue eventuali ricchezze e soprattutto le sue eventuali scomuniche o le appartenenze ad un altro ordine. Successivamente gli aspiranti cavalieri erano portati al cospetto del Maestro e, inginocchiandosi, dovevano pronunciare la seguente formula
«Signore, siamo venuti davanti a Voi e ai Fratelli, che sono con Voi, perchiedere la nostra ammissione nella comunità dell'Ordine»
E, dopo aver avuto le risposte già date, dovevano prestare giuramento:
«Voi dovete giurare a Dio e alla Vergine Maria che ubbidirete sempre al Maestro del Tempio, che rispetterete la castità e gli usi e costumi dell'Ordine, che sarete nullatenenti e avrete solo ciò che vi darà il vostro superiore, che farete tutto il possibile per preservare ciò che è stato conquistato nel regno di Gerusalemme, che non vi troverete mai dove si uccide illegalmente un cristiano, lo si rapini e lo si depredi dell'eredità. Se vi vengono affidati beni del Tempio, giurate di vegliare attentamente su di essi. Promettete inoltre che mai e in nessuna circostanza abbandonerete l'Ordine senza la benedizione dei vostri superiori»
Alla fine del giuramento, il Maestro annunciò:
«Noi accettiamo voi, i vostri padri, le vostre madri, due o tre amici di cuidesiderate la partecipazione all'opera spirituale dell'Ordine, fino alla fine deivostri giorni».
Il Maestro fece rialzare i tre nuovi fratelli baciandoli sulla bocca, atto che simboleggiava l'ingresso nella comunità, per poi portarli in camera caritatis per enunciare le principali regole del Tempio e delle pene in caso di violazione delle norme. Il giuramento doveva avvenire su un vangelo anche se Gerardo afferma di aver giurato su “un certo libro” affermazione che emerse come accusa al processo e questo piccolo appunto fa
calare una ombra su una cerimonia che fino ad allora è assolutamente tranquilla. Nella dichiarazione di Gerardo di Caux appare sorprendente qualcosa di ben diverso: come già menzionato, il regolamento stabilisce espressamente che il Gran Maestro non avrebbe potuto nominare nuovi Fratelli senza il Consiglio. Gerardo però fece il suo giuramento solo davanti al Maestro e ad alcuni testimoni e non davanti al Consiglio riunito, in chiara trasgressione alle regole.
-->
0 commenti:
Posta un commento