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venerdì 21 ottobre 2011

CINTURA DI CASTITA'

La cintura di castità è un mezzo di contenzione fisica, mediante il quale è possibile impedire a un soggetto, consenziente o meno, di avere rapporti sessuali mediante la penetrazione. La cintura di castità può essere applicata sia a uomini che donne, ma nella tradizione il suo uso è legato strettamente al sesso femminile. Nell'aneddottica tradizionale si fa risalire l'uso della cintura di castità al tempo delle crociate, collegandola alla necessità, per i cavalieri che partivano per il Santo Sepolcro, di assicurarsi della fedeltà delle proprie consorti, evitando i rischi connessi a un così prolungato distacco. In realtà, una ricostruzione storica più attenta porta a concludere che i primi usi della cintura di castità risalgano, in Italia, al XIV o XV secolo, in particolare negli ambienti dell'alta nobiltà. Il primo documento in cui compare la cintura di castità, è datato 1405 e conservato nella biblioteca di Gottinga (la cintura è qui nominata come "congegno fiorentino").
Indossarono la cintura di castità, fra le altre, Caterina de' Medici, Anna d'Austria, la moglie di Francesco II di Carrara (il quale fu addirittura accusato di esserne l'inventore, in uno scritto del 1750 di Freydier de Nimes). Recentemente, tuttavia, l'esistenza e l'utilizzo della cintura di castità nel medioevo è stata contestata. Sono esistiti svariati tipi di cintura di castità ma l'aspetto prevalente, essenzialmente, si compone di una banda in vita ed una fascia pubica (che copre completamente i genitali, in modo da renderli inaccessibili), bloccate insieme. Il materiale utilizzato nelle cinture classiche è solitamente metallico, con un rivestimento, soprattutto interno, di velluto o pelle; le cinture moderne, attualmente in commercio, sono realizzate perlopiù su misura, in acciaio inossidabile rivestito internamente in neoprene o gomma, che assicura una migliore igiene. L'igiene è infatti uno degli aspetti maggiormente problematici per chi adopera la cintura di castità nonostante essa preveda, in ogni caso, la presenza di due piccole aperture, una anteriore e una posteriore, per l'espletazione dei bisogni fisiologici.
Naturalmente, per impedire la rimozione della cintura, essa è predisposta per l'applicazione di uno o più lucchetti. Tradizionalmente l'uso della cintura di castità è correlato all'esigenza maschile di assicurarsi la fedeltà della propria donna, in particolare laddove questa fedeltà sia messa a repentaglio dalla particolare avvenenza o disponibilità sessuale della donna. A questo uso tradizionale, fortemente connotato di maschilismo e probabilmente semi-leggendario, , si correla invece l'esigenza di garantire la sicurezza delle donne, in particolare nobili o comunque aristocratiche, dalla possibilità di essere esposte a stupri o violenze che avrebbero potuto portare, come conseguenza, una filiazione illegittima. Questa esigenza, sia pure in un'epoca diversa, quella moderna, segnata dalla liberazione sessuale e dalla facilità di accesso alla contraccezione, è stata fra i motivi di una ripresa di interesse per l'uso della cintura di castità, la quale riveste, per alcune donne, il ruolo di difesa estrema dal pericolo di aggressioni e stupri, molto sentito dal sesso femminile in particolare nelle metropoli occidentali più esposte alla violenza e alla microcriminalità. Non è noto tuttavia il numero di donne che effettivamente utilizza la cintura di castità con questo scopo (si può immaginarlo, tuttavia, molto ridotto, anche a causa dell'alto costo commerciale della cintura stessa). Altre motivazioni per l'uso della cintura di castità si riscontrano, in particolare negli ambienti più puritani, fra coloro che ritengono importante il mantenimento della verginità fino al momento del matrimonio. In questo caso la cintura di castità assume il ruolo (auto) dissuasivo, rispetto alla tentazione di un eventuale rapporto pre-matrimoniale: quasi una prova d'amore, fra due fidanzati impegnati nel rinviare il loro primo incontro sessuale. La motivazione però più diffusa (ed estesa, peraltro, anche ai maschi), probabilmente, per l'uso della cintura, riguarda la comunità BDSM, nella quale l'uso di questo strumento fa parte di quel tipo di dominazione-sottomissione che prevede, da parte dello slave (lo schiavo), la disponibilità a lasciare al partner dominante le decisioni riguardo alla propria sessualità. In questo caso, è il partner dominante, di solito, a detenere la chiave e quindi a regolare l'uso e la rimozione della cintura, con l'obiettivo, oltre che di indurre l'impossibilità di avere rapporti sessuali, anche di ottenere una maggiore umiliazione e repressione sessuale del soggetto sottomesso, impedendone anche la masturbazione e, nel caso dei maschi, rendendone dolorosa la stessa erezione. In questo tipo di relazioni il cosiddetto "dono della chiave", che lo slave fa nei confronti del dominante, assume un valore molto significativo, come testimonianza effettiva dell'importanza della relazione e della fiducia che il sottomesso ha, nei confronti di chi assume il controllo sulla sua sessualità. Va infine detto che in alcuni casi questo tipo di disciplina sessuale è applicato a se stesso, direttamente, senza intervento di estranei, da soggetti praticanti il masochismo sessuale.

Fonte: Wikipedia


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